Avevamo lasciato Pierre Sirolli alla guida di Renault Trucks Italia, esperienza che ha segnato circa un quadriennio della sua carriera. Adesso, Sirolli è a capo della divisione Services and Solutions di Flexis, la parte forse più innovativa del progetto. Lo abbiamo incontrato a Parigi, in occasione del lancio ufficiale dei nuovi van elettrici sviluppati dalla joint venture condivisa da Renault, Volvo e CMA-CGM. «In Flexis vogliamo creare il futuro dell’ultimo miglio», racconta. «Dal punto di vista strettamente personale, è molto stimolante mettere a disposizione le competenze che ho costruito nel corso della carriera per creare un Marchio davvero da zero».

L’Italia è nel mirino di Flexis

Sirolli è ancora molto legato all’Italia e parla un italiano ottimo. «Saluto clienti, dipendenti e concessionari di un’azienda, Renault Trucks, che mi ha dato tanto». E l’Italia è nel mirino di Flexis. «In Italia ci sono più zone a traffico limitato che in qualsiasi Paese europeo ma la penetrazione dei van elettrici rimane bassa, sotto il 2 per cento. Sta poi emergendo da parte di diverse aziende, non soltanto di trasporto, la necessità di dimostrare concretamente il loro impegno sulla sostenibilità anche con l’uso di veicoli green. Sono certo che di fronte a tutto questo la quota di furgoni elettrici in Italia aumenterà presto».

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Oltre a poter rispondere già alle richieste dei clienti italiani, entro il terzo trimestre del 2025 verranno aperti gli ordini, promette Sirolli, che conferma il triplo canale distributivo. «C’è un canale diretto gestito da Flexis; uno indiretto attraverso la rete Renault che venderà i veicoli Flexis brandizzati Renault. Il terzo canale sarà gestito da Renault Trucks, come avviene già oggi per il Trafic e il Master«.

Ne sentiremo parlare molto nei prossimi anni: cosa è esattamente un software-defined vehicle? E perché può rivoluzionare il trasporto commerciale leggero?

«Il software gioca un ruolo centrale nel veicolo. I veicoli definiti dal software permettono di fare aggiornamenti, upgrade e integrazione in modo molto più semplice. Possiamo dire che il software costituisce una specie di strato neutro che permette di programmare le funzionalità senza toccare la parte fisica del veicolo».

Un po’ come se fosse uno smartphone…

«Effettivamente, è come avere la possibilità di installare app sempre nuove su un telefono, a prescindere dal suo hardware. La separazione tra logica operativa e hardware permette di fare aggiornamenti over-the-air, quindi da remoto in modo molto semplice e rapida. Inoltre, un veicolo definito dal software ha un’architettura centralizzata: non ci sono molteplici centraline, potendo così gestire meglio la parte software. Quindi, è più semplice personalizzare le funzionalità del veicolo da parte degli autisti, ma anche dei responsabili delle flotte. Questo influisce positivamente sulla sicurezza e sull’affidabilità del sistema elettronico. Infine, c’è un’integrazione diretta con il cloud, potendo così replicare il veicolo in virtuale, nel cloud, ottenendo in tempo reale dati e migliorando l’integrazione con altri software».

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La formula pay-per-use (ancora da definire nei dettagli)

In cosa consisterà la formula pay-per-use che avete immaginato per i clienti?

«La nostra idea sul pay-per-use è questa: noi immaginiamo una rata unica per il cliente, che includa il costo del veicolo e dei servizi collegati. Se poi il cliente intende acquistare un nuovo servizio lo può fare in qualsiasi momento, adeguando di conseguenza la rata mensile. Inoltre, vorremmo poter adeguare la rata proprio sulla base dei chilometri effettivamente percorsi dal cliente, introducendo quella flessibilità che, a nostro avviso, finora manca sul mercato. Siamo ancora in una fase iniziale del nostro percorso e i dettagli non sono stati definiti, ma questo è il principio che vorremmo seguire».

Parlando di servizi, quali sono le esigenze delle aziende di logistica con cui vi state confrontando?

«Abbiamo avviato un vero e proprio processo di co-creazione con i clienti, lavorando a stretto contatto con loro per capire di cosa hanno bisogno e creare un’offerta il più possibile customizzata. Le aziende ci chiedono innanzitutto di avere a disposizione veicoli che funzionino: disponibilità di ricambi, proattività nella manutenzione e così via. Useremo quello che facciamo già nel mondo dei veicoli pesanti applicato ai veicoli commerciali leggeri. Mi riferisco, per essere chiari, alla manutenzione preventiva e predittiva sui veicoli».

E poi c’è l’aspetto della ricarica, immaginiamo…

«Esattamente. I clienti più grossi, che dispongono di depositi importanti, possono installare un’infrastruttura adeguata per caricare i veicoli. In questo senso, vediamo che i clienti sono ancora spesso disorientati sulle caratteristiche che devono avere le colonnine o su servizi come smart charging, e così via. Noi li supporteremo in questo senso con specialisti dedicati».

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Per quanto riguarda l’efficienza delle consegne, invece?

«Interverremo in diversi modi. Innanzitutto, sul supporto all’autista in termini soprattutto di coaching su eco-drive e sicurezza. Poi c’è la parte di routing e gestione delle flotte, con la possibilità di avere tutti i sistemi di navigazione e gli indirizzi direttamente sullo schermo del veicolo e non più sul telefono dell’autista. Infine, l’area che ospita la merce all’interno del veicolo: stiamo valutando sistemi che ci consentano di essere ancora più efficienti nel carico e nella gestione della merce da consegnare. Lo faremo attraverso sistemi automatici per il riconoscimento dei pacchi, per esempio. I clienti ci chiedono di poter guadagnare anche pochi secondi per ogni consegna, in modo da massimizzare l’efficienza».

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