Dalla transizione la spinta a ripensare la mobilità. Il racconto delle due tappe del Sustainable Tour a Transpotec
Sono stati due gli appuntamenti con il Sustainable Tour a Transpotec. Sul piatto le sfide, e le spine della transizione energetica: dal ripensamento degli spazi e della mobilità nelle moderne città fino alle modalità e ai parametri che stanno indirizzando la transizione nell’autotrasporto. Tanti i temi discussi dai relatori.
Nel contesto di Transpotec-Logitec, la principale rassegna fieristica sul trasporto e sulla logistica in Italia, evenT ha organizzato ben due tappe del Sustainable Tour 2024. La prima si è svolta mercoledì 8 maggio, giorno di apertura della fiera, con focus sulla mobilità urbana e un titolo significativo come ‘Ultimo miglio. Nel labirinto delle 100 città’. La seconda è andata in scena il giorno successivo, giovedì 9 maggio, con un titolo altrettanto esplicativo, ‘Transizione energetica: obiettivo giusto, approccio sbagliato’.
Due momenti di riflessione sull’evoluzione del trasporto merci e della logistica in Italia in un momento di grande cambiamento. A condurre l’evento il direttore di Trasportare Oggi in Europa, Luca Barassi, con il direttore di Vado e Torno, Maurizio Cervetto. Il professor Paolo Volta, coordinatore didattico di evenT e Logistico dell’anno 2019, ha alimentato il dibattito con i suoi spunti di riflessione.
‘Ultimo miglio. Nel labirinto delle 100 città’
Nel corso del tempo, le città sono cambiate moltissimo. La crescita impetuosa dell’e-commerce impone un ulteriore cambiamento, con un ripensamento importante degli spazi, che devono essere ben divisi tra tutti i soggetti e le attività che si svolgono in città. E la logistica non deve essere sempre penalizzata: questo il pensiero di Massimo Marciani, presidente del Freight Leader Council, convinto anche delle potenzialità del sistema Italia. “Noi abbiamo un patrimonio urbano e urbanistico particolare. Dobbiamo tornare a interessarci dello spazio delle città, del modo in cui viene gestito e organizzato”, ha detto nella sua relazione introduttiva. Presente al dibattito anche Stefano Riazzola, a capo della Direzione Mobilità del Comune di Milano. “Il tema dello spazio è fondamentale, e talvolta siamo chiamati in causa per stabilire quale degli utenti della strada deve essere privilegiato nelle scelte che facciamo. Sentiamo l’esigenza di lavorare dal punto di vista normativo: stiamo anche provando a creare degli spazi da condividere nei casi in cui il codice lo consente”.
Centrale, naturalmente, è il ruolo dei veicoli, e delle tecnologie di trazione che utilizzano. Qui entrano in gioco i concetti di sostenibilità e sicurezza, al centro dei pensieri di Francesco Turati, future mobility and product manager di Man Truck&Bus Italia (“La sicurezza deve essere un’esigenza primaria anche in ambito cittadino, dunque non soltanto per i veicoli pesanti”), ma anche di Elena Rebesco, responsabile sviluppo e assistenza tecnica Fuel di Enilive, che ha insistito sulla necessità di esplorare più strade. La strategia di Enilive, infatti, abbraccia lo sviluppo della mobilità elettrica, le sperimentazioni sull’idrogeno e la produzione e distribuzione di HVO, “un drop-in fuel oggi distribuito su tutto il territorio dalla nostra rete”. Presente anche la voce dell’autotrasporto, con il presidente della rete di imprese Green Planet Logistics, Claudio Fraconti.
‘Transizione energetica: obiettivo giusto, approccio sbagliato’
La transizione energetica, oggi più concreta e attuale che mai, presenta chiaramente le sue criticità. Se, dunque, l’obiettivo di fondo è ineludibile e perfino indiscutibile, c’è da ripensare alle modalità con cui perseguirla. Più che su scala nazionale, su scala continentale, quanto meno. Senza dimenticare che l’autotrasporto è un sistema basato sul ritorno degli investimenti da parte delle aziende coinvolte. “Ci troviamo davanti a clienti disposti a contribuire alla decarbonizzazione, ma sono disorientati di fronte a una soluzione unica, la mobilità elettrica, che oggi non convince per tutte le applicazioni”, ha detto Giorgio Berettini, chief sales officer di LC3 Trasporti, azienda di trasporti umbra all’avanguardia nell’approccio alle trazioni alternative. “Noi crediamo in un approccio multi tecnologico: l’elettrico è già oggi una realtà per alcune applicazioni, soprattutto quelle urbane e che possono presupporre una ricarica notturna in deposito, mentre altre sono più problematiche”, ha aggiunto il direttore generale mercato Italia di IVECO, Massimiliano Perri, convinto che si debba considerare come un vettore viene prodotto, e l’energia elettrica è in larga parte ancora prodotta con petrolio e carbone (senza considerare il nucleare), per misurarne la portata in termini di sostenibilità.
Sul tavolo del dibattito anche lo scenario immaginato dall’Unione Europea, con una roadmap già parecchio definita in temini di percentuale di riduzione delle emissioni che presuppone anche sanzioni a carico dei costruttori che non centreranno gli obiettivi. Secondo l’amministratore delegato di DAF Veicoli Industriali, Paolo A. Starace, quello immaginato dalle istituzioni europee è un percorso “che può sembrare di lungo periodo, ma i costruttori sono chiamati già oggi a fare investimenti importanti in prospettiva. E oggi le soluzioni concretamente disponibili per azzerare le emissioni allo scarico non sono molte, anzi”. Soluzioni? “Più che alle prossime elezioni, io guarderei alla possibilità di partecipare al processo decisionale attraverso i tavoli tecnici”.
Transizione? Deve essere supportata dagli incentivi
“La transizione deve essere vera, non soltanto sulla carta. Il problema dell’elettrico, ma anche dell’idrogeno, è che se si considera il ciclo complessivo si tratta di soluzioni non così a basso impatto ambientale”. Questo il pensiero di Massimo Artusi, presidente di Federauto, che ha parlato anche della centrale questione dei costi. “Il contributo proveniente dal Fondo investimento autotrasporto sull’elettrico in Italia dovrebbe essere di 25mila euro. Diverse associazioni hanno proposto di elevare questo contributo a una cifra vicina agli 80mila euro. Lo stesso andrà fatto con le altre tecnologie, a partire dal biometano, se si vuole agevolare la transizione”.
A questo proposito: “Già il metano potrebbe aiutare a ridurre l’inquinamento. Sul biometano, chiediamo una giusta equiparazione tra i carburanti per certificare le emissioni zero. Chiediamo lo stesso anche per l’elettrico e per l’idrogeno. Come in qualsiasi gara, tutti devono poter partire dalla stessa base”, ha sintetizzato la presidente di NGV Italia, Mariarosa Baroni, convinta che il percorso scelto dall’Europa non sia così democratico. “Il G7 ha recentemente trovato un accordo sulla neutralità tecnologica, non sul passaggio esclusivo all’elettrico. Sono sicura che i biocarburanti avranno un grande futuro e saranno uno strumento importante per la decarbonizzazione dei trasporti”.