Sustainable Tour 2019

Nella frizzante atmosfera del Transpotec Logitec, venerdì 22 febbraio, secondo giorno d’apertura della manifestazione, è partito il Sustainable Tour 2019 promosso da Vado e Torno per affrontare i problemi legati alla sostenibilità nell’autotrasporto. Tema che la rivista ha cavalcato da sempre. 

Nata nel 1962, Vado e Torno nel 1968 pubblica la prova su strada del Fiat 616, introducendo per la prima volta il tema dei consumi di gasolio. Poi, nel 1975 dà il via alle prove su lunga distanza dei 44 ton, per l’occasione con il Fiat 180. E nel 1983 si passa al concetto di efficienza con l’Indice Prestazioni che consente di confrontare i numerosi veicoli provati.

È l’embrione del rating di sostenibilità che verrà implementato nel 1993, quando prende corpo l’Indice Diesel, sulla scorta dell’esperienza fatta con la rivista Diesel, edita dal 1989. Indice che permette di valutare l’efficienza energetica, quindi la sostenibilità di qualunque motore diesel.

Il rating per la sostenibilità dei truck

Percorso che approderà, a novembre 2015, sul palcoscenico dell’Ecomondo di Rimini, al Mobility Revolution Truck, l’unico rating che consente di misurare l’impatto in termini di sostenibilità di tutti i veicoli per il trasporto merci.

Da lì al premio Sustainable Truck of the Year il passo è stato breve. E proprio al Transpotec, durante l’edizione 2017, il premio è stato assegnato per la prima volta. Dunque un tour sulla sostenibilità, quello intrapreso da Vado e Torno, la cui prima tappa ha voluto indagare se l’autotrasporto è pronto a pagarne il prezzo.

Innanzitutto va detto che la fiducia nel libero mercato e nella possibilità di sviluppo illimitato, hanno visto l’ambiente come una serie di risorse inesauribili da sfruttare in maniera indiscriminata. Progresso tecnologico, produzione di massa e benessere vanno così a braccetto. Ma, a partire dagli Anni 60, si sono visti i primi prezzi da pagare: l’inquinamento e il suo impatto sulla salute. 

Considerato l’ambiente dalla prospettiva economica, si deve attribuirgli un valore. Alcune risorse come acqua e aria hanno costo zero per chi le usa ma costo elevato per la società. Come si conciliano etica ed economia? L’aumento della popolazione, del reddito (e dei consumi) e l’espansione del commercio comportano il peggioramento dei livelli di congestione soprattutto nelle aree urbane. 

La logistica entra a far parte del prodotto

I problemi di trasporto, consegna e riciclaggio delle merci incidono pesantemente su traffico e qualità della vita. Si tratta allora di progettare e sviluppare una logistica sostenibile. Quindi, intermodalità, ottimizzazione dei percorsi, riduzione dei ritorni a vuoto, localizzazione intelligente dei magazzini, limitazione del just in time esasperato. Ma anche progettualità diversa, che faccia entrare la logistica all’interno del disegno iniziale, nel momento in cui il prodotto viene pianificato. 

Sustainable Tour 2019

«La terra non è un dono dei nostri antenati, ma un prestito sacro dei nostri figli», dicevano gli indiani d’America. Dovremmo riflettere sul fatto che la mancanza di rispetto per gli ecosistemi naturali provoca effetti devastanti. Il concetto di sostenibilità ingloba quindi, oltre la dimensione ambientale, anche quella economica e sociale: non solo emissioni, ma anche sicurezza, stili di vita e inquinamento acustico. Quest’ultimo, per esempio, è causa di patologie cardiovascolari, difficoltà nell’apprendimento scolastico, disturbi del sonno e acufeni. 

Il report dell’Agenzia europea dell’ambiente sottolinea che 8 milioni di persone soffrono di disturbi del sonno dovuti a rumore ambientale. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che il più dannoso è il rumore legato al traffico stradale, raccomandando soglie di 65 decibel di giorno e 55 per la notte. Qualità dell’aria, gestione della mobilità attiva, trasporti pubblici, mobilità sostenibile e sicurezza stradale: sono questi gli indicatori che il Wuppertal institute, per conto di Greenpeace, ha preso in considerazione per stilare il rapporto ‘Vivere, spostarsi, respirare. Classifica delle città europee nel trasporto sostenibile’. 

Dai governi solo risposte modeste

Negli ultimi anni, la questione ambientale è finalmente sotto i riflettori e nelle agende dei governi mondiali, anche se le risposte sono modeste. E i mercati? Riconoscono gli investimenti che sviluppano la sostenibilità e migliorano la qualità della vita riducendo l’inquinamento? Il sistema economico, pur debole, sostiene incentiva e premia la green economy? È bene rammentare che «Più aspettiamo, più alto sarà il costo dell’inerzia».

Vista dalla prospettiva di Daniele Testi, presidente di Sos Logistica, la sostenibilità del trasporto andrebbe innanzi tutto proposta, con un ‘bollino’ da applicare sul prodotto, a un consumatore che, purtroppo, sull’onda dell’e-commerce è perlopiù interessato ai tempi brevi e alla gratuità del servizio. Partendo però da quel 48 per cento di persone interessate a un’informazione in tal senso rilevato da Federconsumatori.

Per chi come Matteo De Campo, ad della Maganetti, che ha da tempo sposato la sostenibilità convertendo il 20 per cento della flotta a metano e il 30 per cento a biometano (obiettivi 2019) e certificando anche l’azienda col protocollo Sos Logistic, non ci si può più esimere dall’investire perché i costi, alla fine, si scaricano da qualche parte. E interpretando al meglio le nuove tecnologie si possono realizzare economie di scala e percorsi virtuosi riconosciuti anche dal committente.

Non la pensa allo stesso modo Veniero Rosetti, presidente Consar, la più grade cooperativa di trasporto d’Europa (400 aziende), che prima di investire chiede allo Stato di efficientare le infrastrutture per portare la velocità commerciale a livelli europei (da 40 all’ora a 70) e alla produzione di superare la diffidenza verso la logistica. Ma soprattutto, chiede sostenibilità nella legalità.

Sostenibilità a bilancio per le multinazionali

Ma la committenza come risponde? Sandro Pietramala, Warehouse e security manager di Savino Del Bene, spedizioniere internazionale con oltre un miliardo e mezzo di euro di fatturato e più di 4 mila dipendenti nel mondo, spiega che ormai le aziende corporate chiedono esplicitamente sostenibilità, perché è una voce che è entrata a far parte dei loro bilanci. Ma dice anche che non sono disposte ad accollarsi maggiori costi. Quindi, va ricercata, a parità di spesa, nell’efficienza del processo logistico e nell’intermodalità. Inoltre, acquisiscono sempre più valore le certificazioni e la trasparenza della supply chain.

Rispondendo sia a Consar che a Savino del Bene, Riccardo Stabellini, Group supply chain logistic director Italy di Barilla, sostiene infine che non è un problema di governi inadempienti e nemmeno di committenza che non vuole pagare il prezzo della sostenibilità. Si tratta solo di fare un percorso insieme, partendo dall’inizio della produzione, nel caso di Barilla dal campo, per fare un bilancio della sostenibilità che «sia buono per il Pianeta».

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