Dumping: ancora nulla di fatto sulle norme per il distacco degli autisti
Ufficialmente si trattava di un normale tour di incontri bilaterali in vista dei vertici Ue d’autunno. Ma le visite di fine agosto a Sofia e Bucarest del Presidente francese, Emmanuel Macron, avevano altri scopi. Nel mirino del capo dell’Eliseo c’è infatti la revisione della normativa Ue sul distacco di lavoratori tra un Paese e l’altro, per […]
Ufficialmente si trattava di un normale tour di incontri bilaterali in vista dei vertici Ue d’autunno. Ma le visite di fine agosto a Sofia e Bucarest del Presidente francese, Emmanuel Macron, avevano altri scopi. Nel mirino del capo dell’Eliseo c’è infatti la revisione della normativa Ue sul distacco di lavoratori tra un Paese e l’altro, per evitare che crescano ancora i quasi 300 mila tra muratori, autisti di camion e personale del turismo che lavorano in Francia legalmente, ma con stipendi (e contributi) versati nel Paese d’origine.
Per capire: in Francia i contributi sui salari sono al 47 per cento, in Romania al 13. Sistema che Macron per tutta la campagna elettorale ha condannato, parlando apertamente di dumping sociale e impegnandosi a rimettere in discussione a Bruxelles tutto il pacchetto di norme, che hanno nella Polonia il più radicale difensore. Peraltro nella sola Francia i polacchi ‘in distacco’ al 2015 erano poco meno di 50 mila.
Macron sbatte contro il solito muro
Strategia del Presidente francese, nelle visite, era di lavorare su Romania e Bulgaria, più Cechia e Slovacchia, per isolare Varsavia e evitare che anche su queste norme, in discussione a fine ottobre, nascesse, come sui migranti, un blocco di Paesi dell’Est a far muro.
Ma il tour di Macron ha avuto esiti modesti: dal tiepido sostegno di Cechia e Slovacchia, in Romania si è passati al gelo. Con tanto di camionisti che protestavano al suo passaggio. Tanto che ha dovuto accettare lo slittamento al vertice di primavera 2018 della decisione sul protocollo per gli autisti. Romania e Bulgaria, infatti, chiedono che il distacco valga per i primi tre giorni di attività all’estero, con paga e contributi che si allineano a quelli del Paese in cui opera il camionista dal quarto giorno. Per Macron, invece, salari, tasse e contributi devono adeguarsi fin dal primo giorno.