COSÌ I COSTI MINIMI TORNANO IN GIOCO
Illegittimi, perché contrari alle regole della concorrenza del mercato interno Ue, i costi minimi lo sono stati soltanto dall’ottobre 2011 al settembre 2012. Quando a stabilirli era l’Osservatorio, un organismo composto principalmente da rappresentanti degli operatori economici interessati. Se però stabiliti dall’autorità pubblica (il Ministero dei Trasporti), non c’è alcuna restrizione della concorrenza, quindi i […]
Illegittimi, perché contrari alle regole della concorrenza del mercato interno Ue, i costi minimi lo sono stati soltanto dall’ottobre 2011 al settembre 2012. Quando a stabilirli era l’Osservatorio, un organismo composto principalmente da rappresentanti degli operatori economici interessati.
Se però stabiliti dall’autorità pubblica (il Ministero dei Trasporti), non c’è alcuna restrizione della concorrenza, quindi i costi minimi sono un modo perfettamente legittimo di perseguire la tutela della sicurezza stradale. Questo, in sintesi, ha stabilito in modo chiaro e inequivocabile la Corte di Giustizia europea in un’ordinanza resa nota a novembre. Ordinanza fatta in risposta alla precisa richiesta del Tribunale di Cagliari legata a una causa promossa da Remigio Marongiu (nome da segnare, potrebbe diventare un eroe della categoria) contro il Salumificio Murru (la qualità dei prodotti non è in discussione: degustare per credere), per ottenere la differenza tra quanto percepito e gli stessi costi minimi.
Ma va sottolineato che lo stesso Tribunale di Cagliari, leggendo la sentenza del settembre 2014 della Corte di Giustizia europea, aveva ben compreso che quella sentenza bocciava solo i costi minimi stabiliti dall’Osservatorio. Perché, allora, quella sentenza è stata fatta passare come una bocciatura dei costi minimi tout court, fino ad arrivare in brevissimo tempo alla soppressione dei medesimi per mano dell’allora ministro dei Trasporti del governo Renzi, Maurizio Lupi?
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