L’autotrasporto è meno inquinante rispetto a trent’anni fa secondo l’ISPRA
Da uno studio condotto dall’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Ricerca Ambientale, arrivano dati incoraggianti, che fanno ben sperare in un periodo complicato come quello che stiamo vivendo: in quasi trent’anni, infatti, le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite del 17% rispetto al 1990 (0,9% rispetto al 2017), passando da 516 […]
Da uno studio condotto dall’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Ricerca Ambientale, arrivano dati incoraggianti, che fanno ben sperare in un periodo complicato come quello che stiamo vivendo: in quasi trent’anni, infatti, le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite del 17% rispetto al 1990 (0,9% rispetto al 2017), passando da 516 milioni di tonnellate di CO2 equivalente del 1990 a 428 milioni di tonnellate del 2018. Ma non è finita qui: secondo lo studio ISPRA le emissione prodotte dal trasporto stradale sono calate di oltre il 60% e rappresentano, nel 2018, solo il 12% del totale.
“Diavolo di un Tir: un pregiudizio duro a morire. Ma i dati dell’Ispra impongono un cambio di visione: i veicoli pesanti inquinano molto, molto meno di quanto si pensi” esordisce il vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè, commentando i dati forniti dallo studio dell’istituto.
ISPRA: emissioni provenienti dal trasporto stradale in calo del 60%
Secondo lo studio ISPRA, focalizzato sullo stato emissivo nazionale e strutturato in due rapporti, il National Inventory Report 2020 e l’Informative Inventory Report 2020 “la diminuzione è dovuta alla crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e all’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali”.
Per quanto riguarda il PM10 primario (una delle sigle con cui vengono indicate le polveri sottili) dallo studio emerge che il riscaldamento, oltre ad essere la principale fonte inquinante del 2018 – il 54% del totale – è anche l’unica ad aver aumentato le proprie emissioni nel periodo considerato. Un aumento che si attesta intorno a +41% rispetto al 1990 e causato principalmente dalla crescita della combustione di legna per il riscaldamento residenziale.
Dati che lo stesso Uggè non ha mancato di rimarcare: “sul fronte delle polveri sottili PM10, le cui eccessive concentrazioni sono alla base dei blocchi della circolazione, nel 2018, con un contributo del 54% sul totale inquinante e una crescita del 41% negli ultimi 28 anni, è stato il riscaldamento la principale fonte di emissione.
“Allora perché colpire il mondo dei trasporti, se in base al Rapporto dell’Ispra sono responsabili solo del 12% delle emissioni totali e hanno ridotto il loro potere inquinante di ben il 64% rispetto al 1990?”, si chiede Uggè nella nota con cui ha commentato lo studio ISPRA.
Report ISPRA: le altre emissioni e il ruolo dell’agricoltura
In calo, poi, anche le emissioni che provengono dal settore agricolo (-13%) che, da sole e per un totale di 30 milioni di tonnellate di CO2, costituiscono il 7% delle emissioni di gas serra. Tra le emissioni provenienti dall’agricoltura si trovano quelle che arrivano dagli allevamenti (quasi l’80, ovvero il 70% di bestiame bovino e il 10% di bestiame suino) e, in misura ridotta (circa il 10%) quelle che derivano dall’utilizzo di fertilizzanti chimici.
Sebbene per quanto riguarda gli ossidi di azoto (NOx) la principale fonte di emissioni rimane il trasporto su strada (circa il 43% del totale degli ossidi di azoto emessi nel 2018), lo stesso settore ha visto una riduzione del 71% di emissioni tra il 1990 e il 2018. Nello studio ISPRA viene poi sottolineato che “tra i settori interessati, l’unico che evidenzia un aumento delle emissioni è rappresentato dal riscaldamento (+36%, pari al 13% del totale)”.
Invece, per quanto concerne i COVNM (Composti Organici Volatili diversi dal metano) che, insieme agli ossidi di azoto, sono tra i principali precursori dell’ozono (O3) e del materiale particolato (PM) “il trend delle emissioni mostra una riduzione di circa il 54% tra il 1990 e il 2018. L’uso di solventi è la principale fonte di emissioni, contribuendo al totale con il 39% e mostrando una diminuzione di circa il 41% rispetto al 1990”.
Un dato non particolarmente incoraggiante arriva dai gas climalteranti, di cui circa metà delle emissioni nazionali “derivano dai settori della produzione di energia e dei trasporti, che registrano un +2% rispetto al 1990. L’aumento maggiore è dovuto al trasporto su strada (+3%) a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri; le percorrenze complessive (veicoli-km) per il trasporto passeggeri crescono, nel periodo di riferimento, del 21%”.
Le considerazioni di Conftrasporto
“Il coronavirus ci ha indeboliti, ma ci sta offrendo anche l’occasione per aprire gli occhi su alcune false verità alle quali molti, caparbiamente, ancora si aggrappano, senza considerare il fondamentale ruolo, lo ha riconosciuto anche il Governo, che il trasporto su strada ha dimostrato di ricoprire, soprattutto in questo periodo di lockdown – spiega Uggè – senza quei ‘maledetti’ Tir il Paese si sarebbe completamente fermato. Niente cibo sulle nostre tavole, niente medicinali nella farmacie, e soprattutto niente dispositivi sanitari negli ospedali”
“Qualcosa, dopo il lockdown dovrà cambiare anche su questo piano – afferma Uggè – I dati Ispra dovrebbero portare a nuove considerazioni e scelte politiche in tema di divieti e fonti energetiche”.