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Brexit avrà un forte impatto sull’autotrasporto. Prima di tutto su quello inglese, ma anche sui vettori italiani che fanno trasporti da e per la Gran Bretagna. Un segnale in tal senso è arrivato a poche ore dall’esito del voto che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, quando il sindaco di Calais, Natacha Bouchart, ha chiesto la rinegoziazione degli accordi di Touquet, che fissano a Calais la frontiera franco-britannica.

“Se gli inglesi cambiano la loro legislazione, impongono il passaporto, i migranti resteranno bloccati a Calais. Si devono riaprire le trattative perché accolgano una parte dei migranti in un loro centro di accoglienza”. Questione che preoccupa eccome le aziende italiane, i cui tir sono stati spesso presi d’assalto dai migranti che cercano di entrare in Gran Bretagna.

Ancora, ci saranno l’aumento della burocrazia e la reintroduzione del carnet Tir per i veicoli in transito, abolito nel 1992? Le dichiarazioni dei rappresentanti del mondo trasportistico britannico sono tutte improntate alla preoccupazione. “Su 290 mila autisti di veicoli pesanti, 60 mila sono di altri paesi Ue, la maggior parte dell’Europa dell’Est. Se non ci fossero questi 60 mila autisti l’economia del Regno Unito si bloccherebbe in pochi giorni e non ci sarebbe più cibo nei negozi. Abbiamo bisogno di autisti, se non dall’Ue da dove verranno?”, ha affermato Jack Semple, direttore delle politiche della Road haulage association (Rha), principale associazione dell’autotrasporto britannico.

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