Toll Collect

A sentire i soliti ‘bene informati’ il rinnovo nell’agosto 2018 del contratto a Toll Collect, società che gestisce il sistema di pedaggio chilometrico per i camion in Germania (la cosiddetta Maut), era cosa fatta e conclusa. Certo, i rischi della gara d’appalto europea c’erano tutti, ma chi avrebbe mai pensato di pestare i piedi a un consorzio i cui soci di maggioranza sono Mercedes e Deutsche Telekom?

Ma i primi scricchiolii si sono avvertiti quando 230 agenti e una ventina di magistrati, lo scorso maggio, hanno perquisito a fondo più sedi di Mercedes a Stoccarda e in giro per la Germania. «Controlli nell’ ambito della questione dieselgate», hanno dichiarato dai piani alti del grattacielo con la Stella.

Due inchieste sgretolano la ‘sacralità’ di Mercedes

A fine luglio sono però arrivate due tegole: non solo per Mercedes l’accusa di avere manipolato il software dei motori Om 642 e Om 651 prodotti in milioni di pezzi per ‘aggiustare’ i risultati dei test sulle emissioni. Ma, soprattutto, una seconda inchiesta, portata avanti sotto traccia dalla procura di Berlino, in base alla quale alcuni top manager di Toll Collect avrebbero deliberatamente manipolato i computer per la messa in opera del sistema di esazione del pedaggio, ‘sfilando’ dalle tasche dello Stato tedesco non meno di tre milioni di euro (ma c’è chi parla di una decina).

Non è quindi un caso se, in attesa di saperne di più su entrambe le inchieste, alle ‘pre-qualificazioni’ per la gara del 2018 si sono già presentati altri quattro concorrenti: gli italiani di Autostrade (peraltro scottati dall’Ecotaxe francese), i francesi di Vinci Autoroutes e gli spagnoli di Abertis. Top secret il quarto contendente, sebbene ci sia chi garantisce che parli cinese.

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