L’automotive chiede misure urgenti per lo slancio della transizione ecologica. Piano per elettrificazione e infrastrutture di ricarica, ecobonus fino al 2026 per rinnovo parco, riforma fiscale
In una Conferenza Stampa congiunta, i Presidenti delle tre Associazioni (Paolo Scudieri di ANFIA, Adolfo De Stefani Cosentino di FEDERAUTO, Michele Crisci dell’UNRAE) hanno evidenziato i dati della crisi indotta dalla pandemia nel 2020 e hanno rilanciato una serie di proposte affinché il mondo automotive intraprenda con decisione la strada della transizione ecologica
Nel corso di una serrata conferenza stampa i presidenti di alcune delle maggiori Associazioni del mondo automotive (Paolo Scudieri di ANFIA, Adolfo De Stefani Cosentino di FEDERAUTO, Michele Crisci dell’UNRAE) hanno fatto il punto della situazione del settore, alla luce dei durissimi colpi inferti al settore nel 2020 dal Covid-19, rilanciando una serie di proposte strategiche per la ripresa del comparto, nel solco della sostenibilità ambientale ed economica e in linea con le spinte della transizione ecologica al centro dell’agenda del Governo Draghi.
Un piano strategico, quello richiesto dalle assiocazioni automotive, per guidare il mercato verso l’elettrificazione dei veicoli e accelerare gli investimenti per le nuove tecnologie con particolare attenzione all’automazione, alla connettività, alla diffusione delle infrastrutture (pubbliche e domestiche), anche per l’idrogeno. Rifinanziare con urgenza gli incentivi in esaurimento e rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus e prevedere ulteriori incentivi per il ricambio del parco circolante di veicoli destinati al trasporto merci e a quello collettivo di persone. Allo stesso tempo è necessario avviare una complessiva riforma fiscale sul settore, in particolare, per le auto aziendali a sostegno delle imprese italiane oggi penalizzate rispetto agli altri Paesi europei. Auspicando anche una rimodulazione del “bollo auto” in chiave green.
Automotive, servono riforme strutturali
I tre presidenti hanno evidenziato i dati della crisi indotta dalla pandemia nel 2020, con la perdita del 27,9% di autovetture, del 15,1% di veicoli commerciali, del 14,4% di veicoli industriali, del 21,7% di rimorchi e semirimorchi e del 24,8% di autobus. Gli incentivi approvati hanno mitigato in parte il calo delle immatricolazioni, di cui ha beneficiato anche l’occupazione del settore, registrando quasi 100 milioni di ore di cassa integrazione (più che raddoppiate nel confronto con il 2019) rispetto al totale di circa 3 miliardi di ore dell’intero settore industriale. La svolta “green”, su cui da anni investono le Case automobilistiche e l’intera filiera automotive, ha ricevuto impulso positivo dalle misure introdotte nel nostro Paese per reagire al “cigno nero” della pandemia.
Nel 2020, a fronte di un contestuale incentivo, sono state rottamate 125.000 vetture vetuste ed inquinanti che hanno contribuito ad un risparmio di oltre 61mila tonnellate di CO2/anno. Nonostante l’avvio della transizione verso la sostenibilità, l’Italia ha ancora il parco circolante autovetture tra i più vecchi d’Europa, con un’età media di 11,5 anni contro gli 8 anni in UK e i 9 anni in Germania e Francia. All’attuale ritmo di sostituzione, per rinnovare l’intero parco italiano ci vorrebbero 27 anni. Ancora più elevata l’età media dei veicoli industriali (13,6 anni), dei veicoli commerciali (12,5 anni) e degli autobus (12 anni).
Il beneficio delle misure di sostegno è terminato presto. Gli incentivi per i veicoli commerciali si sono esauriti in pochi giorni, quelli per le autovetture sono in via di esaurimento. Da qui le proposte di ANFIA, FEDERAUTO e UNRAE, che ribadiscono la necessità di un piano strategico per la filiera automotive, con la partecipazione di tutti gli attori del settore, allo scopo di affrontare la transizione cominciando con urgenza a rifinanziare i suddetti incentivi per l’anno in corso.
Le dichiarazioni dei tre presidenti
Paolo Scudieri, Presidente di ANFIA, ha dichiarato che occorre “rafforzare e semplificare gli strumenti di politica industriale e rendere ugualmente accessibili alle imprese del Centro-Nord quelli per le regioni obiettivo; sostenere non solo gli investimenti in R&I, ma anche gli investimenti di riconversione produttiva; sì a programmi per la riqualificazione delle competenze, con misure di incentivazione fiscale e una rinnovata offerta di servizi formativi; si estenda il Piano Transizione 4.0, si favoriscano l’aggregazione delle PMI e le operazioni di private equity”. Nel ribadire l’importanza rivestita dalla rete di ricarica – nel giusto mix tra pubblica, privata e aziendale –, dalle infrastrutture per l’idrogeno fino alle tecnologie vehicle-to-grid e smart road, Scudieri ha poi proposto “l’istituzione di una task force pubblico-privata, in cui ministeri e associazioni competenti possano mettere a frutto una proficua sinergia”.
Dal canto suo il Presidente di FEDERAUTO, Adolfo De Stefani Cosentino, dopo aver sottolineato i cali significativi registrati dal comparto nel 2020 e aver rimarcato alcune debolezze ataviche del settore automotive in Italia (parco obsoleto, fiscalità e bassa percentuale di auto aziendali), ha sottolineato l’esigenza di “una semplificazione e rimodulazione della tassa automobilistica e l’introduzione di misure strutturali con orizzonte temporale medio-lungo per gli investimenti delle imprese di autotrasporto”.
Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, ha ribadito “la richiesta alle Istituzioni di rifinanziare gli incentivi per le autovetture nella fascia 61-135 g/km CO2 e per i veicoli commerciali, nonché di rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus per le autovetture fino a 60 g/km CO2”. Il tutto “Senza dimenticare i comparti del trasporto merci e persone per i quali è indifferibile l’incremento delle risorse per il rinnovo delle flotte dei veicoli industriali e del parco autobus, con graduale spinta verso le alimentazioni alternative”.