Tre trattori nella fascia di potenza ’europea’ che hanno brillato nel Supertest 500 km di Vado e Torno. Tre prove fresche di pubblicazione che rappresentano dunque lo stato dell’arte per Daf, Mercedes e Renault. Cabine, driveline e dotazioni per la sicurezza e la connettività sono per tutti ai massimi livelli. Proprio come sulle ammiraglie.

Stavolta si sono voluti mettere fianco a fianco tre trattori dell’ultima generazione, quindi provati nell’arco temporale da inizio 2019 a oggi, che militano nella fascia di potenza preferita dalle flotte, definita anche ‘europea’, e che parte da 450 cavalli per arrivare sino alla soglia dei 480. Daf Xf 480, Mercedes Actros 1845 e Renault T High 480 vengono dunque passati ai raggi X nel Supertest di Vado e Torno e poi ancora analizzati per quello che offrono, l’uno rispetto agli altri. E ne esce una fotografia per certi versi inaspettata, soprattutto se si fa riferimento alle versioni che ciascun costruttore mette in campo nella fascia superiore, quella delle cosiddette ammiraglie. Direte voi, visto che a febbraio a entrare nel mirino erano stati Iveco, Man e Scania, mancherebbero ancora Ford e Volvo. Ebbene, per l’F-Max si attende la prima discesa ‘su strada’, mentre Volvo, che ha di recente rinnovato la gamma Fh, darà conferma a breve.

Le prove complete, corredate dai grafici tecnici e di rendimento, insieme a molte altre chicche, sono disponibili sul numero sfogliabile di aprile 2021, sfogliabile qui.

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Mercedes Actros 1845, così il figlio della Stella gioca a fare la lepre

Ecco la prima delle ammiraglie. C’è dell’altro, sull’Actros, oltre alle rivoluzionarie Mirror cam. Ad esempio, una cinematica sofisticata e all’interno della cabina Stream space, un cockpit multimediale che proietta il pesante della Stella in una nuova dimensione Se conferma era necessaria e gradita per giustificare nel concreto l’assegnazione del Sustainable Truck of the Year al Mercedes Actros, la risposta è arrivata, puntuale, all’indomani della consegna del premio. Chiamato al severo esame sul percorso del nostro Supertest, il pesante stradale della Stella ha messo lì una prestazione che vale più di ogni commento e spiega meglio di qualsivoglia valutazione soggettiva. Percorrendo infatti 3,73 chilometri per ogni litro di gasolio consumato, l’Actros si è imposto come riferimento, certificando sul campo le sue doti. Conferma giunta alla quinta generazione, presentata nel settembre 2018, del modello firmato da Mercedes.

In realtà si tratta di un risultato che arriva addirittura da più lontano. Da quando, primavera 2017, Mercedes ha introdotto sul suo pesante di riferimento una serie di aggiornamenti, in particolare alla catena cinematica (motori ottimizzati, riduzione degli attriti sul cambio Powershift 3, nuovo asse posteriore, giusto per citare i più importanti), che combinati con le novità in chiave di maggiore efficienza aerodinamica (Mirror cam in luogo degli specchi, nuovo bordo spoiler anteriore) nonché col ricco bouquet di sistemi di assistenza alla guida (due su tutti, l’Active drive assist e l’Active brake assist 5), hanno pienamente centrato l’obiettivo, tagliando i consumi, migliorando il rendimento e contribuendo ad alzare l’asticella del comfort e della sicurezza. Bingo. Ma nella prestazione dell’Actros, vero e proprio concentrato di alta tecnologia, si legge dell’altro: un’innata vocazione al futuro. Aprendo infatti come mai in passato alla connettività e alla digitalizzazione, c’è nel Costruttore di Stoccarda la consapevolezza di aver tracciato una nuova strada nell’ambito del trasporto pesante, che per chiunque sarà difficile ignorare.

Il giudizio di Vet

Le Mirror cam sono sicuramente un valore aggiunto, ma allo stesso tempo anche un sistema che richiede tempo per essere capito e sfruttato al meglio. Al contrario, invece, del cockpit multimediale, a nostro parere il vero plus di un ambiente che mette al centro funzionalità, praticità e comfort. Un gioco da ragazzi interagire con i due schermi da 10 pollici: dimensioni generose, grafica chiarissima a prova di diottrie, facilità di lettura delle info, utilizzo intuitivo. Insomma, qui l’autista è coccolato.

La pulizia del parabrezza non è propriamente agevole. Servono infatti doti da arrampicatore per mantenersi stabili sulla doppia pedana integrata nella calandra. Larghezza e lunghezza, infatti, sono eccessivamente limitate e non garantiscono il corretto equilibrio e meno che meno un appoggio saldo e sicuro del piede. Si poteva fare meglio.

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DAF XF 480, nella migliore tradizione olandese

Saldamente ancorata al concetto di massima effi cienza e rendimento, l’ammiraglia olandese conferma la sobrietà nei consumi annunciata con l’ultimo upgrade, combinandola sulla versione con Space cab alla ricca dotazione Quando nella primavera 2017 Daf accompagnava l’aggiornamento delle serie pesanti Xf e Cf con l’annuncio di una maggiore efficienza dei veicoli, che si sarebbe tradotta in un taglio dei consumi fino al sette per cento, la sorpresa non fu poca. Tuttavia, conoscendo la politica del Marchio olandese, storicamente lontanissima da annunci eclatanti con promesse di fuochi d’artificio, e per questo più incline alla teoria del basso profilo e dei piccoli passi, era fin troppo chiaro come una simile dichiarazione non poteva rientrare in un azzardo scaturito dall’eccessivo entusiasmo. Esagerazione o verità? Per togliersi ogni dubbio non restava che la verifca sul campo. Sul sempre sincero percorso del nostro Supertest.

Peraltro, qualche consistente indizio non accreditava certo l’annuncio Daf come una sparata. L’aggiornamento sull’Xf (e Cf) è stato notevole in ogni area (principalmente cinematica e aerodinamica), tale da far parlare addiritura di una vera e propria new generation dei pesanti di Eindhoven. Monoblocco, cuscinetti dell’albero motore e pistoni riprogettati in funzione del downspeeding, cioè della riduzione del regime di rotazione. Un turbo più efficiente e una pompa dell’olio a variazione continua. Tutto questo, sul 6 cilindri Mx-13 di 12,9 litri, a vantaggio di una maggiore potenza (20 cavalli) e di una coppia, anch’essa più robusta, disponibile nel suo massimo valore ben al di sotto dei mille giri motore. Senza con ciò dimenticare altre importanti novità quali, ad esempio, un freno motore più potente, gli assali posteriori rivisitati e un sistema Eas di post trattamento dei gas di scarico ancora più compatto (del 40 per cento) e soprattutto più leggero (di una cinquantina di chili). Un beneficio per la tara, che infatti non supera i 7.700 chili.

Il Giudizio di Vet

Non ci sarebbe da sorprendersi perchè fa parte della fi losofi a Daf, ma la funzionalità della Space cab merita una sottolineatura. Vanno indubbiamente in questa direzione, ad esempio, il doppio anello portabottiglie in plancia, come anche il ripiano estraibile ricavato nella parte superiore della stessa. Tutto molto facile e intuibile con poche concessioni alla digitalizzazione spinta.

A portata di mano lo è di sicuro, ma quella leva del freno di stazionamento collocata in plancia, toglie qualcosa alla sobria gradevolezza estetica. Oggi che anche il comando del cambio è ridotto a un semplice selettore, un comando meno appariscente e invadente avrebbe infatti migliorato e non di poco il colpo d’occhio.

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Renault T High 480, a otto anni dal lancio sul mercato un frutto maturo

Il pesante francese sfrutta al meglio il più recente upgrade fatto di tanti piccoli ma decisivi aggiornamenti, migliorando abbondantemente il rendimento chilometrico, senza peraltro scendere a compromessi in tema di comfort

Avanti a piccoli passi. È la strategia di Renault Trucks, almeno da quando, tarda primavera 2013, la Losanga ha svoltato mettendo termine all’era dal Magnum, icona e modello assolutamente unico nel panorama delle ammiraglie per il lungo raggio. Avanti a piccoli passi, ma capaci di lasciare un’impronta netta, di segnare una marcata differenza con il passato, anche quello più recente. Guardate la Serie T. Ormai prossima al traguardo degli otto anni di presenza sul mercato, esteticamente non è cambiata granchè dal lancio. Si è proceduto per affinamenti perlopiù aerodinamici. non molto altro, nel segno di una continuità stilistica che è anche un chiaro elemento distintivo del top di gamma Renault Trucks. La calandra trapezoidale, che disegna il frontale dell’orgoglioso pesante stradale francese, rendendolo immediatamente riconoscibile, sta alla Serie T come la cabina separata dal vano motore stava al Magnum. Piuttosto, è sottopelle che il Renault Trucks T ha implementato gli aggiornamenti più consistenti e tali da accentuarne i miglioramenti in termini di rendimento ed efficienza.

È appunto in questa chiave che va letto il balzo davvero notevole realizzato nel nostro Supertest dal T High 480, capace di spingersi ai 3,43 km/litro, allungando di 260 metri la distanza percorsa, meno di due anni prima, dal pari potenza T Comfort (3,17 km/litro). Di certo alla base di questa performance, che vale all’ammiraglia francese il podio in quella che convenzionalmente viene individuata come fascia di potenza europea, c’è lo zampino dell’Optivision, il cruise predittivo che legge la strada davanti al veicolo sfruttando, ora, mappe tridimensionali decisamente più particolareggiate e precise.

Il Giudizio di Vet

Nessun dubbio sul principale valore aggiunto da riconoscere al T High 480 della nostra prova: le sospensioni pneumatiche. Un classico sull’asse motore delle ammiraglie, più raro, invece, vederle combinate con lo stesso schema sull’asse sterzante. Il comfort sale ai suoi massimi. E pure se la soluzione inevitabilmente costa qualcosa in termini di tara, considerando il benefi cio sulle lunghe distanze, è un prezzo che si paga più che volentieri alla causa del benessere di bordo.

Il design, per così dire, anticonformista del cruscotto. In Renault Trucks hanno puntato su una forma assai poco, o per nulla, lineare. Lascia qualche dubbio a livello puramente stilistico e di funzionalità, fi nendo per impattare anche sulla facilità di lettura delle diverse informazioni.

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