Lo scorso 13 marzo, l’associazione nazionale Trasportounito aveva annunciato una riunione, prevista per il 16 marzo, in cui si sarebbe deciso se procedere con forme di protesta clamorose. In altre parole, se indire uno sciopero, oppure no. La scorsa domenica l’incontro c’è effettivamente stato, ad Anagni, in provincia di Frosinone, e al termine della stessa è stato proclamato un fermo dell’autotrasporto che avrà una durata di 5 giorni e scatterà il prossimo 31 marzo.

Il fermo deciso dall’assemblea di Trasportounito

Dunque, stop alle attività che coinvolgono gli associati fino al 4 aprile, con ripercussioni ovvie per il comparto e non solo. Trasportounito, che non è in alcun modo affiliata a FIAP, come quest’ultima ha più volte rimarcato negli ultimi anni, è un’associazione indipendente che ha l’ambizione di dare voce agli autotrasportatori al di fuori, per così dire, dai circuiti più istituzionali e canonici. È stata proprio Trasportounito, il mese scorso, a promuovere la manifestazione dei cosiddetti tir lumaca che hanno attraversato le strade di Roma fino al ministero delle Infrastrutture.

Ma quali sono le ragioni che hanno portato al fermo? Sono diverse, ed evidentemente non sono state affrontate come l’associazione si aspettava nel corso dell’ultimo confronto con il governo, lo scorso 11 marzo, come ha spiegato in una nota il segretario generale di Trasportounito, Maurizio Longo. L’associazione chiede innanzitutto un adeguamento del quadro normativo che regola il settore e la lotta a fenomeni di concorrenza sleale che “hanno ridotto i margini di profitto di molte imprese italiane”. Si chiede anche al governo di arginare la concorrenza – sleale – proveniente dall’estero.

Trasportounito Maurizio Longo
Maurizio Longo

Dai costi alle regole, fino al nuovo codice della strada

E poi c’è la questione dei costi, con l’aumento dei costi operativi (vedi alla voce carburanti o assicurazioni) che riduce ulteriormente i margini di guadagno quando non può essere riversata sul committente. Quindi, guardando un po’ più in là nel tempo, ma nemmeno tanto, si chiede al governo di far qualcosa per affrontare la questione della carenza degli autisti, che inizia, secondo Trasportounito, a manifestare i suoi effetti anche sul mercato italiano. Come agire, quindi? Cambiando le regole, per esempio, per ottenere la CQC oppure promuovendo percorsi di formazione diversi da quelli attualmente in uso.

Quindi, c’è la ‘spina’ del Codice della strada, modificato di recente per volere della maggioranza di governo e ritenuto da Trasportounito (e non solo) troppo punitivo nei confronti di chi guida per professione. Si chiedono, insomma, specifiche tutele per gli autisti e una distinzione netta dagli automobilisti privati. Vedremo se la protesta farà drizzare le antenne al governo, finora abbastanza fermo alla promozione di tavoli di confronto riservati a una parte delle associazioni di categoria.

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