Transizione sostenibile e fiducia nelle partnership. La ricetta per la crescita di IVECO secondo Luca Sra
Lo scenario e gli investimenti richiesti ai costruttori nei prossimi anni richiedono un modus operandi diverso dal passato, e più aperto alle partnership. "Un modo per crescere a livello personale e aziendale", ci ha detto Sra. E sulla transizione: "L’Europa è stata un po’ approssimativa nel mettere insieme una transizione che è ineluttabile, ma che deve rispettare le competenze e i lavori che la stessa Europa ha creato in 150 anni di sviluppo dei motori a combustione interna".
L’ultima chiacchierata con Luca Sra, a capo della business unit Truck di Iveco Group, nonché delegato Anfia per il segmento dei veicoli industriali, risale a quasi un anno fa, a margine della presentazione della rinnovata line-up 2024 di IVECO a Barcellona. La IAA di Hannover, appuntamento clou della logistica internazionale per quest’anno, ha confermato la spinta innovatrice del costruttore italiano, con la presentazione di due importanti novità di prodotto e la riaffermazione di una strategia che abbraccia diverse tecnologie. E che impone, visto lo scenario e gli investimenti richiesti ai costruttori nei prossimi anni, un modus operandi diverso dal passato, e più aperto alle partnership. «Un modo per crescere a livello personale e aziendale», ci ha detto Sra.
Luca Sra (Iveco Group): transizione green e approccio multienergetico
Alla IAA è emersa l’importanza di un approccio multienergetico, approccio sul quale IVECO punta da sempre. Possiamo dire che è la strada giusta per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione richiesti dall’UE?
Noi crediamo di sì, perché avere una transizione green è ineluttabile. Crediamo che debba essere sostenibile e le risposte in questo senso sono multiple. Se il tasso di adozione dei veicoli a zero emissioni può essere molto rapido nella distribuzione urbana e nel trasporto di persone, la distribuzione regionale e le municipalità, sul trasporto internazionale ci sono dei punti interrogativi ancora importanti. Altre risposte anche nel breve termine, in questo senso, possono arrivare da CNG o LNG, o da soluzioni diesel con carburante HVO.
All’interno di questo approccio, come si inserisce l’eMoovy, il nuovo van elettrico che è stato presentato proprio qui ad Hannover? Qual è il ruolo di IVECO e quale quello di Hyundai nella fase che si apre ora?
Negli LCV il tasso di adozione dei veicoli elettrici è superiore rispetto a quello che vediamo nei pesanti. Se guardiamo le immatricolazioni del 2024, circa l’1% del totale dei veicoli pesanti è rappresentato dagli elettrici, mentre se ci spostiamo nel segmento dei veicoli commerciali leggeri il 2,5% del totale è rappresentato dagli elettrici.
Sicuramente la gestione dell’ultimo miglio sarà uno dei segmenti di mercato che avrà l’evoluzione più rapida rispetto all’elettrificazione. La storia di successo del Daily e la disponibilità da parte di IVECO di una gamma totalmente elettrica per quanto riguarda il Daily – dai furgoni ai cabinati e dalle 3,5 alle 7,2 ton – si completa in maniera piuttosto naturale con l’eMoovy, che lavora sotto le 3,5 ton ma con la stessa filosofia del Daily, incentrata sulla flessibilità.
Crescere con le partnership
La scelta delle collaborazioni con altri Marchi (Hyundai, Ford) è stata comunicata e rivendicata anche quest’anno, per esempio al Capital Market Day e alla press conference di IAA. È una scelta strategica forte. Quali sono, secondo voi, i principali benefici?
La collaborazione con Hyundai nello sviluppo dell’eMoovy ci ha dato diversi vantaggi. Innanzitutto, una rapidità che non avremmo potuto avere sviluppandolo da soli. Poi ci ha dato delle sinergie, perché Hyundai aveva una disponibilità tecnologica immediata e noi un footprint dal punto di vista della rete di distribuzione e di assistenza. Abbiamo potuto, insomma, ridurre l’impatto degli investimenti in modo significativo.
Dal mio punto di vista, poi, le partnership sono una grande occasione di crescita individuale: abbiamo a che fare con culture aziendali molto diverse dalla nostra, e questo non può essere che un motivo di crescita.
Una visione, dunque, chiara per il prossimo futuro…
Tra Euro 7, visione diretta, evoluzione della normativa masse e dimensioni, transizione energetica, l’industria ci imporrà da qui ai prossimi anni investimenti molto ingenti che avranno un peso notevole. La nostra agilità ci sta consentendo di trovare dei partner che possono essere complementari con la nostra offerta di prodotti e di servizi.
Una delle maggiori carenze che si avvertono in questa fase è la mancanza, o comunque la frammentazione, di una regolamentazione politica. Quali potrebbero essere le strategie politiche che possono favorire il cambiamento?
Avere un percorso verso la transizione è necessario, ma allo stesso tempo è necessario preparare la strada verso la transizione. Non basta scrivere la legge e punire, e mi riferisco alle penali che pendono sulla testa di tutti i costruttori. La sostenibilità della transizione passa attraverso incentivi all’acquisto e un TCO comparabile tra diesel ed elettrico. Ci sono grandi capitoli aperti, tipo la fornitura di energia e la carenza di infrastrutture, per esempio.
Io credo, in sintesi, che l’Europa sia stata un po’ approssimativa e frettolosa nel mettere insieme una transizione che è ineluttabile e implica un senso di responsabilità verso le generazioni che verranno, ma anche aspetti di competitività e di transizione che rispettino le competenze e i lavori che la stessa Europa ha creato in 150 anni di sviluppo dei motori a combustione interna. Dobbiamo stare molto attenti a quello che stiamo facendo.
La concorrenza che arriva dall’Est
L’arrivo di costruttori cinesi sul mercato del trasporto merci sta avendo un impatto significativo a livello globale. Cosa ne pensa? Quali strategie ritiene che debbano essere adottate sia da parte di un costruttore che da parte del governo per contrastarli?
I più grandi produttori di batterie sono cinesi; i più grandi estrattori e produttori di litio sono cinesi; gli standard di produzione, la flessibilità produttiva della Cina rispetto ai Paesi europei è sicuramente differente. Intorno al mondo dei veicoli elettrici ci sono un’infrastruttura e un ecosistema che dal nostro punto di vista garantiranno la competitività dei costruttori europei.
A cosa si riferisce?
All’importanza del servizio, del go-to-market. Potrei citare il nostro GATE, che abbiamo lanciato l’anno scorso e che rappresenta una maniera innovativa di gestire il noleggio basato sul modello del pay-per-use. Abbiamo, e dobbiamo costruire, un’infrastruttura e un ecosistema dove le capacità dei costruttori europei possono fare la differenza sul mercato.
L’approccio multi-energetico di cui si parlava ha anche le sue spine: si tratta di aggiornare di conseguenza non solo la produzione dei veicoli, ma anche le competenze in azienda, nella rete di vendita e la fase, più in generale, di sviluppo dei prodotti e delle tecnologie. Ci sono stati finora dei colli di bottiglia? Come si sta attrezzando l’azienda per affrontare una fase in cui, per esempio, la richiesta di veicoli elettrici aumenterà?
Ci sarà sicuramente un’evoluzione del modello distributivo negli anni a venire, e probabilmente il modello distributivo prevederà una sostenibilità che si basa sulla massa critica di chi distribuisce per sostenere anche il peso di investimenti in attrezzature e in strutture che dobbiamo prevedere.
Noi abbiamo preparato la nostra transizione elettrica investendo in maniera proattiva nel training. Nel momento in cui si parla di veicoli elettrici, l’high voltage certification è fondamentale, e in questo non abbiamo certo derogato. Il 100 per cento della nostra rete primaria è certificato, l’80 per cento circa della rete secondaria sarà certificato per l’alto voltaggio entro la fine di quest’anno. In un certo senso c’è una sorta di evoluzione naturale, ma anche piuttosto veloce, del modello riparativo. L’importanza della digitalizzazione e della manutenzione predittiva, nel momento in cui ci spostiamo verso un modello non diesel diventerà ancora più spinta e più importante.
Quali sono, dunque, gli obiettivi a medio e lungo termine di IVECO nel contesto di transizione che ha appena descritto?
Con l’introduzione del Model year 2024 abbiamo probabilmente la migliore line up di sempre e i nostri stabilimenti stanno facendo uno sforzo notevolissimo di transizione. Abbiamo in questo momento una grande opportunità, ma anche una grande responsabilità nelle nostre mani, e credo sia un’occasione unica e irripetibile per spostare il posizionamento e il branding di IVECO e definire cosa rappresenterà IVECO nella testa di chi ci compra. Il prodotto rimane fondamentale, ci abbiamo lavorato. Ora dobbiamo trovare continuità, visione e consistenza su tutto quello che circonda il prodotto. Penso al mondo del servizio, della distribuzione dei ricambi, della qualità.