Due anni di duro lavoro, mesi di trattative, altolà di associazioni imprenditoriali e sindacati, piroette dei potenti lobbisti che si dividono tra Strasburgo e Bruxelles. Tutto in fumo. Nella seduta plenaria del Parlamento europeo di mercoledì 4 luglio a Strasburgo, la controversa proposta di riforma del trasporto su strada è stata affondata da un siluro che ha messo a nudo le contraddizioni in cui si dibattono le istituzioni comunitarie: da un lato i Paesi del gruppo di Visegrad che puntano alla liberalizzazione strisciante del settore, dall’altro lo schieramento dei firmatari della Road Alliance (dall’Italia alla Francia, dalla Germania alla Spagna) contro il cabotaggio illegale, stremati dal dumping sociale e dalla concorrenza sleale dell’Est Europa.

Pacchetto Mobilità

A maggioranza, schiacciante, i parlamentari europei hanno bocciato il ‘Pacchetto Mobilità‘, rinviando alla Commissione Trasporti del Parlamento proprio i documenti frutto delle infinite mediazioni svoltesi in quella sede, l’ultima il 4 giugno. Ecco i numeri della débacle: 390 voti a 286 per le norme per il distacco dei conducenti; 422 a 229 per orari di lavoro e riposo; 551 a 103 per le proposte di legge sulla lotta alle società fittizie e alle pratiche illegali.

Pacchetto Mobilità, la vittoria del fronte dell’Ovest

Effetto secondario da non sottovalutare, la bocciatura rimanda in alto mare la questione. Perché è davvero improbabile che il Pacchetto Mobilità riesca a tornare in aula a Strasburgo prima delle elezioni europee di maggio 2019. E se anche l’onda populista dovesse sovvertire gli equilibri del prossimo Parlamento, la tendenza a proteggere gli interessi nazionali emersa nel corso della crisi sui migranti dà ben poche chance di successo alle spinte iperliberiste gradite a Polonia, Romania, Slovacchia, Lituania e compagnia cantando.

Molto positive, quasi trionfali, in Italia le reazioni al fiasco di Strasburgo: dal punto di vista politico il risultato della votazione ha raccolto un plauso trasversale, dal vicepresidente del parlamento David Sassoli (Pd) a Giovanni La Via (Forza Italia) passando per Rosa D’Amato (M5S). Il segretario nazionale della Fit-Cisl, Maurizio Diamante, parla poi di «uno stop utile a riaprire un provvedimento scellerato, almeno nella forma licenziata dalla Commissione il 4 giugno».

Gli ha fatto eco Natale Colombo della Filt-Cgil: «Sono state accolte le critiche dei sindacati europei, in particolare per il mancato rispetto del principio di parità di retribuzione e lo stravolgimento dei tempi di guida». E Claudio Terlazzi di Uiltrasporti: «Le forzature non hanno prevalso». Piena soddisfazione anche di Anita, il cui presidente, Thomas Baumgartner, ha sottolineato come la normativa sottoposta al voto, in particolare dopo le modifiche apportate il 4 giugno, finisse per favorire la concorrenza sleale tra le imprese al posto di combatterla.

Pacchetto Mobilità

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