Isotta Fraschini D65, il campione dei pesi medi. Un camion che ha fatto storia
Lanciato negli Anni 40 dal costruttore delle auto più esclusive dell’epoca, quando per decreto i camion furono divisi in classi di peso, il D65 finì la sua carriera nel 1955, anno di fusione con la Breda motori. L’esemplare restaurato da Marazzato è stato il compagno nobile del viaggio in Italia di presentazione del nuovo motore Isotta Fraschini 16V170 G
Ad accompagnare l’Isotta Fraschini Engine 16V170 G Roadshow, evento ideato da Fincantieri per il lancio del nuovo motore, un gioiello degli Anni 40 che farà saltare sulla sedia gli appassionati di truck story. L’Isotta Fraschini D65 in questione è infatti non solo rarissimo ma, anche, l’esemplare forse più bello e meglio restaurato in circolazione, grazie alle cure di Carlo Marazzato. «Di questo camion si innamorò mio padre nei primi Anni 40», racconta Marazzato, presidente della holding dell’omonimo gruppo e più grande collezionista europeo di autocarri del Secolo scorso, «E oggi è il numero uno della mia collezione che conta 200 camion d’epoca».
Se in molti si ricordano l’Isotta Fraschini per le auto di lusso prodotte dai primi del Novecento fino agli Anni 30, sogno possibile solo per i capitani d’industria o i divi come Gabriele D’Annunzio e Rodolfo Valentino. meno nota è la produzione di motori per aerei, navi o carri armati, e quella di camion come il pesante D80 del 1934, prodotto fino al 1955 per impieghi militare e civile, e come il nostro eroe, il D65 del 1937, un ‘medio’ presentato quando il decreto governativo sulla standardizzazione degli autocarri li suddivise appunto in leggeri, medi e pesanti.
Lanciato nel 1940, il D65, nato dunque come peso medio per uso militare, ebbe un buon successo commerciale anche in veste civile, rimanendo in produzione fino al 1955. Disponibile solo come autotelaio, il D65 veniva poi affidato alle mani esperte di ‘carrozzieri’, tra cui spiccavano Zagato e la Baribbi specializzata in antincendio, che li trasformavano in veicoli speciali militari e non, autobus o, come nel nostro caso, in trasporto merci.
Isotta Fraschini D65: dovevi tenere d’occhio il ciglio della strada
È proprio la Baribbi di Brescia che allestisce il nostro D65, un cabina avanzata quando dominavano ancora i ‘musoni’, con interni curati e tanto posto dietro ai sedili per ospitare anche l’eventuale cuccetta. Guida a destra, come d’obbligo all’epoca, per tenere sempre sott’occhio il ciglio della strada, era spinto da un diesel 4 cilindri Isotta Fraschini di 5.330 cc e 78 cavalli, semplice e af dabile, abbinato come telaio e cassone, con i colori originali dell’epoca». Lungo 5,87 metri e largo 2,16, il D65 ha un passo di 3.300 millimetri e un peso totale di 7,5 ton, portata utile di 3.200 chili e rimorchiabile (come avverte il triangolino giallo sul tetto) di 8 mila.
Molto versatile all’epoca, si fa notare per i particolari esclusivi: sul paraurti anteriore, la goccia cromata al centro copre il foro per la manovella di messa in moto d’emergenza; al centro delle portiere spicca lo stemma smaltato della carrozzeria Baribbi; nella parte posteriore del cassone c’è poi al cambio manuale a 4 marce più retro e riduttore con ponte posteriore a ruote gemellate dotato di arresto indietreggio e blocco del differenziale.
Non era messo male: fu amore a prima vista
«Lo trovai nel 2015 a Milano da un commerciante di camion usati che traffica anche con quelli d’epoca», racconta Marazzato, «Fu amore a prima vista. Era completo e il motore non era messo male. Con la mia squadra di restauro, cambiammo solo segmenti e guarnizioni. Ma ho una serie di pistoni originali Isotta Fraschini, trovati a un mercatino, che spero di non dover mai utilizzare.
La carrozzeria invece è stata completamente una specie di altoparlante, un rarissimo e introvabile Fonotron, dispositivo che, grazie alla tubazione che scorre sotto al cassone e arriva fino in cabina, trasmette i suoni provenienti da dietro il camion, altrimenti inavvertibili dal conducente, specie con gli scarichi del tempo. «Generalmente il Fonotron era montato sul rimorchio», spiega Marazzato, «Ma in questo caso l’ho trovato montato sulla motrice e ce l’ho lasciato ». Rigorosamente d’epoca anche i pneumatici montati su cerchi da 20 pollici a raggera semplice tipo Dayton a sei razze con altrettanti bulloni per il fissaggio al cerchio.
Viaggio in Italia col 16 cilindri 67 litri direzione futuro Isotta Fraschini
Dalla Sicilia al Piemonte, il 16V170 G Engine road show di Isotta Fraschini Motori ha attraversato lo Stivale in un viaggio all’insegna del made-in-Italy, con l’obiettivo di riaccendere i riflettori sui motori Isotta Fraschini per la generazione di energia. Così, dal 24 settembre al 9 ottobre il 16 cilindri da 67 litri di cilindrata è salito sul camion e ha fatto tappa presso alcuni dei principali costruttori italiani di gruppi elettrogeni portando in dote l’inconfondibile rombo innescato con una suggestiva cerimonia di accensione per ogni tappa del roadshow. «Questa iniziativa nasce da 122 anni storia, di produzione di motori, di componentistica per la produzione di energia. Vogliamo restare, e attecchire, in questo settore, perché l’energia è un asset sempre più fondamentale, cruciale, strategico, per le grandi aziende e per il Sistema paese», ha detto Giovanni Bruni, direttore di stabilimento Isotta Fraschini Motori.
Il progetto iFuture, quello che ha generato l’idea della presentazione itinerante, vuole infatti riaffermare il ruolo di un marchio che ha ben più di un secolo di storia e che oggi fa parte del gruppo Fincantieri. L’Isotta Fraschini 16V170 G Engine Road Show è partito dallo stabilimento IF di Bari, ha coinvolto nove Oem lungo tutto la Penisola per concludersi sabato 9 ottobre presso la sede di Marazzato a Borgo Vercelli. Sul sito della rivista Diesel (www.dieselweb. eu) il racconto e i video di ogni singola tappa del roadshow.