TIR RUSSI IN RIVOLTA CONTRO IL SISTEMA ELETTRONICO PLATON
Prima la protesta nel Daghestan, sugli Urali e a San Pietroburgo nel quartiere di Smolny, storico quartier generale di Lenin nell’ottobre del 1917 e residenza del governatore. Poi il tir lumaca sulla tangenziale di Mosca, che ha provocato decine di chilometri di code e l’invio addirittura delle truppe antisommossa. Gli autotrasportatori russi sono in rivolta […]
Prima la protesta nel Daghestan, sugli Urali e a San Pietroburgo nel quartiere di Smolny, storico quartier generale di Lenin nell’ottobre del 1917 e residenza del governatore. Poi il tir lumaca sulla tangenziale di Mosca, che ha provocato decine di chilometri di code e l’invio addirittura delle truppe antisommossa.
Gli autotrasportatori russi sono in rivolta contro l’introduzione, dal 15 novembre, del sistema elettronico di pedaggi Platon per i mezzi sopra le 12 tonnellate. Costo iniziale di 1,53 rubli (circa 25 centesimi di euro) al chilometro, tariffa che dovrebbe raddoppiare e perfino triplicare l’anno prossimo.
E visto che un padroncino russo fattura circa 450 mila rubli l’anno (poco più di 7 mila euro) ben 300 mila (4.700 euro) se ne andrebbero in pedaggi. Lasciando solo 150 mila per la sopravvivenza.
Se non bastasse, Platon si sta rilevando inefficiente e inaffidabile. Si deve inserire l’itinerario sul sito e pagare in anticipo, per poi essere monitorato elettronicamente lungo la strada. Ma a quanto pare il sistema sbaglia di grosso: per esempio la distanza tra Mosca e Tiumen (circa 2.500 chilometri) secondo Platon è invece di 11.700.
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