Crollo del ponte di Genova, una tragedia dalla portata incalcolabile
Una tragedia, in primis umana, con 43 vite spezzate e centinaia di famiglie sfollate, ma anche economica, con gravissime conseguenze sui trasporti e sull’intero indotto. Ancora difficile, anzi impossibile, misurare le conseguenze del crollo del ponte Morandi di Genova, che rappresentava il principale snodo autostradale del capoluogo ligure e collegava il ponente al levante della città, percorso ogni giorno, […]
Una tragedia, in primis umana, con 43 vite spezzate e centinaia di famiglie sfollate, ma anche economica, con gravissime conseguenze sui trasporti e sull’intero indotto. Ancora difficile, anzi impossibile, misurare le conseguenze del crollo del ponte Morandi di Genova, che rappresentava il principale snodo autostradale del capoluogo ligure e collegava il ponente al levante della città, percorso ogni giorno, tutto l’anno, da migliaia di automezzi e di auto.
Un camion diventato simbolo del crollo…
Il mondo del ‘camion’ è stato toccato nel profondo del suo cuore, con tanti autisti sconvolti e altrettanti indignati per l’inconcepibile cedimento. Ed è diventato proprio un camion il simbolo più emblematico del crollo, quell’autocarro con la scritta ‘Basko’ della catena di supermercati per cui operava, fermatosi a pochi metri dal baratro.
Alla guida di quel mezzo c’era Luigi Fiorillo, 37 anni: “Andavo piano perché pioveva. A un certo punto è tremato tutto. La macchina che avevo davanti è sparita, sembrava inghiottita dalle nuvole. Ho alzato gli occhi, ho visto il pilone del ponte cadere giù. Ho frenato quasi bloccando le ruote. Istintivamente quando mi sono trovato il vuoto davanti ho messo la retromarcia, come per cercare di scappare da quell’inferno. Poi sono saltato fuori e ho fatto un passo indietro di un metro, quando ho visto che ero vicino al bordo. Ho visto la morte in faccia, mi sono salvato per miracolo“.
Dopo il crollo è stato chiuso il tratto dell’autostrada A10 nel tratto Genova-Savona tra il bivio per la A7 Milano-Genova e Genova-Aeroporto in entrambe le direzioni. Gravemente ferito anche il trasporto ferroviario, poiché il viadotto Morandi passava sopra il cruciale snodo tra la stazione di Genova Sampiedarena e Genova Rivarolo. Intanto, un enorme campanello dall’allarme è suonato dal porto genovese, scalo merci e crocieristico più importante del nostro Paese.
Il porto di Genova e le attività connesse a rischio paralisi
Uno dei commenti più autorevoli sulla situazione è quello di Luigi Merlo, presidente Federlogistica-Conftrasporto ed ex presidente del Porto di Genova: “La viabilità è letteralmente sconvolta: l’inadeguata infrastruttura ferroviaria a completamento del terzo valico ancora in corso e il mancato completamento del raddoppio Genova-Ventimiglia limitano i collegamenti al solo trasporto stradale. La mancanza di alternativa al viadotto Morandi, per l’assurda opposizione alla gronda autostradale, rischia di mettere in ginocchio un’economia che al solo erario statale garantisce ogni anno quasi 5 miliardi di entrate tra Iva e accise generate dalla attività portuale. Non solo, ma anche il turismo crocieristico, i collegamenti con traghetti per l’Italia e il nord Africa, la cantieristica rischiano un colpo mortale”.
Tra le altre dichiarazioni di spicco, c’è quella dell’amministratore delegato di Ansaldo Energia, Giuseppe Zampini: “Sebbene la nostra realtà sia stata solo sfiorata dal crollo del viadotto Morandi, subirà notevoli conseguenze. Abbiamo dovuto evacuare le strutture sottostanti il ponte ed è chiaro che dovremo rivedere l’assetto logistico: ingresso e uscita del personale e dei materiali. Questo mi preoccupa molto perché da quell’area escono i pezzi finiti. Nei prossimi giorni capiremo meglio come arrivare al mare. Inoltre la restante parte del ponte andrà abbattuta e noi dovremo modificare la geometria produttiva interna in un momento non facile per l’azienda”.