Conoscenza del mercato e fiducia nella mobilità elettrica. La nostra intervista al nuovo AD di DAF, Massimo Dodoni
Abbiamo incontrato per la prima volta Massimo Dodoni nella sua nuova veste di AD di DAF Veicoli Industriali in occasione di Ecomondo 2024. Ci ha parlato di mercato, strategie ed elettrificazione della gamma.
All’inizio dell’estate si è interrotto il più che ventennale binomio tra DAF Veicoli Industriali e l’allora AD Paolo Starace, passato a Ford Trucks Italia. La Casa olandese ha impiegato qualche settimana per trovare un sostituto, annunciato all’inizio di settembre nella figura di Massimo Dodoni, veronese, manager di lungo corso nel settore dei veicoli industriali. Nel suo curriculum, esperienze in SAF-Holland e in Kögel Trailers, anche in casa madre. Noi lo abbiamo incontrato per la prima volta in occasione della partecipazione di DAF a Ecomondo 2024. Dopo l’in bocca al lupo per l’inizio della sua nuova avventura professionale, abbiamo rivolto qualche domanda a Massimo Dodoni.
Il suo approdo in DAF coincide con un momento piuttosto complesso del mercato. Quali sono le principali sfide che un costruttore come DAF è chiamato in questo momento ad affrontare in Italia?
Il mercato segna qualche difficoltà nel settore automotive a livello globale. Quello italiano è un mercato molto frammentato, con tante tipologie di trasporto diverse. Per questo, forse, la crisi è meno impattante rispetto ad altri paesi come Germania o Polonia. La principale sfida è l’approccio a un mercato che è complesso; anche se, come DAF, stiamo mantenendo le promesse e gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Questo è possibile grazie a una rete di dealer molto efficiente e con una grande presa sul mercato, ma anche grazie a una rete di assistenza che conta 84 centri autorizzati, cruciali per dare un servizio sia di vendita che di assistenza adeguato al livello della nostra clientela.
Parla Massimo Dodoni, il nuovo AD di DAF Veicoli Industriali
Qual è la percezione che si ha sul mercato del marchio DAF?
DAF ormai è riconosciuto come marchio premium. Questo significa che non basta, quindi, semplicemente offrire ai nostri clienti un prodotto prestazionale, ma dobbiamo ambire a garantire anche un servizio e una diponibilità di ricambi adeguate.
Quali sono, invece, gli obiettivi generali che si è prefissato?
Oltre a mantenere la nostra leadership nel mondo dei trattori, ci stiamo concentrando nello sviluppo degli autocarri, investendo sugli allestitori che abbiamo sul territorio italiano. Questi ultimi sono in grado di offrire prodotti di assoluta qualità, sui quali dobbiamo assolutamente contare per aumentare la nostra quota di mercato.
La spinta decisiva per crescere anche nel segmento dei cabinati può arrivare dalla gamma di prodotti che DAF ha attualmente sul mercato?
Come sappiamo, DAF negli ultimi anni ha presentato innovazioni tecniche di assoluto livello, che poggiano sempre sulla nostra capacità di sfruttare l’ultima versione della normativa masse e dimensioni a livello europeo. Siamo stati i primi a sfruttare i vantaggi di questa normativa e possiamo offrire cabine che garantiscono la massima qualità dal punto di vista sia della finitura, sia del comfort per i professionisti della guida, come mi piace identificare gli autisti.
Allo stesso tempo, offriamo una capacità di accoppiamento tra carro e allestimento di assoluta eccellenza. La novità più importante è il sistema cosiddetto plug-and-play, che permette lo sviluppo di tutti i cablaggi che compongono la combinazione in modo più semplice e immediato possibile. Questo ha una ricaduta positiva sui tempi di allestimento e quindi sulla disponibilità del veicolo per il cliente finale.
Veicoli elettrici: va cambiato l’approccio
Ecomondo è un evento fortemente legato alle trazioni alternative. Il settore automotive in generale pare vivere un momento di rigetto nei confronti dell’elettrificazione. Un discorso analogo può essere fatto per i veicoli pesanti? Quale messaggio può dare in questo momento DAF sull’elettrificazione?
Non sono d’accordo sul fatto che ci sia un momento di ripensamento sul concetto di veicoli elettrico. Vedo piuttosto una ricollocazione, in uno scenario che poggia su tre elementi di base: produzione, distribuzione e utilizzo dell’energia che sta alla base della propulsione elettrica.
Può spiegarci meglio?
Noi costruttori abbiamo sviluppato veicoli eccellenti in termini di qualità e capacità delle batterie, autonomia complessiva, ma anche di riciclo delle batterie stesse. Subiamo però il ritardo delle istituzioni per quanto riguarda la produzione di energia in quantità sufficiente e la distribuzione di energia, che deve essere altrettanto sufficiente. Come Paccar siamo in grado di fornire sia le colonnine di ricarica, sia il necessario supporto nel disegno e nello sviluppo delle aree di ricarica presso la nostra clientela.
Sul potenziale della mobilità elettrica per i veicoli commerciali, allora, non ha dubbi…
È cruciale però che le istituzioni facciano la loro parte. Penso a sistemi di incentivazione rivolti alle aziende di trasporto per quanto riguarda la spinta all’utilizzo dei veicoli elettrici, a partire dalla possibile riduzione del costo dell’elettricità per chilowatt. Oppure a facilitazioni concrete per chi accede, per esempio, ai centri cittadini con i veicoli elettrici.