Organizzato da Vado e Torno e Trasportare Oggi in Europa, e reso possibile dagli sponsor Mercedes-Benz Trucks Italia, IVECO, VDO, ZF e ALIS, all’evento hanno partecipato il viceministro del MIMS Alessandro Morelli insieme ad alcuni stakeholders del mondo della logistica e dell’intermodalità.

Intermodalità significa sostenibilità. Non solo declinata sull’ambiente ma anche sull’economia. Dobbiamo però investire nelle infrastrutture, mentre la connettività è la grande sfida per cancellare i tempi morti dei trasporti. Non c’è alternativa al trasporto intermodale, sia per la sicurezza sia per la transizione energetica, ma è necessario che l’Italia faccia sistema. Queste le conclusioni cui si è giunti dopo una serrata discussione che ha visto coinvolto anche il Viceministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Alessandro Morelli.

Sustainable Tour, che ruolo avrà il PNRR all’interno del mondo intermodale?

Morelli che ha subito puntato i riflettori sul PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, varato definitivamente dal Governo Draghi per il rilancio dell’Italia dopo la doppia crisi economica e pandemica. PNRR che è una grande opportunità, un volano che, tramite il contributo fattivo delle imprese, potrà dare davvero una spinta all’economia nazionale. E questo non solo attraverso il finanziamento dei mega progetti come, giusto per citarne uno particolarmente chiacchierato, il Ponte di Messina, ma anche infrastrutture di medio calibro, come il Colle di Tenda tra Alpi Liguri e Marittime al confine tra Italia e Francia che, se opportunamente gestite e finanziate possono dare davvero un supporto fondamentale a imprese e famiglie. Gli investimenti riguardano anche i porti: centrale in tal senso è quello per la Diga Foranea del Porto di Genova, per cui sono stati previsti 500 milioni di euro nel PNRR ai quali ne vanno aggiunti 120 dell’Autorità portuale e un’altra quota da stanziare con la prossima Legge di Bilancio. Un progetto imponente a cui, sempre per restare in Liguria, si affianca il Terzo Valico che, nonostante alcuni rallentamenti, è in avanzato stato di realizzazione. Da non dimenticare poi gli ingenti investimenti per la digitalizzazione dei trasporti e della logistica, aspetti centrali soprattutto per il tanto agognato ritorno economico.

Marco Spinedi, Presidente dell’Interporto di Bologna, ha esordito mettendo in evidenza il ruolo giocato dallo svolgimento del convegno proprio all’interno dello scalo emiliano, un’occasione ghiotta per tutti i partecipanti per capire l’effettivo funzionamento di un’infrastruttura con oltre 4 milioni di metri quadri coperti, oltre 120 aziende presenti e 5mila addetti, di cui oltre 2.500 assunti negli ultimi quattro anni. Qui la multimodalità è dettata dalla pluralità di tipologie di trasporto che vi convergono, dalla gomma alla ferrovia, dalle navi ai cargo aereo. E se gli interporti nascono con una doppia anima, razionalizzare i processi logistici sul territorio e ottimizzare i carichi, tra camion e ferrovia è una gara tra sistemi di trasporto per un obiettivo comune: dare un servizio più efficiente. Con il treno che guadagna quando è pensato per tratte da centinaia o migliaia di chilometri. Tra le tematiche centrali per lo sviluppo degli interporti nei prossimi anni c’è poi sicuramente quella della formazione – aspetto che lo scalo emiliano porta avanti grazie a collaborazioni con ITS e centri di ricerca – nonché quella del trasporto dell’ultimo miglio, aspetto cruciale dopo l’esplosione dell’e-commerce, che interconnette lo scalo direttamente con il centro urbano di riferimento.

Terminali Italia, quando le merci viaggiano veloci (su ferro)

Per Giuseppe Acquaro, AD di Terminali Italia (società del Gruppo RFI che gestisce terminal di partenza e arrivo, con oltre 1 mln di metri quadrati di superficie, 24mila treni e 780mila unità di trasporto intermodale all’anno), non ci sono dubbi: gli obiettivi sfidanti posti in sede europea e ricordati da Paolo Volta (switch modale del 50% entro il 2050), che avranno importanti risvolti sociali, possono essere raggiungibili. In ambito ferroviario, per raggiungere questo obiettivo sono stati fatti investimenti importanti, che hanno riguardato il cambiamento della sagoma dei vagoni e l’allungamento dei convogli ferroviari fino a 750 metri. Tuttavia, per Acquaro non basta soltanto puntare sul potenziamento delle infrastrutture, ma occorre trovare una sinergia con tutti gli attori che sono parte di un Paese, l’Italia, che prolungata naturalmente nel Mediterraneo si ritrova ad essere una piattaforma logistica naturale con la sua struttura peninsulare. Gli attori di tutte le anime dei trasporti devono quindi iniziare a pensare in una logica integrata, sia in un’ottica di competizione che di sintesi collettiva. Deve vincere una visione olistica del sistema, interconnessa, a più strati.

Intermodalità come strumento per l’abbattimento delle emissioni

Anche Marcello Di Caterina, Vicepresidente ALIS (Associazione Logistica dell’Intermodalità Sostenibile) ha sottolineato l’importanza dei centri di formazione per il settore dei trasporti, ribadendo poi che molti di essi sono entrati a far parte della sua Associazione. Si tratta di una tematica di estrema attualità poiché quello del ricambio generazionale – aspetto strettamente collegato con la formazione – è un problema che attanaglia tutto il settore e le “modalità”, dall’autotrasporto con la carenza autisti al personale di bordo delle navi (la carenza di medici di bordo, per esempio, inizia a diventare preoccupante) fino ad arrivare ai macchinisti per i treni. Dopo aver rimarcato l’importanza degli incentivi marebonus e ferrobonus per il comparto attraverso la richiesta dell’aumento degli stanziamenti a 100 mln € e la loro trasformazione in contributi sistemici (aspetti in cui Di Caterina, va detto, ha trovato subito una sponda interessata nel viceministro Morelli, che si è detto pronto a portare la questione sul tavolo ministeriale), il focus si è poi spostato sulle imprese aderenti a ALIS che hanno già raggiunto importanti obiettivi di sostenibilità come Grimaldi. Grazie all’intermodalità sono stati “tolti” dalle strade 5 milioni di camion che, in questo modo, viaggiano su navi e su treni. E, a rimarcare il fatto che la sostenibilità passa necessariamente dall’intermodalità, uno studio fatto da ALIS, Svimez e SRM ha dimostrato che così il Sistema Paese ha risparmiato 1,7 mld €. A giocare un ruolo decisivo è poi arrivato anche il recente DL Infrastrutture che ha cambiato alcune regole nel settore dei trasporti, introducendo il bilico da 18 metri e la possibilità di effettuare le revisioni dei rimorchi e dei semirimorchi anche presso le officine private.

intermodalità

Claudio Franceschelli, Presidente di OneExpress, società di trasporti specializzata nel trasporto su pallet, ha pure messo in risalto l’importanza della formazione, anche per l’intermodalità: esemplificativa è la collaborazione con la facoltà di Ingegneria Gestionale dell’Università Bologna. Dopo aver parlato delle specificità di un’azienda in grado di movimentare 14mila bancali a notte, con un numero di bancali per bilico che si attesta tra le 40 e le 50 unità, Franceschelli ha messo sul tavolo la problematica infrastrutturale, con sistemi viari purtroppo ancora carenti in tutta la Penisola, e il nodo della carenza autisti a cui si accompagna un consistente aumento dei volumi. Con il corollario dei crescenti problemi di inquinamento. Tematica, questa, a cui Franceschelli ha contrapposto l’ottimizzazione dei viaggi di tutti i bilici del Gruppo, ottenuta grazie a una sapiente organizzazione del network aziendale che ha praticamente azzerato i viaggi a vuoto.

Sergio Crespi, Direttore generale Interporto di Bologna, ha puntato i riflettori sul contrasto che all’interno del settore si continua a riscontrare tra la crescita sostenuta (+27% rispetto al 2019 e quasi +50% rispetto al 2020) e le esigenze degli operatori dello scalo, mai del tutto soddisfatte. Per Crespi questo avviene perché il trasporto ferroviario – che presso lo scalo bolognese avviene tramite trasporto combinato non accompagnato, convenzionale e in modalità veloce – non è ancora conosciuto nei suoi punti di forza e di debolezza. Il trasporto intermodale, soprattutto per quelle tipologie di carichi “time sensitive” (come quelli trattati da OneExpress), è ancora troppo lento, soprattutto per i corrieri espressi. Interporto Bologna, per provare ad ovviare a questo problema, tre anni fa ha lanciato Mercitalia Fast, ovvero il trasporto via ferro su treni ad alta velocità, gli ETR 500, gli stessi che vengono utilizzati sulle tratte dei passeggeri ma “svuotati” e allestiti per le merci. Nonostante le premesse convincenti, il servizio non ha fatto breccia, soprattutto per la limitatezza delle relazioni imposte da un’unica tratta Bologna-Marcianise. Per Crespi, l’unica soluzione è puntare in più direzioni, dal miglioramento delle linee ferroviarie (con l’adeguamento ai cosiddetti profili alti, come il P400) al potenziamento dei terminal intermodali per le manovre del primo e dell’ultimo miglio.

Hanno fatto eco a questi messaggi sull’intermodalità i Costruttori coinvolti nell’evento emiliano. Per Domenico Andreoli, Head of Marketing, PR & Homologations Mercedes-Benz Trucks Italia, quello sollevato dalla domanda di Volta è un obiettivo ambizioso: ma l’ambizione gioca un ruolo fondamentale, soprattutto per l’innovazione dei mezzi. Andreoli si è focalizzato sulla connettività dei pesanti Mercedes di ultima generazione e sul ruolo determinante che questa tecnologia gioca per rafforzare i network intermodali e la gestione delle merci. L’autotrasportatore, in questo senso, si ritrova oggi più che mai all’interno di un sistema complesso di sistemi che interagiscono tra loro come accade con Fleetboard, il tool sviluppato direttamente dalla Stella. Quindi, la connettività come elemento cruciale per ridurre i tempi. Non è mancato poi il focus sui veicoli a trazione alternativa del Costruttore, ovvero quelli elettrici e a idrogeno, ora in prova a fianco dei veicoli diesel presso i siti produttivi di Stoccarda e in arrivo nel prossimo anno. Fondamentale però affiancare allo sviluppo di mezzi sempre più innovativi e sostenibili, anche un’adeguata infrastruttura per il rifornimento. Ma per Andreoli, al di là delle spinte tecnologiche verso i nuovi sistemi propulsivi, oggi sono ancora utilissimi anche i veicoli Euro 6 di ultima generazione, mezzi puliti che rappresentano una valida alternativa ai veicoli pesanti più vetusti e inquinanti.

Ed è proprio dal parco veicoli che anche Alessandro Oitana, Iveco Italy Market Medium & Heavy Business Line Manager, ha iniziato: dopo la Grecia, infatti, il nostro è il parco circolante più vecchio. Ma alla questione della sostenibilità ecologica deve necessariamente affiancarsi anche il concetto di sostenibilità economica, vitale per i bilanci aziendali e la sopravvivenza delle imprese. Per questo, ha ribadito, per IVECO la transizione energetica è già iniziata. Da anni il produttore lavora infatti con LNG e bio-LNG, che quasi azzera la CO2 e abbatte anche la rumorosità, tasto dolente nei centri abitati. Un aspetto molto interessante, soprattutto se si considera che l’Italia è leader nella produzione di biometano. Oitana ha poi rimarcato quanto la transizione energetica debba comunque essere accompagnata da politiche che la incentivino, tramite i contributi all’acquisto. E, in questo senso, è la Germania, paese leader in Europa per vendita di veicoli pesanti, a fare da esempio, dopo la promulgazione della legge che rende l’autostrada gratuita per veicoli alimentati a bio-LNG. Si tratta di un primo indirizzo su cui lavorare, un’indicazione molto chiara sui traguardi da raggiungere. E per Oitana non ci sono dubbi: l’intermodalità, strettamente collegata al trasporto su gomma, sarà una risposta all’obiettivo ambizioso posto dall’UE.

Appuntamento, dunque, all’ultima tappa del Sustainable Tour 2021, che si svolgerà nella cornice di Ecomondo, presso la fiera di Rimini il prossimo 27 ottobre. Tema: i trasporti dell’ultimo miglio e i servizi per l’ambiente, le sfide che le città affronteranno nei prossimi anni.

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