Coronavirus, a marzo i benzinai hanno perso 2,9 miliardi di euro. La situazione è drammatica
1,95 miliardi di litri di carburante svaniti, 2,9 miliardi di euro di fatturato complessivo andati in fumo, 60 milioni di reddito lordo evaporati. Tutto questo dalla seconda settimana di marzo al 6 aprile. Se non bastassero questi numeri a rendere la criticità della situazione, ecco un ulteriore dato: il reddito medio per punto vendita nell’ultimo […]
1,95 miliardi di litri di carburante svaniti, 2,9 miliardi di euro di fatturato complessivo andati in fumo, 60 milioni di reddito lordo evaporati. Tutto questo dalla seconda settimana di marzo al 6 aprile. Se non bastassero questi numeri a rendere la criticità della situazione, ecco un ulteriore dato: il reddito medio per punto vendita nell’ultimo mese si attesta intorno ai 300 euro, nemmeno sufficienti ad onorare le utenze. A lanciare l’allarme Faib, Fegica e Anisa, le sigle di settore che riuniscono i gestori degli impianti di rifornimento, preoccupate per i rischi che il lockdown per arginare i contagi da coronavirus possa causare sulle vendite di carburanti. Molti gestori sono in ginocchio e migliaia di impianti sono a rischio fallimento.
Scioperi e promesse ai tempi del coronavirus
Che la situazione fosse drammatica lo si era già capito lo scorso 25 marzo, giorno in cui le sigle dei benzinai avevano paventato uno sciopero generale della categoria, poi rientrato in seguito al tempestivo intervento delle autorità, la ministra dei Trasporti Paola De Micheli e il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, che avevano organizzato una videoconferenza per discutere dei punti più delicati, favorendo un confronto proficuo con i diretti interessati. Un confronto che, “a seguito di una denuncia lanciata dalle Federazioni di categoria nazionali, seppur positivo nelle affermazioni e proponimenti, non si è concretizzato” sostiene Faib Confesercenti, che inoltre “lamenta l’allontanarsi di soluzioni fiscali ed economiche che pure erano state ipotizzate nel corso del confronto” stesso .
La situazione benzinai sul territorio nazionale
“La distribuzione carburanti è tutt’ora attiva e garantisce i rifornimenti sia in sola modalità self-service, con accettatore di banconote o carte, sia in modalità servito. Ma siamo allo stremo” sostiene Martino Landi, Presidente nazionale Faib Confesercenti. I servizi sono garantiti nel rispetto delle misure di sicurezza del protocollo stilato tra Governo e parti sociali il 14 marzo, tuttavia in Italia solo l’80% degli impianti è ancora in funzione, su un totale di 21.500 punti vendita. Le perdite del mese di marzo sono stimate intorno al 90%. Inoltre, a causa delle scorte media ridotte al minimo a causa del coronavirus (mediamente tra i 2/5mila litri per prodotto), alcuni gestori esauriscono le scorte e restano chiusi per alcuni giorni in attesa della nuova fornitura, rendendo estremamente altalenante la possibilità di rifornimento.
“Nonostante siano stati firmati accordi con i principali fornitori petroliferi (recentemente i paesi dell’Opec+ sono riusciti a ridurre la produzione di 9,7 milioni di barili al giorno) – sottolinea Landi – per attenuare il peso economico che grava sulle gestioni a fronte dei costi, molti dei quali rimasti invariati, i punti vendita hanno perso nel mese di marzo il 90% dei ricavi. Ora rischiano il fallimento. In particolare, alcuni costi fissi di gestione, utenze e servizi ed il costo sostenuto per il personale rappresentano un peso economico insopportabile per le gestioni. Oggi i nostri impianti hanno un ricavo lordo che potremmo stimare in poco più di 10 euro al giorno derivante dai carburanti. In queste condizioni, senza interventi del Governo e l’accesso a tutte le possibili forme di difesa del reddito, fiscali e non, sostegni economici concreti, non credo che riusciremo a continuare a garantire il servizio pubblico ancora per molto”.
Coronavirus: gestori di impianti e concessionari autostradali, è scontro aperto
La nota si conclude con un appello drammatico: “È evidente a tutti che così non potremo resistere a lungo. Il Governo è stato abbondantemente avvisato, ma sul nostro settore è calata la congiura del silenzio”.
Parole che sono poi state riprese in una lettera – particolarmente critica nei confronti delle concessionarie autostradali – che Faib, Fegica e Anisa hanno inviato alla stampa di settore.
Nel sottolineare la criticità dell’emergenza coronavirus per le sigle è utile “chiarire la posizione delle nostre Organizzazioni in merito al ruolo che le Concessionarie autostradali -veri e propri rentiers del settore-stanno giocando in una partita che, per i Gestori, rappresenta -forse- una possibilità di futuro”.
“Riteniamo che sia giunto il momento per richiamare tutti alla responsabilità: se ciascuno deve fare il proprio in questa situazione di crisi, nessuno può sottrarsi in nome del solo profitto. Peraltro perseguito a scapito della mobilità dei cittadini e dell’intera collettività”.
“Ma le Concessionarie, pubbliche o private che siano, si stanno comportando come i “profittatori”, sempre presenti in ogni “guerra”, che pensano -al momento della “pace”- di uscire dai loro comodi nascondigli, sventolando la bandierina di una solidarietà e di una propositività che non hanno mai mostrato. Verrà il momento anche per rimettere le mani -non solo sugli affidamenti- ma anche sul sistema di royalties che appare fuori da ogni controllo: le Concessionarie sono, in autostrada, un “dominus” assoluto che decide le sorti di un intero sistema, piegando gli interessi generali alle proprie convenienze (come dimostrano i privilegi concessi alla ristorazione). Proprio partendo da queste considerazioni di carattere generale, abbiamo deciso di rompere ogni ulteriore indugio per richiamare -con la posizione allegata- con forza, ciascuno alle proprie responsabilità”.