Costo gasolio in aumento, l’autotrasporto si oppone. A rischio le fasce medio-basse e un intero settore produttivo
Il possibile aumento del costo gasolio, come previsto, sta riscontrando il malcontento dell’autotrasporto. Il niet delle associazioni di settore, della logistica e del commercio di carburante è categorico. La misura sulle accise del diesel, contenuta nella consultazione indetta dal Ministero dell’Ambiente lo scorso 31 luglio, per citare Manzoni, “non s’ha da fare”. Misura finalizzata a rimuovere […]
Il possibile aumento del costo gasolio, come previsto, sta riscontrando il malcontento dell’autotrasporto. Il niet delle associazioni di settore, della logistica e del commercio di carburante è categorico.
La misura sulle accise del diesel, contenuta nella consultazione indetta dal Ministero dell’Ambiente lo scorso 31 luglio, per citare Manzoni, “non s’ha da fare”. Misura finalizzata a rimuovere i cosiddetti “sussidi ambientalmente dannosi” (SAD),
Prima di tutto, perché l’incremento delle accise sul gasolio si tradurrebbe in un aumento dei costi di trasporto. Questo, porterebbe ad un’inevitabile aumento dei costi dei beni di consumo. Una conseguenza assolutamente da scongiurare in un un momento già critico per il pil nazionale.
In un documento congiunto, le sigle di settore (Conftrasporto, FIAP, Confartigianato Trasporti, Assotir) hanno sottolineato la situazione che si verrebbe a creare con “l’imminente rincaro del gasolio. L’ennesimo inasprimento delle tasse, stavolta camuffato con presunte motivazioni ambientali, delle quali si fatica a trovare il reale fondamento”.
Costo gasolio, “le accise più basse non sono un sussidio”
La proposta contestata, tra quelle contenute nella consultazione di agosto, era quella che si prefiggeva l’obiettivo di riallineare progressivamente le aliquote di accisa di benzina e gasolio a partire dal 1° gennaio 2021.
Attualmente l’accisa del diesel, inferiore rispetto a quella sulla benzina (0,617 euro/litro, contro 0,728 euro/litro), determina un costo gasolio inferiore. Lo testimoniano anche i report mensili sull’andamento dei prezzi stilati dal Mise (e rielaborati dal Mit per l’autotrasporto). Ed è proprio per il costo inferiore che le accise sul gasolio vengono considerate come “sussidi”.
Per le associazioni “il trattamento differenziale tra gasolio e benzina non è in alcun modo qualificabile come sussidio”. Questo quanto si legge nel comunicato congiunto. “Infatti, siamo di fronte a due aliquote di accisa diverse, come diversi sono i due prodotti, sia in termini di prestazioni che di impatto ambientale.
Rispetto alla benzina, il gasolio (grazie anche alla crescente efficienza dei motori) consente di fare più chilometri con un litro e produce minori emissioni di CO2. Il differenziale tra le due aliquote, che si ritrova in tutti gli Stati membri dell’UE (con le sole eccezioni di UK e Belgio), era stato originariamente pensato per promuovere un graduale ricambio dei veicoli verso motorizzazioni con un ridotto impatto sul clima”.
Autotrasporto, si versa di più in accise rispetto ai costi delle emissioni prodotte
L’appello dell’autotrasporto fa leva sul fatto che il gettito fiscale proveniente dal settore è già sufficiente a controbilanciare le emissioni del gasolio. Alcuni studi effettuati dalle associazioni hanno dimostrato proprio che “le imprese dell’autotrasporto versano molto di più rispetto all’inquinamento prodotto. Un camion Euro6 genera un costo esterno pari a 13,1 centesimi di euro, mentre paga di sola accisa netta 40,3 centesimi, pari a oltre un miliardo di euro all’anno”.
A mettere il carico da novanta ci pensa poi la tassazione italiana sui carburanti, tra le più alte in Europa, seconda solo a quella del Regno Unito. La tassazione sui carburanti in Italia, peraltro, è già tra le più alte nell’Unione Europea, seconda solo a quella del Regno Unito.
Inoltre, l’inasprimento dell’imposta sul costo gasolio, a causa della natura regressiva della misura, andrebbe ad impattare direttamente sulla fascia di popolazione più povera.
Sostanzialmente su coloro che hanno mezzi più vetusti e più inquinanti. Coloro che, in proporzione, destinano ai rifornimenti una quota cospicua del proprio portafogli. Il provvedimento del Ministero quindi non appare solo “politicamente ingiustificato, ma anche economicamente dannoso” secondo il comune sentimento delle sigle.
“Insomma: se si vuole promuovere la riduzione dell’impronta ecologica dei carburanti – concludono – occorre offrire opportunità tangibili di miglioramento della qualità ambientale e del tenore di vita delle persone. Non si può scegliere una via punitiva che finisca per alimentare la percezione che la sostenibilità può essere perseguita solo a spese delle fasce sociali medio-basse. E non si può nemmeno consentire un’azione punitiva contro intere categorie produttive”.