A dicembre era stata per prima Conftrasporto-Confcommercio a richiedere la priorità vaccinale anche per i lavoratori del settore dei trasporti: dai camionisti agli addetti della logistica, dai marittimi agli autisti di autobus, la lista è davvero lunga. A tornare sulla delicatissima questione, con la campagna vaccinale iniziata il 27 dicembre con l’arrivo delle prime dosi di vaccino da Pfizer-BioNTech e ormai sulla soglia delle 700mila somministrazioni, sono state le sigle sindacali. Nella missiva inviata da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti alle istituzioni, le sigle hanno sottolineato la necessità di inserire i lavoratori del settore già all’interno della prima fase di vaccinazioni previste dal piano e non a partire dalla seconda, come invece aveva richiesto Conftrasporto.

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Vaccino Covid-19, le sigle sindacali dei trasporti scendono in campo

Nella lettera inviata ai Ministri della Salute e dei Trasporti, al Presidente della Conferenza delle Regioni e al Presidente dell’Associazione nazionale Comuni italiani, le sigle sindacali hanno voluto ribadire la strategicità che i lavoratori del settore dei trasporti ricoprono all’interno della compagine economica nazionale.

Lavoratori che, come si evince dalle indicazioni contenute nel Piano strategico per la vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19 stilato dal Ministero della Salute, non sono stati inseriti nella prima turnata di vaccinazioni, dedicata invece ad altre categorie ritenute prioritarie, come operatori sanitari e sociosanitari, i residenti e il personale dei presidi residenziali per anziani, le persone di età avanzata.

Lavoratori dei trasporti esclusi dalla prima fase di vaccinazione. Ma sono strategici per il Paese

Nel documento in questione, come sottolineano Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, «segue poi un elenco che include categorie come insegnanti e personale scolastico, forze dell’ordine, personale delle carceri e luoghi di comunità eccetera ma non le lavoratrici e i lavoratori dei trasporti, i quali in questi mesi di grande crisi sanitaria e di periodi di chiusura, hanno continuato a fornire la loro opera (e continueranno a fornirla) esponendosi al rischio di contagio, talvolta anche con scarsi quando non adeguati dispositivi di protezione individuale, per garantire gli approvvigionamenti e la mobilità delle persone».

«Occorre tenere conto – proseguono le sigle –  dei contesti in cui operano le lavoratrici e i lavoratori dei trasporti, della loro strategicità per l’erogazione di una significativa parte dei servizi essenziali per il Paese, dell’elevato numero di persone con cui nello svolgimento delle loro attività vengono a contatto, al fine di garantire la continuità e la sicurezza dei sistemi di trasporto».

Rete Ferroviaria Italiana, per la somministrazione del vaccino può essere utilizzata la sua struttura

Oltre alla richiesta di inserire gli addetti del settore all’interno della prima fase di somministrazione del vaccino, viste le difficoltà operative a cui l’operazione sta andando incontro, hanno anche portato sul tavolo «la possibilità di autorizzare, e conseguentemente utilizzare, la struttura sanitaria di Rete Ferroviaria Italiana che è articolata, con i propri operatori sanitari e sociosanitari, su tutto il territorio nazionale e che dispone di tutte le condizioni per supportare il servizio sanitario nazionale in un momento così delicato per la popolazione italiana».

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