Eleganza e bellezza, ne siamo consapevoli, non sono elementi che contribuiscono a determinare il livello di efficienza di un veicolo. Nel caso del test in città al quale abbiamo sottoposto il Volkswagen ID. Buzz Cargo, il nuovo van elettrico della Casa di Wolfsburg, è tuttavia impossibile non partire proprio da qui nell’analisi della prova. Appunto, dall’elegenza e dalla bellezza di cui è abbondantemente dotato il modello hi-tech erede di quell’autentica leggenda Bulli, che nella storia del marchio di Wolfsburg (e non solo) ci è entrato dalla porta principale. Su Vado e Torno di aprile trovate l’articolo completo di grafici, indice di sostenibilità, tabelle e tante immagini.

Volkswagen ID. Buzz, il design al servizio della funzionalità

Giù il cappello davanti a questo van dalle forme attraenti e morbide che esprimono robustezza e solidità ma al tempo stesso trasmettono leggerezza. Un van, il Volkswagen ID. Buzz, nel quale il design della carrozzeria è visivamente suddiviso tra un livello inferiore e uno superiore (opportunamente e intelligentemente sottolineato dalla diversa colorazione delle due zone) che si combinano in un tutt’uno di grande armonia e attrattività, e dove l’espressività dell’insieme si traduce in un’aerodinamica estremamente curata che trova sintesi nel Cx di 0,29 (che scende addirittura a 0,28 sulla versione passeggeri).

volkswagen id. buzz

E poi la cura del dettaglio, evidente in ogni particolare del van tedesco della Casa di Wolfsburg (che lo costruisce nel sito di Hannover). Uno su tutti, la forma e il design dei gruppi ottici (full Led di serie): piccoli capolavori che vanno a inserirsi in un ensemble davvero superlativo.

Il richiamo evidente al mito del passato

Naturalmente nel Volkswagen ID.Buzz non poteva certo mancare il richiamo stilistico al suo leggendario capostipite, cioè al Bulli. Lo ricorda, ad esempio, il design e la linea del frontale, altro riuscitissimo esercizio di stile, dominato dal cofano dalla forma a ‘V’ al centro del quale, così come sul retro del veicolo, spicca la ‘W’ del logo Volkswagen, in questo caso di dimensioni maggiorate rispetto a quella in dotazione agli altri modelli del marchio.

volkswagen id. buzz

A spiccare, più dei 4.712 mm di lunghezza e i 2.989 mm del passo, sono gli sbalzi molto corti (820 mm soltanto all’anteriore, 903 mm al posteriore) che, unitamente al diametro di sterzata di 11.090 mm, conferiscono all’erede del Bulli, anche considerando la tara di 2.352 chili, una sorprendente maneggevolezza e agilità, particolarmente apprezzabili nell’impiego in città, laddove gli spazi di manovra risultano spesso sacrificati.

Tra passato e futuro

L’occhio rivolto al passato e lo sguardo proiettato al futuro, non fanno tuttavia dimenticare al Volkswagen ID. Buzz la sua mission. Che svolge offrendo un vano di carico da 3,9 m3 (e 648 chili di portata), al quale si accede dal doppio battente posteriore (soglia di carico a 623 mm) e lateralmente dall’ampia porta scorrevole (756 mm di larghezza e 1.092 mm di altezza).

volkswagen id. buzz

Il cuore del van è una batteria agli ioni di litio a 12 moduli da 77 kWh sistemata nel pianale, che invia energia al motore elettrico, integrato nell’asse posteriore, che ‘spara’ ben 204 cavalli. Numeri che garantiscono una godibilità di guida impareggiabile, che fa il paio con l’autonomia di marcia da vero maratoneta (Vw dichiara fino a 425 chilometri, ciclo Wltp). E non è un miraggio. Con l’ID.Buzz caricato a due terzi della portata utile, abbiamo infatti percorso i 173 chilometri della prova spendendo 27,31 kWh, chiudendo il test con ancora il 65 per cento di energia nella batteria. Come dire che avremmo potuto raddoppiare la distanza senza troppo avvicinarsi alla ‘riserva’ del 20 per cento.

Il giudizio di Vado e Torno

Il classico ‘pollice su’ qui varrebbe per il veicolo nel suo insieme. Detto questo, non c’è dubbio che l’elemento emergente e distintivo dell’ID. Buzz, ovvero la sua forma, è certo quello che colpisce e attrae maggiormente. Bene anche l’autonomia, ID. Buzz fa quel che dice. E per la prima volta non c’è l’ansia di non farcela a tornare a casa. Il sistema di apertura/chiusura senza chiave ‘ad avvicinamento’ è di estrema comodità.

Un tocco di colore in più nell’abitacolo ce lo saremmo aspettato. Anche con il rivestimento dei sedili si poteva fare di più. Le borse sospese su guide nel vano di carico sono molto design e generazione Alpha ma poco pratiche. Il vano sottopianale per riporre i cavi di ricarica è una buona idea ma si deve trafficare un po’ soprattutto per riporli. A quando le colonnine con cavo incorporato a scomparsa?

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