Digitalizzazione e semplificazione: il binomio che, poco dopo la pubblicazione del Dpcm del 26 aprile con il quale viene avviata la cosiddetta “fase 2” dell’emergenza coronavirus, i maggiori operatori della supply chain chiedono alle istituzioni affinché “si avvii velocemente la fase 3 della logistica per permettere all’Italia di competere ad armi pari in europa”, così esordisce Massimo Marciani, il presidente del Freight Leaders Council (FLC), l’associazione che riunisce gli attori della logistica.

“La logistica, che non si è mai fermata, ha bisogno di entrare velocemente nella fase 3 – ha esordito Marciani nella nota di FLC rilasciata il 28 aprile. “Per natura questo settore si muove in contesti internazionali dove la competizione negli ultimi anni è stata molto dura. Le nostre aziende hanno imparato a gestirla, tanto che prima della crisi, il settore intravedeva notevoli spiragli di ripresa. Ora che l’Italia ha scoperto la centralità di questa attività, fondamentale per le industrie, il made in Italy, ma anche per la vita quotidiana dei cittadini, occorre guardare alla nuova normalità di questo servizio”.

Marciani, proseguendo a parlare del settore della logistica, sostiene che occorre “renderlo resiliente, aiutandolo a fare un passo in avanti grazie alla digitalizzazione dei processi e allo snellimento delle pratiche burocratiche. Le aziende sono pronte a fare la propria parte, ma il Governo dovrebbe velocizzare l’applicazione di misure, elaborate con un metodo chiaro e condiviso, tese ad azzerare il gap competitivo che comincia a diventare evidente con altri paesi europei che stanno già avviando la ripresa o che hanno interrotto solo parzialmente le attività”.

FLC

Logistica, calo dei flussi dal 30% al 90% secondo FLC

Nella nota di FLC viene sottolineato che “La logistica è in sofferenza e rischia di fare passi indietro, perdendo competitività, nella fase 2 che si aprirà dal prossimo 4 maggio. Confusione metodologica, difficoltà di interpretazione delle norme, incertezza sulle regole, mancanza di coordinamento a livello territoriale, ma soprattutto una ripartenza asimmetrica a livello economico e territoriale rischiano di affossare definitivamente il settore. La sofferenza poggia su una perdita dei flussi che va dal 30 al 90 per cento (in base alla filiera di riferimento) e su difficoltà economiche legate alla crisi di liquidità. Questa situazione rischia di peggiorare a causa dell’asimmetria con cui i diversi Stati Europei stanno affrontando la ripartenza”.

“Basterebbe indicare con chiarezza protocolli comportamentali nei diversi contesti – conclude Marciani – prevedendo controlli ad hoc, per rimettere in moto del tutto il settore e dare la possibilità al Made in Italy di avere servizi completi a disposizione per raggiungere il resto del mondo, oltre che l’intero territorio italiano. È indispensabile che il Governo condivida con il settore una metrica e un metodo di valutazione dell’efficacia degli interventi che ha programmato. Il rischio è che la logistica italiana faccia un passo indietro incidendo sulla competitività dell’intero sistema economico nazionale”.

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