Caro-carburanti, Ruote Libere: «autotrasportatori prime vittime degli aumenti»
Franchini: «Occorrono soluzioni d'emergenza per calmierare una situazione potenzialmente esplosiva, in primis proprio per il settore dell'autotrasporto, già piegato da una concorrenza selvaggia e da una corsa al ribasso del costo dei servizi»
Con il caro-energia che si fa sempre più pesante, andando ad impattare perfino sulle stime del Pil italiano del 2022 (secondo il Fondo Monetario Internazionale sarà al +3,8% e non più al 4,2% come inizialmente previsto), l’aumento dei prezzi dei carburanti presso le stazioni di rifornimento italiane grava in modo sempre più pesante su tutto il comparto dell’autotrasporto nostrano. Un settore su cui si stanno riversando gli effetti nefasti del rincaro del gasolio, principale carburante utilizzato dai veicoli pesanti e, in alcune stazioni, arrivato a superare il prezzo di 1,7 euro al litro. E, nonostante i forti rincari dei carburanti (+25% in un anno), il comparto ha comunque cercato di congelare i costi di servizio, rimasti sostanzialmente invariati rispetto allo scorso anno. Ma le accuse nel dibattito pubblico sulle cause del rincaro merci non si placano. A sollevare la questione è l’associazione di categoria Ruote Libere, la sigla che riunisce i piccoli imprenditori del trasporto in conto terzi.
Ruote Libere, i costi di esercizio dell’autotrasporto restano invariati. Ma le accuse non si placano
“Le prime vittime dell’aumento spropositato del carburante sono gli autotrasportatori ma, paradossalmente, viviamo in un Paese nel quale viene scaricata su di loro, proprio perché più deboli e non adeguatamente rappresentati, la responsabilità degli aumenti dei prezzi della merce sugli scaffali. Un modo per celare le grandi speculazioni che – come sempre – vengono messe in campo nei momenti di crisi”, ha esordito Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere.
“Il confronto dei prezzi del gasolio tra gennaio 2021 e oggi mostrano un aumento netto di oltre il 25%. Calcolando che per una azienda di autotrasporto il costo del carburante incide per circa un terzo dei costi complessivi, sarebbe ragionevole ipotizzare un aumento del servizio vicino al 10% – continua Cinzia Franchini -. Così non è stato. Lo dicono i nostri associati e lo sanno benissimo le tante aziende di autotrasporto italiane. Ad oggi il costo del servizio è rimasto praticamente immutato rispetto a un anno fa, ma per comodità nel dibattito pubblico il settore dell’autotrasporto viene indicato come il principale responsabile degli aumenti delle merci”.
Le proposte
“Occorrono soluzioni d’emergenza per calmierare una situazione potenzialmente esplosiva, in primis proprio per il settore dell’autotrasporto, già piegato da una concorrenza selvaggia e da una corsa al ribasso del costo dei servizi, anche attraverso l’impiego di manodopera straniera a basso costo il cui utilizzo peraltro è stato di recente ulteriormente incentivato attraverso la leva del Decreto flussi”.
“La soluzione oggi – conclude Franchini – potrebbe essere rappresentata dall’eliminazione dell’odiosa tassa sulle tasse, ovvero l’Iva sulle accise, e l’introduzione dell’accisa mobile per modulare la tassazione sui carburanti rispetto all’obiettivo di tassazione prefissato. Due semplici provvedimenti che restituirebbero equità, liquidità e mobilita al Paese, ma soprattutto farebbero scoprire una politica di Governo veramente in contro tendenza rispetto al passato”.