Lo sciopero dei benzinai indetto dalle sigle Fegica Cisl e Anisa/Figisc Confcommercio e previsto per il 13 e il 14 maggio è rientrato con un giorno di anticipo. La serrata dei benzinai autostradali, a cui non aveva partecipato Faib, era stata indetta a causa delle proteste sulle difficilissime condizioni in cui i gestori degli impianti in tutta Italia si sono trovati ad operare durante la pandemia da Covid-19, con guadagni crollati di oltre il 90%.

Le associazioni di categoria dei benzinai, “nel rilevare la buona adesione allo sciopero, annunciano di ritenere opportuna la riapertura degli impianti già nella giornata di domani (oggi ndr), alla turnazione delle ore 06:00, onde limitare disagi all’utenza ed al trasporto merci”, così esordisce il comunicato congiunto Fegica-Anisa/Figisc.

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Sciopero benzinai: adesioni per l’87% dei gestori, “un risultato significativo”

“Secondo i dati ricevuti dalle strutture sindacali territoriali e dalle informazioni pubblicate dai concessionari autostradali, l’adesione allo sciopero dei Gestori (al netto delle aree aperte per garantire i servizi minimi e di quelle gestite direttamente dalla compagnie petrolifere) risulta essere dell’87% su base nazionale, con punte oltre il 90% in alcune delle principali tratte. Un risultato significativo – esordisce la nota congiunta – fatto registrare in condizioni davvero estreme per la categoria”.

Come già citato, non sono mancate le critiche nei confronti delle istituzioni. Il comunicato prosegue infatti sostenendo come “il Governo sia del tutto impotente di fronte alla distanza che proprio non riesce a non mettere tra sé, i proclami che si accatastano l’uno su l’altro, le sterili polemiche da cui si fa assorbire e le urgenze che vivono i processi produttivi, i servizi, le infrastrutture e le imprese, i lavoratori, le persone che da essi dipendono, i Gestori tra le altre”.

Ora le sigle, vista la compattezza con cui la categoria ha lanciato il segnale di allarme, invitano tutti i gestori che hanno aderito alla serrata di riaprire già oggi, 14 maggio, alle 6.00, “anche allo scopo di contenere i disagi per la mobilità dei cittadini ed il trasporto delle merci”.

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I dubbi del “Decreto Rilancio” per i gestori degli impianti

I giudizi delle sigle sindacali non sono positivi nemmeno sulle misure per il settore contenute nel cosiddetto “Decreto Rilancio”, illustrato ieri sera dal premier Conte e dai ministri incaricati, dopo un Consiglio dei Ministri fiume, durato ininterrottamente per più giorni. Le associazioni, presa visione delle bozze del decreto che sono circolate gli scorsi giorni, avevano infatti criticato le modalità con cui la norma sui contributi figurativi (quella richiesta già a marzo) era stata inserita all’ultimo momento nel testo del decreto. Un inserimento tardivo che “non ha ottenuto il visto di conformità a causa della mancanza della relativa relazione tecnica”.

L’intervento del Ministro per Sviluppo Economico Stefano Patuanelli è avvenuto “in extremis, in modo frettoloso e incompleto”, soltanto dopo la proclamazione dello sciopero da parte di Fegica Cisl e Anisa/Figisc Confcommercio. “La cosa che lascia perplessi è che il Decreto Rilancio ha ormai accumulato un ritardo di un mese rispetto alla data prevista, visto che sarebbe dovuto uscire entro il 16 aprile, prima delle scadenze fiscali del primo trimestre. Nonostante il clamoroso ritardo, il tavolo sui carburanti non è riuscito a mettere insieme una norma con una relazione tecnica. La domanda purtroppo è retorica: che si fanno a fare i tavoli?” conclude infine, con rammarico, la nota.

Nel comunicato stampa rilasciato dal Governo dopo il Consiglio dei Ministri di ieri sera, l’unico riferimento esplicito al mondo dei carburanti è presente al paragrafo 6 e riguarda un aspetto fiscale, quello sulle clausole IVA. Il paragrafo infatti prevede la “cancellazione clausole IVA: soppresse definitivamente a partire dal 1° gennaio del 2021, le cosiddette “clausole di salvaguardia” che prevedono aumenti automatici delle aliquote IVA e delle accise su alcuni prodotti carburanti”.

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