In una nota Pirelli, colosso degli pneumatici, ha annunciato che “in collaborazione con l’Ospedale San Raffaele e con il supporto dell’Università degli Studi di Milano – Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche Luigi Sacco, offrirà a partire dalla prossima settimana ai circa 3.100 dipendenti del gruppo in Italia, la possibilità di sottoporsi a uno screening sierologico per il Covid-19 al fine di rafforzare ulteriormente la ripresa in sicurezza delle attività dopo il lockdown”.

Pirelli

Pirelli, test sierologici per la sicurezza dei dipendenti

I test sierologici permettono di individuare la presenza di anticorpi al virus SARS CoV-2: offrondo quindi un validissimo strumento per la mappatura della diffusione del contagio e permettono di migliorare gli studi per lo sviluppo del vaccino. I test possono essere qualitativi, semi-quantitativi e quantitativi in base alle modalità di analisi. Nei test qualitativi, estremamente rapidi, basta una piccola goccia di sangue per capire se il soggetto analizzato ha sviluppato gli anticorpi. Nei test quantitativi, che richiedono un prelievo di sangue e uno specifico analizzatore, viene dosata l’effettiva quantità di anticorpi prodotti.

Pirelli , per l’indagine epidemiologica sui dipendenti, utilizzerà quindi il kit rapido per il test qualitativo. Poi, nel caso “l’esito richiedesse un approfondimento – prosegue la nota –  contestualmente saranno realizzati anche esami venosi e tamponi. Lo screening sierologico sarà effettuato nella massima sicurezza all’interno degli spazi aziendali con il supporto di personale sanitario qualificato”.

Test sierologici su base volontaria, anche per l’indagine nazionale della CRI

Il progetto Pirelli, che è rigorosamente su base volontaria come già accaduto, per esempio, nello stabilimento IVECO Defence di Bolzano,”si inserisce nell’ambito delle misure messe in atto da Pirelli per la ripartenza delle attività ed è volto a tutelare la sicurezza di tutti i dipendenti, obiettivo prioritario dell’azienda”.

Attualmente la Croce Rosse Italiana sta conducendo un’indagine epidemiologica a livello nazionale per comprendere la diffusione del coronavirus sul territorio, proprio attraverso i test sierologici. E’ stato selezionato un campione statistico di 150mila persone, distribuite in più di 2mila comuni. L’adesione all’indagine, iniziata il 25 maggio, sembra essere più bassa del previsto: fino ad ora, infatti, avrebbe aderito meno del 24% degli individui contattati. Molteplici le cause del basso coinvolgimento della popolazione: dai tempi troppo lunghi che potrebbero intercorrere tra il test sierologico e il tampone, fino alle fake news circolate in rete sulla loro pericolosità – dimostratasi infondata – senza dimenticare il leggero ritardo con cui è stata avviata la campagna comunicativa istituzionale sull’iniziativa.

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