Gilet gialli e camion

Da 250 mila manifestanti dai gilet gialli solo a Parigi, a 50 mila in tutta la Francia e 3.500 nella capitale.

Il percorso della protesta dei ‘gilet jaunes’, più noti in Italia come gilet gialli, nel sequel di weekend di proteste e violenze, a partire da metà novembre, pare in declino.

Su alcuni temi caldi, l’aumento del salario minimo orario, lo Smic, il presidente Macron è andato incontro alla protesta popolare, su altri, come la transizione ecologica e il prezzo del gasolio, non ha fatto alcuna concessione.

Risultato, i numeri si sono sgonfiati, lasciando spazio in pratica ai soli ‘professionisti’ che vanno davanti alla telecamere a picchiare poliziotti o sfasciare qualche vetrina quando si rendono conto di essere ripresi.

Le associazioni del camion scaricano Druet

Mano a mano che cala la parabola dei gilet gialli, sale la protesta degli operatori, nonostante alcune frange politiche (di destra e sinistra) abbiano cercato di inserirsi nella protesta.

Ma neppure il doppio arresto di uno dei leader dei gilet jaunes, il camionista Eric Druet, per ‘manifestazione non autorizzata e danneggiamenti e possesso di armi vietate’, ha mobilitato il mondo dei camion.

Sebbene in prima battuta proprio Druet avesse incassato l’appoggio del sindacato Force Ouvriere.

Anzi, ricevuta ai primi di gennaio dal ministro dei Trasporti, Elisabeth Borne, e da quello dell’Economia, Agnès Pannier-Runacher, la delegazione di Fntr (Federation national des transport routier) ha sottolineato gli ingenti danni subiti dall’autotrasporto a seguito dei blocchi dei gilet gialli.

Danni che Fntr stima in almeno due miliardi di euro.

Fntr e Otre (Organisation des transporteur routier europeens) hanno quindi chiesto a Parigi dei bonus fiscali per il 2019, come anche di posticipare di un anno le misure più costose del pacchetto per la transizione energetica che riguardano il mondo dell’autotrasporto.

Gilet gialli e camion

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