Come già avvenuto per il settore automotive, anche il mondo del lavoro capitola sotto le bordate del coronavirus. Secondo i dati Istat l’occupazione ad aprile 2020, il mese più duro tra quelli passati in lockdown, ha registrato un vero e proprio tracollo, tornando in poco meno di 90 giorni ai livelli del 2017, dopo anni di crescita costante. Quindi -1,2% sul totale degli occupati, una diminuzione di 274mila persone sul totale della forza lavoro attiva: quella mostrata dalla curva è una situazione senza precedenti, con centinaia di migliaia di posti di lavoro vaporizzati, come se negli ultimi tre anni non fossero mai esistiti.

Istat, il crollo del lavoro è generalizzato

Il calo degli occupati è generalizzato e coinvolge indistintamente tutte le categorie: donne (-1,5%, pari a -143mila), uomini (-1,0%, pari a -131mila), dipendenti (-1,1% pari a -205mila), indipendenti (-1,3% pari a -69mila) e tutte le classi d’età.

Le persone in cerca di lavoro, impossibilitate a muoversi a causa del lockdown, sono diminuite del -23,9%: si tratta di un aumento di 484mila individui che, in questo caso, hanno smesso di cercare un occupazione, nell’attesa – ce lo auguriamo – di tempi migliori. Una stasi esistenziale e lavorativa che la pandemia e le misure contenitive hanno accentuato nella popolazione, in particolare “tra le donne (-30,6%, pari a -305mila unità) rispetto agli uomini (-17,4%, pari a -179mila), con un calo in tutte le classi di età” sostiene la nota Istat.

Arrivata al 6,3% con 1,7 punti percentuali in meno rispetto allo scorso report Istat, quella del tasso di disoccupazione altri non è che un’illusione. Infatti, anche se il tasso è sceso al 20,3% tra i giovani, va considerato l’incremento esponenziale – senza precedenti nelle serie storiche Istat – degli inattivi, ovvero di coloro che non hanno né cercano lavoro. L’aumento è stato di 746mila unità, +5% tra le donne (pari a +438mila unità) e +6% tra gli uomini (pari a +307mila) con un tasso di inattività che si attesta al 38,1%.

Istat

497mila posti persi rispetto allo scorso anno. La lunga strada della ripresa

“Il netto calo congiunturale dell’occupazione – prosegue la nota Istat – determina una flessione rilevante anche rispetto al mese di aprile 2019 (-2,1% pari a -497mila unità), verificata per entrambe le componenti di genere, per i dipendenti temporanei (-480mila), per gli autonomi (-192mila) e per tutte le classi d’età, con le uniche eccezioni degli over50 e dei dipendenti permanenti (+175mila). Il tasso di occupazione scende di 1,1 punti percentuali”.

“L’indagine – viene precisato in conclusione alla nota – ha risentito degli ostacoli che l’emergenza sanitaria in corso pone alla raccolta dei dati di base. Sono state sviluppate azioni correttive che ne hanno contrastato gli effetti statistici negativi e hanno permesso di elaborare e diffondere i dati relativi al mese di aprile 2020″.

Difficile, in effetti, capire quanto le misure governative abbiano pesato sui dati di aprile, uno dei mesi, tra le altre cose, su cui grava di più l’avviamento delle attività stagionali che quest’anno, come il resto d’Italia, sono rimaste bloccate fino all’inizio della fase 2. Una stasi che non è esistita per alcune categorie, come quella dell’autotrasporto, sicuramente meno colpita a livello occupazionale rispetto ad altre, ma su cui la situazione ha gravato enormemente da un punto di vista psicologico (senza dimenticare, ovviamente, quello economico). La strada che ci aspetta è lastricata da difficoltà e fatica. Non ci resta che percorrerla con univo obiettivo: quello del riscatto.

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