Il tema è quello del percorso che la Commissione UE ha individuato per ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli pesanti nel medio-lungo periodo. Massimo Artusi, vicepresidente di Federauto con delega ai Trucks&Van e neo-componente del Board di AECDR, l’Associazione europea dei Dealer, ha commentato la risposta della stessa Commissione ai quesiti posti dal Parlamento italiano, in particolare dalle commissioni competenti di Camera e Senato. Ecco le sue parole:

“Appaiono sorprendenti le modalità piuttosto vaghe ed evanescenti con cui la Commissione ha risposto alle legittime domande di chiarimento avanzate dal nostro Parlamento sulla fattibilità – e sul relativo impatto per la decarbonizzazione – della proposta di Regolamento sui target di emissione di CO2 per gli HDV che, come è noto, concentra l’intera misura sull’unica soluzione tecnologica dei veicoli industriali cosiddetti zero-emission”, ha scritto Artusi in una nota.

La posizione di Artusi e di Federauto Trucks

“L’intero impianto della risposta della Commissione si basa, infatti, su veri e propri atti di fede sulla capacità dei programmi comunitari di far accadere, alle scadenze del 2030/2040/2050, soluzioni che sono in realtà oggettivamente complesse e tutt’altro che scontate. Ad esempio, da una parte l’interrogativo sul fatto che il truck elettrico non decarbonizza alcunché fintanto che la produzione di energia sarà prevalentemente di fonte fossile viene liquidato rimandando ai generici obiettivi della Direttiva RED II sulle fonti rinnovabili, dall’altra la soluzione del problema della carenza di infrastrutture adeguate alla ricarica dei futuri camion elettrici viene affidata ad una tutt’altro che certa attuazione del Regolamento AFIR”.

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“La stessa legittima domanda su come la Commissione UE intenda affrontare la criticità degli elevati investimenti richiesti a carico delle imprese di autotrasporto per il rinnovo tecnologico del parco”, ha aggiunto Artusi, “viene bypassata facendo riferimento ad un programma IPCEI che è, in realtà, limitato al sostegno per l’acquisto dei veicoli commerciali pesanti a idrogeno, ossia di mezzi a tutt’oggi sostanzialmente inesistenti, mentre il delicato tema delle batterie viene demandato ad una non meglio precisata ambiziosa proposta di normativa europea”.

Si spera negli emendamenti al testo

“Si tratta, ancora una volta di un approccio ideologico e, in questo caso, anche gravemente elusivo, che non tiene minimamente conto delle dinamiche della domanda. Pertanto, non resta che auspicare che l’iter emendativo del testo – in corso in queste settimane presso la Commissione ENVI del Parlamento Europeo – possa rendere credibile per il mercato e concretamente utile per i target di decarbonizzazione la misura sui limiti di emissione di CO2 per gli HDV, a partire dal raggiungimento – ben messo a fuoco dal Governo italiano, del quale condividiamo la linea e al quale continueremo a fornire il nostro più convinto supporto – dell’obiettivo di riconoscere un efficace meccanismo di correction factor, in grado di parificare le propulsioni alimentate con biocarburanti e biometano di fonte rinnovabile a quelle definite zero-emission”.

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