La Germania approva i limiti di CO2 per i camion
Il pomeriggio del 9 febbraio è avvenuta la votazione, che ha approvato il Regolamento per ridurre del 90% le emissioni di CO2 dei veicoli industriali entro il 2040.
L’approvazione al Coreper (l’organismo che raccoglie gli ambasciatori dei Paesi membri presso la UE) del Regolamento che vuole ridurre del 90% le emissioni di CO2 dei veicoli industriali entro il 2040 è stata vincolata alla dichiarazione di voto del rappresentante della Germania, causando un rinvio della votazione dal 7 al 9 febbraio 2024.
Poco prima della riunione del 9 febbraio, il partito tedesco Fdp, di cui fa parte il ministro dei Trasporti, ha dichiarato la sua opposizione al provvedimento, col rischio di un’astensione che avrebbe potuto causare la bocciatura del regolamento (già approvato dall’Europarlamento e dal Consiglio UE).
Dopo un chiarimento, il pomeriggio del 9 febbraio è avvenuta la votazione, che ha approvato il Regolamento. Berlino ha comunque ottenuto l’inserimento in un “considerando non vincolante” della clausola che ammette come climaticamente neutrali anche i carburanti sintetici (e-fuel). È una situazione analoga a quella dello scorso anno, quando sempre la Germania impose una clausola simile per quanto riguarda le autovetture.
Il voto positivo della Germania al posto dell’astensione (che Berlino usa in ambito europeo quando non tutti i partiti di Governo sono d’accordo) ha bloccato il contrasto alla norma da parte di altri Paesi che hanno espresso insoddisfazione verso il Regolamento, senza però avere da soli il potere d’impedirne l’approvazione. Se la Germania si fosse astenuta, infatti, anche la loro astensione avrebbe potuto bloccare il percorso della norma. Comunque Italia, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca si sono astenute.
Poco dopo il voto, il presidente dell’associazione italiana dell’autotrasporto Fai Conftrasporto, Paolo Uggè, ha dichiarato che se le anticipazioni sull’accordo del 9 febbraio saranno confermate “assumeremo le stesse iniziative degli agricoltori”. Uggè aggiunge che “siamo disposti a operare e a dare il nostro contributo per l’ambiente, ma occorre consapevolezza di quelle che possono essere le conseguenze di scelte esasperatamente ideologiche. Il rischio è che la protesta dei trattori si espanda ad altri settori”.