La chiusura degli impianti produttivi della filiera automotive italiana, se non concordata con le altre nazioni leader del settore ovvero Francia e Germania, provocherebbe danni irreparabili per la competitività del settore. Lo sostiene ANFIA, l’Associazione Nazionale Filiera Industriale Automobilistica, in una nota rilasciata nella giornata di ieri per avvertire dei rischi a cui tutti gli attori del settore possono andare incontro, nell’eventualità di scelte non concordate e condivise a livello europeo per far fronte all’emergenza coronavirus.

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Emergenza coronavirus, i rischi di un blocco totale

Il blocco degli impianti italiani per 15 giorni, in piena emergenza sanitaria, sia a livello regionale (Lombardia e Piemonte) che nazionale, rappresenterebbe un atto autolesionistico per il Sistema Paese senza precedenti, se non concordato con Francia e Germania, che non solo rappresentano i principali competitor settoriali del continente, ma sono anche il primo e il secondo Paese di destinazione dell’export della componentistica automotive italiana (Germania: quota 20% nel 2018; Francia: quota 11% nel 2018). Quindi un danno che non andrebbe ad intaccare solo la competitività futura delle aziende italiane sul mercato, ma anche la produttività attuale, con migliaia di pezzi e componenti che risulterebbero fermi sul suolo italiano e che andrebbero ad impattare sul fatturato.

“E’ evidente, infatti, che, in un settore globalizzato come il nostro, essendo le catene del valore complesse e profondamente interconnesse – viene sottolineato nella nota – un fermo produttivo regionale o nazionale implicherebbe l’immediata perdita di commesse e clienti all’estero, con conseguenze devastanti sull’economia italiana, di cui l’automotive è un comparto trainante, e, in questa congiuntura, molto vulnerabile”.

Iveco s-way

 

Le iniziative intraprese dalle aziende per far fronte all’emergenza

“Teniamo alla salute dei nostri dipendenti – ha affermato Paolo Scudieri, Presidente di ANFIA – le aziende oggi sono luoghi in cui si applicano con rigore le misure di sicurezza messe in campo dal governo, ma lavoriamo anche per una ripresa che possa dare futuro ai nostri dipendenti e, con essi, alle loro famiglie”.

In questo senso contro il coronavirus sembrano arrivare segnali incoraggianti dal settore, sia nell’ottica della sicurezza per arginare i contagi, sia per quanto riguarda la gestione condivisa dell’impatto che la crisi avrà inevitabilmente su tutta l’economia. Dopo l’annuncio della chiusura della maggior parte degli stabilimenti FCA in Italia (Melfi, Pomigliano, Cassino, Mirafiori ecc), provvedimenti analoghi arrivano sia dalla Francia, dove PSA (Peugeot, Citroen) e Renault hanno annunciato chiusure per tutta la linea di produzione, sia dalla Germania dove Volkswagen ha deciso di fermare tutti gli impianti fino al 27 marzo. Il costruttore tedesco ha fatto anche sapere che il 2020 sarà un anno “molto difficile”, nonostante l’ottimo 2019 appena trascorso. Anche Cnh Industrial, società del gruppo Exor a cui appartiene anche FCA, ha aumentato le misure presso i suoi stabilimenti per garantire la sicurezza ai dipendenti, in ottemperanza alle direttive emanate negli scorsi giorni dal Governo.

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