Furgoni e camion elettrici Tesla prodotti in Italia. Solo una suggestione o c’è un fondo di verità?
La voce rimbalza ed è stata raccolta in questi giorni da alcuni autorevoli organi di stampa italiani: tra i costruttori di veicoli con cui sta dialogando il governo italiano, voglioso di uscire da uno scenario di "monoproduzione" Stellantis, ci sarebbe anche Tesla.
La voce rimbalza ed è stata raccolta in questi giorni da alcuni autorevoli organi di stampa italiani: tra i costruttori di veicoli con cui sta dialogando il governo italiano, voglioso di uscire da uno scenario di “monoproduzione” Stellantis, ci sarebbe anche Tesla. Il brand del chiacchieratissimo Elon Musk potrebbe scegliere l’Italia per costruire i suoi camion (Tesla Semi) e furgoni elettrici, con questi ultimi, a dire il vero, ancora tutti da progettare, fatto salvo l’ibrido Cybertruck.
Dopo la Germania, Tesla anche in Italia?
In Europa, Tesla è presente a livello produttivo in Germania, in uno stabilimento finito nell’occhio del ciclone proprio nelle ultime settimane per un atto di sabotaggio che ne ha rallentato notevolmente il ritmo produttivo. Ma se Tesla è ormai un nome di riferimento, anche a livello di volumi, nel settore delle auto, l’evoluzione del famigerato Tesla Semi è stata finora tutt’altro che lineare (ne abbiamo parlato anche qui, sull’ultimo numero di Vado e Torno, a pagina 44), con gli ambiziosi piani di crescita finora frenati proprio dall’avvio della produzione di serie.
Sono note, poi, le trattative che il governo italiano sta intavolando con Stellantis per far sì che il gruppo aumenti la sua produzione di auto e veicoli commerciali negli stabilimenti italiani. Trattative complicate dalla volontà di Stellantis di tagliare i costi e delocalizzare. Così, il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, guarda altrove e in particolare ai marchi cinesi: BYD, in rampa di lancio e pronto allo sbarco produttivo in Europa, in Ungheria, ma anche Chery e Great Wall Motors. La volontà del ministero è quella di affrancarsi, appunto, dal ‘monopolio’ produttivo di Stellantis e avvicinarsi ad altri contesti industriali europei (Francia, Germania, Repubblica Ceca, la stessa Ungheria) caratterizzati dalla presenza di diversi brand.