Auto e LCV, raggiunto l’accordo per lo stop alle vendite dei veicoli termici dal 2035. La posizione di ANFIA
Fissato l'obiettivo concreto, tuttavia, restano tanti i punti interrogativi sulla strada della decarbonizzazione del trasporto. ANFIA chiede al Governo di riprendere il confronto sul futuro del settore automotive in Italia.
I 27 paesi membri dell’Unione Europea hanno raggiunto l’accordo che sancisce lo stop alle vendite di auto e LCV (veicoli commerciali leggeri) con motore termico a partire dal 2035. Quella che era, insomma, un’ambiziosa proposta della Commissione – peraltro approvata dal Parlamento – ha trovato parere sostanzialmente favorevole in sede istituzionale, con l’eccezione del PPE (il Partito Popolare Europeo), contrario a una misura così drastica. Si tratta del primo passo concreto nel settore del trasporto per l’applicazione del programma di riduzione delle emissioni Fit for 55.
Stop alle vendite di veicoli termici dal 2035. Le incognite
Fissato l’obiettivo concreto, tuttavia, restano tanti i punti interrogativi sulla strada della decarbonizzazione del trasporto. Aspettando eventuali notizie riguardanti, invece, il trasporto pesante. Manca, in questo momento, la capacità di produrre le celle delle batterie – l’elemento tecnologicamente più sfidante – in Europa: tutti i principali fornitori si trovano in Estremo Oriente. E c’è preoccupazione riguardo la tenuta dell’industria automobilistica, il cui adeguamento alle logiche delle “emissioni zero” è tutt’altro che semplice.
Si fa sentire l’ANFIA
Non a caso ANFIA, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, esprime preoccupazione per le sorti dell’intero settore, pur non negando la necessità di contenere le emissioni e rientrare nel quadro europeo di decarbonizzazione. Richiamando innanzitutto il neonato Governo a un confronto definito urgente. “Chiediamo al governo di riprendere al più presto il confronto con la filiera automotive per identificare ulteriori strumenti volti ad ampliare le possibilità delle imprese di avviare investimenti e riconversioni produttive, negoziando nuovi strumenti a Bruxelles, se necessario, perché in particolare il quantum minimo dei contratti di sviluppo rischia di escludere dal sostegno pubblico molte PMI, cuore del tessuto industriale del nostro Paese”, scrive ANFIA.
“Lo sviluppo infrastrutturale, con target vincolanti per i singoli Stati membri, è un’altra fondamentale condizione da realizzare per garantire ai consumatori una capillare fruibilità, oltre che l’accessibilità economica, dei veicoli a zero emissioni, salvaguardandone il diritto alla mobilità. Tutti gli stakeholder coinvolti sono chiamati ora a fare la propria parte per mantenere ed accrescere la competitività internazionale della manifattura europea. ANFIA proseguirà con responsabilità e serietà il suo impegno quotidiano a sostegno delle imprese della filiera automotive per gestire in modo proattivo questa transizione epocale, certa che le istituzioni nazionali faranno altrettanto per mantenere alta la
competitività del sistema Paese”.