Il settore del metano è in subbuglio: chiesti interventi, altrimenti sarà sciopero il 4, 5 e 6 maggio
Le richieste delle associazioni coinvolte sono precise: una riduzione dell’Iva dal 22% al 5% (già accordata per gli usi civili e industriali), cui si aggiunge l’estensione del credito d’imposta per gli autotrasportatori anche al CNG. “È difficile comprendere le ragioni per le quali il nostro settore sia stato sistematicamente ‘dimenticato’ nelle iniziative di sostegno che, invece, sono state adottate per gli altri carburanti”, ha sottolineato Flavio Merigo, presidente di Assogasmetano.
Il settore del metano per autotrazione si mobilita e minaccia uno sciopero nazionale per il 4, 5 e 6 maggio se il Governo non interverrà per affrontare la questione del caro-gas, se così vogliamo chiamarlo. Nella giornata di venerdì 8 aprile, Assogasmetano, Assopetroli-Assoenergia e Federmetano, che da mesi ribadiscono la necessità di interventi mirati che consentano una diminuzione dei prezzi di vendita di questo carburante al pubblico, hanno indetto una conferenza stampa per illustrare il quadro del settore e annunciare le prossime iniziative. Presenti i presidenti Flavio Merigo per Assogasmetano, Andrea Rossetti per Assopetroli-Assoenergia e Dante Natali per Federmetano
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Le richieste delle associazioni coinvolte sono precise: una riduzione dell’Iva dal 22% al 5% (già accordata per gli usi civili e industriali), cui si aggiunge l’estensione del credito d’imposta per gli autotrasportatori anche al CNG. La filiera del metano per autotrazione conta in Italia circa 20.000 addetti, oltre 1.500 punti vendita, 1.100.000 famiglie a basso-medio reddito, autotrasportatori e aziende di trasporto pubblico locale che hanno scelto il metano per la loro mobilità e ben un 30% di biometano già distribuito in rete per uso autotrazione.
“È difficile comprendere le ragioni per le quali il nostro settore sia stato sistematicamente ‘dimenticato’ nelle iniziative di sostegno che, invece, sono state adottate per gli altri carburanti”, ha sottolineato Flavio Merigo, presidente di Assogasmetano. “Abbiamo sempre sostenuto, e i fatti recenti lo confermano, che la strategia energetica del nostro Paese (come in altri Stati) non potesse prescindere dall’uso del metano (sia in fase liquida che gassosa) che, oltretutto, rappresenta un ponte strategico verso la produzione e l’uso massiccio del biometano, una delle fonti rinnovabili (di cui l’Italia ha estremo bisogno) per assicurare una sostenibilità economica, tecnica, energetica ed ambientale in linea con i requisiti dell’economia circolare”.
«Distribuzione a rischio default»
“La distribuzione del metano per autotrazione rischia il default”, ha osservato Andrea Rossetti, presidente di Assopetroli-Assoenergia. “Chiediamo al Governo un intervento urgentissimo di protezione come fatto contro il caro benzina. Il prezzo del gas è fuori controllo. Consumatori e distributori sono stremati, mentre il Governo da mesi lucra un extragettito IVA dovuto all’aumento dei prezzi. Sono risorse che vanno restituite immediatamente ai consumatori sotto forma di taglio dell’Iva, o qualunque altro tipo di calmiere”.
“La situazione è ormai insostenibile per operatori del settore e utenti”, ha ricordato Dante Natali, presidente di Federmetano. “La sequenza di decreti messi in campo per fronteggiare l’aumento dei prezzi dell’energia finora ci ha visti esclusi, sebbene da ottobre stiamo ribadendo alle Istituzioni l’eccezionale difficoltà nella quale ci troviamo a operare o a ‘non operare’ più. Oggi il gas naturale è l’unico tra i carburanti utilizzati nel Paese a non ricevere alcuna forma di tutela e salvaguardia. Eppure il metano è il solo a vantare una sostituzione della componente fossile con una di origine bio – dunque 100% rinnovabile – in una percentuale già oggi significativa”.
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Quelli evocati dalle tre associazioni sono provvedimenti ritenuti indispensabili a fronte dell’impatto negativo che la crisi attuale sta avendo sul perseguimento degli obiettivi che il settore si è dato, relativi all’aumento del parco circolante a metano, a un ulteriore sviluppo della rete di stazioni di rifornimento, alla diffusione del self-service e al potenziamento delle infrastrutture per il metano liquefatto (LNG) nell’Italia meridionale. A questo punto, la palla passa evidentemente al Governo.