Green Deal Europeo, è scontro tra Germania e Francia sulle misure per il trasporto su strada
I tedeschi vorrebbero attivare un meccanismo di penalizzazione per i trasportatori più inquinanti. Ne deriverebbe un aumento dei costi che in Francia potrebbe far scoppiare nuove proteste dei "gilet gialli": e Parigi alza la voce
Le elezioni tedesche hanno mandato in frigorifero per qualche mese le divergenze di vedute, ma a partire dai primi mesi del 2022 a Bruxelles si profila un vero e proprio scontro tra Francia e Germania sul Green Deal, il piano di riconversione energetica che l’Unione Europea si prepara a lanciare nel primo semestre del prossimo anno. Non si tratta di chiacchiere di corridoio: un recente reportage del quotidiano francese Le Monde titola «Una lotta per il potere tra Parigi e Berlino» e, guarda caso, tra i capitoli più incandescenti del dossier c’è proprio quello che tocca il trasporto su strada.
Green Deal europeo, ETS anche per il trasporto merci: penalizzati gli operatori più inquinanti
La presidente Ursula von der Leyen, con il sostegno della Germania, punta infatti ad attivare dal 2023 un meccanismo di penalizzazione degli operatori più inquinanti, analogo a quello già in vigore per la produzione di energia e l’industria pesante, chiamato ETS, Emission Trading System. In pratica: stabiliti dei livelli di riferimento per le emissioni, chi non li rispetta è soggetto a pesanti sanzioni che può evitare “acquistando” la differenza da chi invece riesce produrre stando sotto il limite.
Un meccanismo che, riportato al trasporto su strada potrebbe per esempio voler dire che si potrebbero avere come riferimento le norme Euro 5. Quindi chi lavora con mezzi Euro 6 dal 2023 potrà vendere (l’attuale quotazione ETS è di 50 euro per tonnellata di CO2) il proprio margine a chi ha ancora in parco camion Euro 3. Ovvie le ripercussioni sui costi del trasporto, destinati perciò a crescere, mettendo a rischio il rilancio economico post Covid. Costi che, secondo Bruxelles, potrebbero essere compensati da sgravi fiscali destinati alle categorie economiche più fragili, ma che a Parigi ha fatto scattare il campanello d’allarme “gilet gialli”.
Francia, c’è il rischio di nuove proteste
«Abbiamo appena messo a tacere una protesta violenta che si è trascinata per oltre un anno – commenta un alto funzionario del governo francese che ha chiesto l’anonimato – ci prepariamo a mettere fuori mercato l’intero universo di auto e furgoni con motore a gasolio e adesso andiamo anche a far schizzare verso l’alto i prezzi del trasporto su strada? C’è da veder risorgere i “gilet gialli” nel giro di una settimana». Ancora più esplicito l’eurodeputato francese Pascal Canfin, eletto tra i sostenitori del presidente Macron: «sono del tutto favorevole al Green Deal proposto dall’Unione Europea, ma questo del trasporto è un autentico suicidio politico”.
Il problema è che, invece, a Berlino il governo uscente la pensava all’opposto, tanto da avere lasciato in eredità al cancelliere che raccoglierà il testimone di Angela Merkel un pacchetto di norme che, di fatto, applicano il sistema dei crediti sulle emissioni proprio al mercato interno tedesco. Come se ne uscirà? La composizione del nuovo governo tedesco e il ruolo del partito ecologista saranno decisivi, a partire dalla scelta se sarà il socialdemocratico Scholz o il rivale cristianodemocratico Laschet a prendere il posto di Tante (zia) Angela. E le pressioni del potente sistema industriale non mancheranno di farsi sentire.