Settore automotive in crisi, l’appello UNRAE per il rilancio
“Una crisi di mercato come quella in corso ormai da mesi, con conseguenze devastanti sulla nostra economia, non può essere arginata con le misure in essere, che a più di un anno dalla loro entrata in vigore escludono ancora il 98% del mercato”. Il mercato di cui parla la nota UNRAE, manco a dirlo, è quello […]
“Una crisi di mercato come quella in corso ormai da mesi, con conseguenze devastanti sulla nostra economia, non può essere arginata con le misure in essere, che a più di un anno dalla loro entrata in vigore escludono ancora il 98% del mercato”. Il mercato di cui parla la nota UNRAE, manco a dirlo, è quello dell’automotive, da più di tre mesi in piena emorragia, nonostante la ripresa di maggio, comunque lontanissima rispetto ai dati dello stesso periodo dell’anno scorso.
E’ ormai da marzo che dal Centro Studi UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), che monitora mensilmente l’andamento del mercato nei vari segmenti, emergono report tutt’altro che rassicuranti. Solo per citare gli ultimi dati disponibili – quelli di maggio per l’appunto – emerge un mosaico ancora sgretolato: se il mercato delle autovetture ha segnato un -50% rispetto a maggio 2019, è andata solo leggermente meglio per il mercato dei veicoli commerciali (-30%) e dei veicoli industriali con massa superiore alle 3,5t (-41,7%).
UNRAE, incentivi a veicoli elettrici non sufficienti per il settore
Nel mirino di UNRAE gli incentivi per i veicoli elettrici ricaricabili, contenuti nel “DL Rilancio” e che, a detta dell’associazione, non rappresentano una solida base per un strategia di sviluppo e di recupero di “un settore che oggi rischia di scomparire, e per il quale non sono state trovate ancora risorse adeguate” e che rappresenta 1/10 del pil e delle entrate fiscali dello stato. Secondo UNRAE quello messo in campo dalle istituzioni è “un atteggiamento ideologico e sordo a qualunque argomento pragmatico”, che non “agevola concretamente la sostituzione di veicoli vetusti con veicoli di ultima generazione”, il vero problema del nostro tessuto.
L’UNRAE, che ritiene poco efficace il modo orizzontale con cui sono stati allocati i 55 miliardi del decreto (finanziamenti a fondo perduto o garantiti dallo Stato ecc), ha già presentato alle Istituzioni le proprie proposte per il rilancio della domanda. “Per il trasporto persone: l’allargamento dell’ecobonus per raggiungere una più ampia platea di cittadini, l’allineamento alla fiscalità europea dell’auto aziendale, il sostegno allo smaltimento dei veicoli invenduti durante il lockdown. Per il trasporto merci: gli incentivi alla rottamazione e l’incremento delle detrazioni per le imprese”.
“Ebbene, dopo settimane di “rimpalli” fra tutti i soggetti istituzionali coinvolti – sottolinea la nota – e nonostante l’impegno costruttivo di diverse componenti della maggioranza, non ci sono ancora provvedimenti concreti e si continua a paventare la mancanza di fondi per l’automotive”.
Possibili incentivi per veicoli sotto i 18.000 €, la critica
Sotto la lente UNRAE anche l’ipotesi, circolata negli ultimi giorni, della limitazione degli eventuali incentivi ai soli veicoli con un prezzo di listino inferiore a € 18.000, con l’esclusione tutti di tutti gli Euro 6 di ultima generazione a prescindere dal loro livello di emissioni.
Una misura del tutto indigesta all’Unione poiché andrebbe a “favorire pochissimi marchi fra le decine presenti nel segmento, creando una grave distorsione del mercato senza riuscire a rilanciarlo, con effetti nefasti sulla clientela (minore scelta e minori sconti), sulle emissioni medie (ricambio rallentato del parco circolante) e sul gettito dell’Erario (minore IVA incassata dallo Stato). Insomma, un serio danno simultaneo all’economia, all’ambiente e alle finanze pubbliche, che lancerebbe non poche ombre sulle reali motivazioni delle politiche “green” in discussione”.
UNRAE, infine, si è sentita in dovere di elencare una serie di precisazioni in merito alla paventata possibilità, per il rilancio del settore post Covid-19, di ispirarsi al modello proposto dal Governo tedesco, Paese diametralmente differente, per mercato e scelte istituzionali, rispetto al nostro.
La Germania infatti, che “ha già avviato da tempo e con incisività il percorso della transizione energetica, iniziando doverosamente dalle infrastrutture grazie a sostanziosi investimenti pubblici”, ha un quota di mercato di veicoli elettrici e ibridi plug-in che, ora, è tripla rispetto all’Italia. Ma le differenze sono numerose e sono legate principalmente:
- alle infrastrutture di ricarica: la densità di punti di ricarica pubblica ogni 100 km di rete viaria, in Germania è 3.5 volte superiore a quella italiana;
- al parco circolante: quello italiano, tra i più anziani in Europa, già prima del Covid-19 aveva un’età del 20% più alta rispetto a quello tedesco, e soffriva un ciclo di rinnovo del 43% più lungo;
- al mercato: in Italia durante il lockdown di marzo-aprile il mercato è crollato quasi del doppio rispetto a quello tedesco;
- all’aliquota IVA ordinaria: in Italia è al 22% anziché al 16% come previsto dalle recenti normative tedesche per i prossimi 6 mesi;
- al trattamento fiscale dell’auto aziendale: in Germania l’IVA è da sempre detraibile al 100%, mentre in Italia solo al 40%, con una deroga perennemente rinnovata rispetto alla normativa europea.
A conclusione della nota UNRAE ha ribadito di rimanere “fiduciosa attesa di un concreto cambio di marcia” poiché “non c’è più spazio per le politiche di assistenzialismo”, essendo ormai “ora di mettere in atto un concreto piano per lo stimolo della domanda, cominciando dai settori strategici ed in grado di rimettere realmente in moto la nostra economia”.