Dazi e automotive: perché Federauto dice no alle guerre commerciali che “provocano solo disastri”
I dazi, secondo il presidente di Federauto, Massimo Artusi, "colpiscono in particolare il settore auto europeo, già penalizzato da una decarbonizzazione che si muove sul terreno dell'ideologia anziché su quello del realismo. Noi siamo sempre stati contrari a guerre daziarie", ha continuato Artusi. "Queste provocano solo disastri: soprattutto in un mondo ormai globalizzato".

Da qualche giorno ormai, la questione dei dazi stabiliti dall’amministrazione americana imperversa anche nel settore automotive. Ed è inevitabile che sia così, visto l’interscambio commerciale tra Europa e Stati Uniti in tutto il settore, e specialmente per quanto riguarda le auto. I dazi, secondo il presidente di Federauto, Massimo Artusi, “colpiscono in particolare il settore auto europeo, già penalizzato da una decarbonizzazione che si muove sul terreno dell’ideologia anziché su quello del realismo”.
Artusi (Federauto) sui dazi americani
Da più parti si invoca una risposta altrettanto decisa da parte della UE. Una modalità, questa, che alimenterebbe inevitabilmente una vera e propria guerra commerciale tra due delle aree più industrializzate del mondo. “Noi siamo sempre stati contrari a guerre daziarie”, ha continuato Artusi. “Queste provocano solo disastri: soprattutto in un mondo ormai globalizzato, come quello che viviamo, i dazi non favoriscono i commerci, distorcono i mercati e rallentano la produzione”.
E sull’Europa, comprensibile da parte del presidente di Federauto la richiesta di rivedere il percorso di decarbonizzazione immaginato finora. La stessa che Federauto ha espresso nel corso del convegno organizzato poche settimane fa (qui la nostra cronaca). “Ci auguriamo che l’Unione europea sappia trovare una risposta univoca e capace di disinnescare la spirale perversa dei dazi incrociati, attraverso una mediazione efficace che in particolare sul vitale settore dell’automotive riesca a trovare un accordo di libero scambio o quanto meno a ridurre il peso dell’imposizione daziaria, compensandola anche con misure non tariffarie che mantengano la competitività dell’industria automobilistica europea”.
Il vice presidente di Federauto, Plinio Vanini
Più netto, se possibile, il suo vice, Plinio Vanini, che calcola in 3 mila i posti di lavoro a rischio prevedendo un calo nelle vendite di circa 50 mila veicoli. Da Vanini arriva addirittura la richiesta di “neutralizzare il Green deal europeo“, non “sostenuto dal mercato”. Inoltre, dice il vice presidente di Federauto: “Sarà necessario semplificare le troppe e onerose regolamentazioni a cui è sottoposto l’automotive – in particolare per quanto riguarda gli standard di sicurezza, le normative sulle emissioni e le procedure di omologazione – e individuare nuove iniziative che stimolino il mercato interno, in modo da creare un circuito virtuoso che non penalizzi i cittadini-consumatori”.