Il nativo elettrico (e italiano) per la raccolta rifiuti. Green-G eCarry vuol conquistare il mondo
«Abbiamo già prodotto circa 20 telai e abbiamo già iniziato a vendere all’estero. Vogliamo, è bene ribadirlo, rimanere un piccolo costruttore tailor-made, perché il veicolo è effettivamente reallizato su misura secondo le richieste del cliente e la customizzazione sull’eCarry può essere anche molto spinta», ci ha detto il responsabile vendite Frank Molinari.
Solo negli ultimi mesi, abbiamo incrociato il Green-G eCarry in due importanti manifestazioni: al Transpotec di Milano e all’IFAT di Monaco. Segno che l’innovativo e particolare progetto di Goriziane Holding – gruppo specializzato in tutt’altro, dalla manutenzione di veicoli militare ai macchinari per l’industria oil & gas – sta facendo breccia in un mercato non semplice come quello dei veicoli per la raccolta dei rifiuti in ambito urbano. Proprio all’IFAT abbiamo conosciuto il responsabile vendite di Green-G, Frank Molinari, e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più. A partire dalle origini: com’è nato il progetto eCarry?
Green-G eCarry, al cuore del progetto
“Goriziane Holding ha delle competenze importanti di elettronica, meccanica e meccatronica. Cinque anni fa la proprietà voleva diversificare il business ed è stato identificato il progetto di un veicolo con caratteristiche che non trovavamo sul mercato. Abbiamo quindi iniziato una collaborazione con l’Università di Brescia e con A2A per immaginare quali potessero essere le linee base per il veicolo. Tutto è iniziato dal concetto di ergonomia, cioè far sì che gli operatori che dovevano salire e scendere dal veicolo più di 200 volte al giorno non avessero problemi fisici”.
Va bene l’ergonomia, ma poi immaginiamo che il veicolo fosse da costruire da cima a fondo…
“È così: il veicolo nasce da un foglio bianco, tutto è stato concepito e identificato sul mercato. Il software è scritto per interno da noi, tranne ovviamente quello delle batterie: questo ci permette di avere una grande flessibilità, con la possibilità di operare anche da remoto.
Montiamo un motore da 60 kW, la coppia del motore è 380 Nm: mai avuto problemi a ripartire in salita anche a pieno carico. Le batterie che utilizziamo sono Webasto, certificate R100, che hanno una nuova chimica a litio NMC e non litio ferro fosfato. La capacità di immagazzinamento delle batterie viene garantita anche dopo 3mila cicli di ricarica, che se consideriamo un ciclo di ricarica al giorno sono più di 8 anni. Anche dopo 3mila cicli, la capacità di immagazzinamento è mantenuta all’80%”.
Le caratteristiche dell’eCarry
Per cos’altro si differenzia l’eCarry da quello che propone oggi il mercato?
“Innanzitutto per le dimensioni. L’eCarry passa anche in un cunicolo di 1,8 metri con gli specchietti aperti. Abbiamo un passo – omologato – che va da 2,5 a 3,2 metri. Il veicolo è un 2 posti, categoria N1, con peso totale di 3,5 ton. Considerando che la raccolta rifiuti di ultima generazione pesa circa 980 chili, dovremmo avere una portata utile compresa tra 600 e 700 chili per il modello con una batteria. È possibile anche scegliere la versione con due pacchi batterie. La capacità va quindi da 35 a 70 kWh. Noi dichiariamo e certifichiamo 125 chilometri di autonomia con una batteria e 250 con due”.
E la ricarica?
“L’eCarry viaggia a 350 volt, il che lo posiziona in un altro segmento rispetto a veicoli più piccoli che viaggiano a 48 volt. Il truck funziona sia con sistemi fast charge, con cui si può completare la ricarica in meno di un’ora, sia con un caricabatterie da 7,5 chilowatt, che consente di caricare il veicolo in circa 4 ore”.
Clienti e progetti personalizzati
Quali tipologie di clienti hanno già scelto l’eCarry (o stanno per farlo)?
“Prevalentemente società di noleggio, perché il veicolo ha un posizionamento di prezzo importante rispetto all’eventuale omologo termico. Abbiamo già avvicinato alcuni allestitori che sono specifici nel loro campo e vogliono dare un plus. Per esempio, sulle piattaforme aeree un noto costruttore, CTE, ci ha chiesto specificamente di integrare una loro piattaforma”.
Ha parlato di allestimenti. Da dove traggono energia sull’eCarry?
“Dalle nostre batterie. Questo lascerebbe pensare che l’autonomia possa risentirne. In realtà i cicli di lavoro di un equipaggiamento sono sempre molto brevi: abbiamo visto che quel consumo, rapportato su tempi ciclo molto stretti, non incide molto sull’autonomia complessiva del veicolo”.
Produzione a isole tailor-made
Non siete certamente un costruttore tradizionale. Come avete strutturato, quindi, la produzione in fabbrica a Gorizia?
“Non abbiamo una linea di produzione vera e propria (non si giustificherebbe per volumi così ridotti), bensì una produzione a isole. C’è tanto lavoro manuale, quasi sartoriale. Stiamo riuscendo ad affrontare la questione della carenza di componenti perché avevamo fatto scorta in tempi utili e garantiamo un lead time di circa 4 mesi che è un tempo considerevole visto il momento che l’industria sta vivendo. Ci tengo a dire che, dove possibile, utilizziamo componentistica esclusivamente italiana. Quello del Green-G eCarry è un progetto nato e sviluppato in Italia partendo, come ho detto all’inizio, dal concetto di ergonomia”.
Quanti veicoli sono stati prodotti finora? E quanto conta il mercato estero nelle vostre strategie di vendita?
“Abbiamo già prodotto circa 20 telai e abbiamo già iniziato a vendere all’estero. Noi siamo sotto l’omologazione europea. Altri paesi, anche lontani, stanno usando la base europea per l’omologazione locale. Vogliamo, è bene ribadirlo, rimanere un piccolo costruttore tailor-made, perché il veicolo è effettivamente reallizato su misura secondo le richieste del cliente e la customizzazione sull’eCarry può essere anche molto spinta”.