Mercato camion, profondo rosso. Ad aprile record negativo, -58,4%
La caduta libera del mercato camion non accenna a rallentare, dopo un marzo già particolarmente drammatico. Un crollo inevitabile a causa del lockdown e delle misure contenitive messe in atto per arginare la pandemia da Covid-19. Ad aprile 2020 le immatricolazioni di veicoli industriali con ptt superiore alle 3,5t hanno registrato -58,4% (990 unità immatricolate […]
La caduta libera del mercato camion non accenna a rallentare, dopo un marzo già particolarmente drammatico. Un crollo inevitabile a causa del lockdown e delle misure contenitive messe in atto per arginare la pandemia da Covid-19. Ad aprile 2020 le immatricolazioni di veicoli industriali con ptt superiore alle 3,5t hanno registrato -58,4% (990 unità immatricolate contro 2.379) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A renderlo noto è stato il Centro Studi e Statistiche di UNRAE, l’Associazione delle Case estere, durante la conferenza stampa online di settimana scorsa alla quale hanno partecipato circa trecento rappresentanti della stampa di settore e d’opinione, di aziende, associazioni di categoria e della pubblica amministrazione.
Se il dato inerente al mercato camion e alle vendite di veicoli pesanti ad aprile con ptt maggiore alle 16t è ancora peggiore (-59,2% ovvero 799 unità immatricolate contro 1.957), un calo meno marcato viene registrato dalle vendite sull’intero primo quadrimestre del 2020 (-25,7% con 6.258 unità contro le 8.425 del 2019). Una magrissima consolazione.
Mercato camion, in Italia “è un’impresa fare impresa”
“I dati del mercato dei veicoli industriali portano segno negativo fin da gennaio 2019. Abbiamo seguito con attenzione l’andamento dei dati di immatricolazione – così ha esordito Franco Fenoglio, Presidente della Sezione Veicoli industriali di UNRAE, in apertura della conferenza stampa. “Volevamo capire fino a che punto l’emergenza in corso potesse dare un vero e proprio colpo di grazia alla sofferenza di questo mercato, che non si è mai ripreso del tutto dalla crisi del 2008, arrivando con fatica, dopo dieci anni, a meno del 66% dei volumi fatti nel 2007. E’ un quadro desolante, in Italia abbiamo il parco più vecchio d’Europa con anzianità media di 13,6 anni su una media europea di 11,5. Il 58,5% dei veicoli è Ante Euro IV (401.000 veicoli), ben il 12,8% del parco è composto da veicoli Euro 0 (88.000 mezzi con oltre 27 anni di età)”.
Fenoglio ha poi elencato le carenze dell’autotrasporto in Italia, enumerando i motivi per cui il settore continua a perdere competitività a livello internazionale, con la conseguente vaporizzazione di ingenti quote di traffico, alla base del crollo del mercato camion. Burocrazia farraginosa accompagnata da un “carico fiscale elevato, costi dei carburanti e del lavoro non competitivi e carenze infrastrutturali” sono sono la punta dell’iceberg di “una ormai storica inefficienza del sistema Paese, che non ha messo in atto alcuna strategia di sviluppo nazionale del settore”, a differenza di altre nazioni che, riconosciuta l’importanza strategica del settore, sostengono le aziende di trasporto locali.
Carenze a cui si accompagna uno spiccato invecchiamento del parco veicoli nostrano, in cui “l’età media dei veicoli utilizzati in conto terzi (10,7 anni) è molto inferiore a quella del conto proprio (15 anni)”.
Gli scenari dei prossimi mesi
La ripresa è al centro degli sforzi del Governo, dell’economia e dei cittadini: l’inizio della “fase 2” il 4 maggio lo testimonia. Anche UNRAE, conscia dell’importanza della ripartenza, ha previsto due scenari che potrebbero concretizzarsi nei prossimi mesi: “il primo (best case) prevede una lenta ripresa delle attività produttive e commerciali nel mese di giugno, con il mercato dei veicoli industriali che recupera, fermandosi intorno ad un -30%; il secondo (worst case) prevede che le attività produttive e commerciali riprendano solo a settembre, nel qual caso l’impatto sul mercato sarà più pesante, portandolo ad una perdita che potrebbe aggirarsi sul 40% rispetto al 2019”.
“Mentre le istituzioni e gli esperti tentano di dare una dimensione e definire le conseguenze della pandemia di Covid19 – ha proseguito Fenoglio – noi prendiamo atto che negli ultimi dieci anni, come effetto delle condizioni del settore italiano dei trasporti e della conseguente delocalizzazione, abbiamo già perso il 30% delle nostre reti e un miliardo e mezzo di fatturato l’anno, mentre lo Stato ha perso 105 milioni di entrate fiscali l’anno. In questo scenario il settore dei trasporti ha visto scomparire 35.000 imprese e 135.000 addetti, pari a 13 volte il numero dei dipendenti dell’Alitalia”.
Le proposte di UNRAE
Per far fronte all’attuale emergenza UNRAE ha quindi avanzato una serie di proposte, sia per sostenere le imprese (ovviamente anche di autotrasporti) sia per interventi strutturali sul mercato:
Per sostenere le imprese, anche con riferimento a quelle dell’autotrasporto:
- aumento del credito di imposta dal 6% al 12% fino al 2025 con rimborso in unica soluzione
- azzeramento o riduzione significativa delle tasse alle imprese per 12/24 mesi
- prestiti a lungo termine (10/15 anni) senza interessi
- maggiori garanzie bancarie alle imprese
Interventi strutturali di sostegno al mercato:
- istituzione di un fondo triennale per il rinnovo del parco circolante (veicoli Euro VI o alimentazione alternativa)
- possibilità di acquisto di usato su usato (con contestuale rottamazione di veicoli ante Euro V)
- proroga di sei mesi del superammortamento, in scadenza a giugno 2020
- emanazione urgente dei decreti attuativi per la concessione degli incentivi 2019 – 2020
- pagamento degli incentivi per investimenti non ancora erogati dal 2017.
“L’opinione pubblica – ha concluso Fenoglio – sembra aver scoperto la strategicità del settore trasporto solo in occasione dell’emergenza sanitaria. Non vorremmo che, a emergenza superata, il settore tornasse a godere di scarsa attenzione. Penso che, fuori da ogni retorica, sarebbe sufficiente e necessario che i trasportatori venissero riconosciuti per quei professionisti che sono, sotto la cui responsabilità cade il mantenimento in efficienza di un settore che è strategico sempre, e non solo quando si tratta di garantire l’approvvigionamento di generi alimentari, medicinali e prodotti energetici, anche per scongiurare problematiche sul fronte della sicurezza sociale del Paese”.