Sette quintali di frutta in viaggio per 10 giorni dalla Spagna a Parigi in un container isotermico senza alcun apporto di energia dall’esterno. Potrebbe essere la nuova frontiera del trasporto a temperatura controllata, si chiama SmartEcoReefer e fa leva su una tecnologia innovativa di derivazione aerospaziale. Un’alternativa ai container convenzionali a temperatura controllata con compressore per i trasporti refrigerati che, solo nell’import/export tra Europa e Africa, ogni anno assorbono 1,2 miliardi di kWh e danno origine a 600 milioni di tonnellate di CO2.

Trasporti refrigerati, SmartEcoReefer come game changer del settore?

Il segreto sta in una sigla a tre lettere: PCM. I materiali a cambiamento di fase – in inglese PCM Phase Change Material – sono caratterizzati dalla possibilità di accumulare o assorbire grandi quantità di calore garantendo un livello di temperatura costante. Finora impiegate negli schermi di protezione dalle basse temperature delle astronavi, le piastre PCM sono state inserite nelle pareti isolanti di un container isotermico per il trasporto di frutta e verdura dalla società francese Inprous-PRS Technologies che ha realizzato lo SmartEcoReefer.

Il risultato sono container da 20-40 e 45 piedi che, una volta precaricate e attivate piastre PCM, sono in grado di conservare la merce a temperatura controllata per un periodo compreso tra 12 e 25 giorni senza bisogno di ricorrere né ad allacciamenti elettrici né ad alcun apporto di energia dall’esterno. Il tutto con una riduzione drastica della proliferazione batterica nel carico, evitandone quindi il danneggiamento, e un abbattimento dell’impatto ambientale della refrigerazione dell’ordine dell’80 per cento.

Il primo container isotermico con sistema PCM pensato per il trasporto refrigerato è in corso di test, appunto, tra la Spagna e Parigi: se l’esito fosse positivo, non solo in futuro si potrebbe dare l’addio ai furgonati con compressore alimentato da motore diesel, ma la maggiore stabilità termica dei prodotti stivati consentirebbe anche di ricorrere con più facilità ai container ferroviari, oggi svantaggiati da tempi di resa decisamente superiori a quelli del trasporto su strada.

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