Sustainable Tour 2021, al centro della 1^ tappa le sfide del futuro dei veicoli pesanti, tra nuovi sistemi propulsivi e infrastrutture adeguate
Parco veicolare tra i più vetusti d’Europa, nuovi obiettivi del Green Deal che incalzano, sicurezza su strada a rischio. Quale dovrà essere il ruolo degli investimenti statali per lo svecchiamento dei camion circolanti e per il rilancio delle politiche di sostenibilità?
Mercoledì 31 marzo è andata in onda la prima tappa della nuova stagione del Sustainable Tour 2021, il ciclo di incontri dedicato alle tematiche della sostenibilità nel mondo dei trasporti e organizzato dalle testate Vado e Torno e Trasportare Oggi in Europa (all’interno della piattaforma multimediale evenT), reso possibile dagli sponsor Mercedes-Benz Trucks Italia, IVECO, VDO e ZF. Il titolo dell’evento, andato in onda dagli studi evenT e in diretta streaming, parla chiaro: “Il Rinnovo del Parco veicolare come primo passo per la sostenibilità”.
Una prima puntata, moderata dai direttori delle testate Maurizio Cervetto e Luca Barassi, densa di spunti e approfondimenti snocciolati direttamente dai protagonisti del settore – dai produttori alle istituzioni, passando per il comparto associativo e accademico – che è ruotata intorno ad una delle tematiche cardine del settore: quella del rinnovo del parco veicolare. Si tratta di un aspetto più che mai centrale per l’autotrasporto, soprattutto ora, alla luce di un inizio d’anno promettente, con le immatricolazioni che, dopo un 2020 complicato, sono tornate a galoppare per tutti i segmenti di mercato, in particolar modo per i veicoli pesanti sopra le 7,5 ton (+21,8% a febbraio 2021) e per i veicoli trainati (+31,6%), due segmenti legati indissolubilmente tra loro nei processi d’acquisto che portano le aziende a svecchiare la propria flotta.
Un percorso di rinnovo, come ha giustamente ribadito durante l’apertura dell’incontro il professore Paolo Volta (“Logistico dell’anno 2019” e volto già noto al pubblico di evenT), che deve necessariamente fare i conti con la transizione ecologica, un aspetto fondamentale sia a livello europeo, con gli obiettivi del Green Deal che diventano sempre più stringenti (in Commissione Europea si sta lavorando su una nuova ‘Legge europea per il clima’ per un’ulteriore riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030, intorno al 50-55%, rispetto ai valori del 1990), sia a livello italiano con l’insediamento del nuovo Governo Draghi che ha portato all’istituzione di dicasteri espressamente dedicati a questo compito: il Ministero della Transizione Ecologica (ex Ministero dell’Ambiente) guidato da Roberto Cingolani e il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili (ex Ministero dei Trasporti) guidato da Enrico Giovannini. Una roadmap, una strada, un obiettivo che per l’autotrasporto – per forza di cose – non potranno essere immediati ma necessiteranno di un lungo percorso di avvicinamento, costellato da una molteplicità di soluzioni e di carburanti: veicoli a LNG, a biometano, ibridi (mild e plug-in), completamente elettrici, a celle a combustibile, a idrogeno ‘verde’ e in futuro, chissà. Poche le certezze e tante le incognite: se l’elettrificazione del parco veicolare pesante, almeno nel breve periodo pare impossibile, è altrettanto vero che l’autotrasporto, per salvaguardare l’ambiente e mantenere il benessere acquisito, ha bisogno di tecnologia ‘pronta subito’ come solo quella del diesel pulito e del gas sembra possano dare.
Sustainable Tour 2021, come cambierà il trasporto da qui al 2050?
Dopo l’intervento con cui Paolo Pizzocaro, Direttore Transpotec Logitec, una delle fiere di settore più importanti in Italia, ha dato appuntamento alla kermesse milanese il prossimo 10 giugno per provare le ultime novità e riprendere il ciclo virtuoso di networking, Paolo Volta ha dunque fatto il punto sullo stato attuale della situazione energetica in Europa, sottolineando che gli obiettivi UE per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, verranno ridiscussi a giugno, in particolar modo per quanto riguarda la tappa intermedia del 2030. Una data, quest’ultima, per cui gli Stati membri dell’UE avevano previsto una riduzione iniziale dei gas ad effetto serra del 40% rispetto al 1990, anno che funge come termine di paragone per il raggiungimento degli obiettivi. Ma che, come abbiamo già avuto modo di ribadire poco sopra, verrà sicuramente discussa il prossimo giugno per programmare obiettivi di riduzione degli agenti inquinanti ancora più ambiziosi. La direzione tracciata sembra essere quella giusta, anche se la strada è innegabilmente ancora lunga: secondo i dati forniti dall’ISPRA i valori delle emissioni di gas serra, dopo aver toccato il picco nella prima decade degli anni 2000, oggi non sono molto dissimili da quelli del 1990. In mezzo alle varie voci che vanno a comporre il quadro generale, il settore dei trasporti pesa per il 30% sul totale delle emissioni inquinanti nazionali. Se da una parte la trasformazione in corso vedrà per quanto riguarda il trasporto passeggeri un maggior ricorso alla mobilità collettiva, il trasporto merci si trasferirà con sempre maggiore decisione dalla gomma al ferro (senza dimenticare le Autostrade del mare), nel solco di quella tanto agognata intermodalità, tematica già affrontata l’anno scorso nell’ambito del ciclo di talk show di evenT dal titolo “Focus Trasporti Specifici”. Uno spostamento di modalità di trasporto che, se tutto procederà per il verso sperato, porterà ad una riduzione di oltre il 45% delle emissioni di gas serra. Tuttavia nel 2050 una buona parte del parco circolante sarà ancora legato al sistema propulsivo tradizionale: in questo senso la decarbonizzazione potrà essere raggiunta, oltre che con il miglioramento delle tecnologie propulsive e infrastrutturali, anche con il ricorso a carburanti alternativi come l’idrogeno o il biometano. Si tratterà comunque di un processo lungo, che andrà affrontato “step by step”, soprattutto in considerazione del parco veicolare pesante italiano (stime UNRAE), con un’età media per veicolo di quasi 14 anni e una componente ante Euro IV di oltre il 57% di mezzi (se gli Euro V sono il 19%, gli Euro VI sono solo il 18,8%).
Mihai Daderlat, Italy Market Business Director di IVECO ha colto la palla al balzo e ha analizzato il panorama veicolare italiano, tra i più grandi ma anche tra i più vetusti d’Europa, con quasi 700.000 veicoli pesanti totali in Italia. Un dato senza dubbio imponente, che pone il nostro Paese al terzo posto in Europa per numero di veicoli pesanti sopra le 3,5 ton, dopo Polonia (più di 800mila) e Germania (750mila). In Italia, ha ribadito Daderlat, i camion hanno 13,6 anni di età media: una cifra che rende il nostro uno dei parchi veicolari più vecchi del continente, considerata la media europea che si attesta intorno ai 12 anni. Giusto per fare un esempio nel Regno Unito (che ormai, dopo i lunghi anni di trattative post-Brexit, dal 2021 non fa più ufficialmente parte dell’UE) l’età media dei veicoli pesanti è di 7 anni, poco meno di quanto registrato in Francia. Virtualmente, seguendo i dati nostrani, ci vorranno 34 anni per rinnovare completamente il nostro parco veicolare. Ed è proprio per questo, e visto che di conseguenza il settore farà fatica ad adattarsi alle nuove tecnologie in un arco temporale breve, che sono quanto mai necessari interventi sostanziali da parte dello Stato. Soprattutto in considerazione del fatto che oltre il 20% del parco veicolare è Euro 1 o anteriore.
Anche Domenico Andreoli, Head of Marketing, PR & Homologations di Mercedes-Benz Trucks Italia, osservando la situazione dal punto di vista tipico di un produttore, ha ribadito che tutto il comparto, sempre più spesso, deve fare i conti con un parco veicolare più vetusto rispetto alle altre nazioni europee, puntando dunque i riflettori su un altro aspetto fondamentale che dovrebbe guidare il rinnovo del parco veicolare: la sicurezza. A tale proposito i veicoli Euro 6D, oltre ad essere rispettosi dell’ambiente, sono infatti sempre più sicuri tecnologicamente all’avanguardia. E Mercedes, in questo senso, non si è fatta cogliere impreparata: sono numerosi gli aggiornamenti che la Stella sta lentamente rilasciando proprio in questi mesi sui sistemi digitali dell’Actros, come la nuova versione dell’Active Sideguard Assist. Questi sistemi di assistenza alla guida, oltre a fornire grande sollievo agli autisti, contribuiscono ad aumentare la sicurezza generale su strada. ambiente e sicurezza sono due aspetti che vanno di pari passo ed è proprio per questo motivo che oggi è necessaria una politica più incisiva. Occorre assicurare maggiore competitività delle nostre aziende a livello europee.
Dal canto suo Massimo Ciuffini, Mobility Manager presso Fondazione per lo sviluppo sostenibile, nel ribadire quanto il problema dell’anzianità del parco veicolare italiano sia un problema atavico, ha poi posto un quesito provocatorio: “è dare un incentivo oggi per poi rottamare un veicolo vecchio domani o invece è meglio investire strutturalmente sul sistema dei trasporti in un’ottica futura poiché i risultati potranno diventare più importanti solo con lo sviluppo di nuove tecnologie?”. La visione dominante attualmente è quella che vede lo svecchiamento del parco veicolare oggi e aspettare ulteriori slanci tecnologici nei prossimi anni. La sfida dei prossimi anni sarà proprio quella di far convogliare gli sforzi profusi per il rinnovo del parco circolante sulla strategia per i trasporti, anche da un punto di vista di infrastrutture e di politiche energetiche. Ed è proprio a partire da questo ultimo punto che Ciuffini ha rimarcato l’importanza attuale rivestita dal biometano come vettore per far entrare le rinnovabili all’interno del sistema dei trasporti pesanti.
Francesco Leali, Docente di disegno e metodi dell’ingegneria industriale presso l’Università di Modena, ha ribadito che il sostegno che la sostenibilità sta ottenendo a livello internazionale, non ha solo acceso i riflettori sul comparto veicolare e sulle trazioni alternative, ma ha anche spostato l’attenzione sul piano energetico complessivo. Ed è chiaro ormai come la sostenibilità non dipenda soltanto dai sistemi propulsivi dei mezzi ma anche dalle modalità con cui i veicoli possono interagire all’interno del sistema stradale: ne è un chiaro esempio lo scambio di dati tra infrastrutture e mezzi o tra i veicoli stessi per ottimizzare i percorsi e i tragitti. Una tematica, quella della connettività, che è fortemente sentita a livello europeo. Basti pensare ai progetti pilota che stanno avendo luogo in Nord Europa come il platooning, ovvero il sistema di autostrade automatizzato, con carovane di veicoli senza pilota: un modo nuovo di considerare la sostenibilità a 360°. Leali ha perciò ribadito quanto sia fondamentale costruire consorzi che sappiano affrontare le tematiche in questione sotto tutti i punti di vista. Ed è all’interno di questo filone che è importante sviluppare tecnologie che possano trovare una rapida applicazione sui veicoli già esistenti, favorendone il ricambio.
Fabrizia Vigo, Responsabile Relazioni Istituzionali e Responsabile Gruppo Costruttori di ANFIA, ha subito ribadito la necessità di un programma complessivo coordinato di interventi per raggiungere gli obiettivi a livello di Sistema Paese. In questo senso occorre trarre vantaggio dai sistemi alternativi già presenti sul mercato e valorizzare e le componenti bio (biometano, bioLNG ecc), lavorando quindi sulle infrastrutture che nei prossimi anni diventeranno la spina dorsale dei nuovi sistemi propulsivi e dei nuovi piani energetici, come quelle a idrogeno, per evitare di replicare quanto sta accadendo oggi con i veicoli elettrici leggeri, carenti di colonnine e stazioni di ricarica. Secondo Vigo, per lo slancio del rinnovo del parco veicolare, alcune ipotesi plausibili potrebbero essere sia l’abbassamento del massimale per poter accedere agli incentivi – per favorire soprattutto le pmi – e lo svincolamento dalla rottamazione per acquisto degli alternativi, così che le aziende con capacità di investimento importanti possano poi continuare a sfruttare i veicoli a trazione tradizionale di ultima generazione, aiutando in contemporanea anche le imprese più piccole con il ricambio veicolare. Nell’intervento di Vigo ha trovato spazio anche il tanto chiacchierato veicolo di 18 metri, vera chimera nel settore (che i paesi nordici, tanto per cambiare, stanno già sperimentando), soprattutto nell’ottica del trasporto intermodale di cui si parlava in apertura.
Il Presidente del Comitato Centrale Albo Autotrasportatori Enrico Finocchi ha puntato i riflettori sugli operatori del settore, in grande difficoltà a causa della crisi economica, vessati da continue problematiche alla mobilità, dai rallentamenti dovuti alla manutenzione straordinarie dei ponti e delle gallerie autostradali al caos tamponi al Brennero. Ma, nonostante ciò, si tratta di una categoria che ha capito di essere di fronte a un momento storico: ma la transizione, nomen omen, dovrà essere graduale poiché la crisi di liquidità e le difficoltà dettate dal Covid-19 non sono ancora finite e gli effetti saranno pesanti anche per i prossimi anni. L’importanza del cambiamento in atto gli autotrasportatori lo hanno capito anche dal mutamento epocale che ha interessato il nome del Ministero, che è diventato delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (con l’addio alla dicitura “dei Trasporti”). Finocchi ha poi sottolineato che gli assi su cui gli attori del settore devono agire sono: il rinnovo delle flotte in senso ecologico; il rafforzamento dell’intermodalità e della logistica integrata; gli investimenti nella filiera dell’idrogeno e nei biocarburanti; il trasporto pubblico locale sostenibili; e, infine, la digitalizzazione dei sistemi logistici. Poi una provocazione: “sui veicoli fino alle 3,5 ton, andrebbe premiato il trasporto per conto terzi: in conto proprio non è ottimale, ci sono ritorni a vuoto”. Ed è proprio nel solco di queste spinte che servirebbe un programma pluriennale per dare certezza agli operatori, con investimenti che devono essere spalmati su un periodo temporale più lungo in modo lineare”.