Fermo di tutte le attività e divieto assoluto di qualunque tipo di spostamento. Ad esclusione delle casistiche eccezionali (lavoro, comprovata necessità o salute) dalle 23 alle 5. Questo, a partire da giovedì 22 ottobre. In una parola: coprifuoco.

Questo quanto la Regione Lombardia chiede al Governo per arginare la nuova esplosione di contagi da Covid-19.

Contagi che hanno invaso tutta la regione del nord, con Milano che vede il focolaio più preoccupante a livello nazionale. La richiesta arriva dalla Giunta Fontana, insieme ai sindaci dei capoluoghi di provincia e al presidente dell’Anci regionale Mauro Guerra.

Il ministro della salute Speranza, a nemmeno un giorno dall’entrata in vigore del nuovo Dpcm restrittivo del 18 ottobre, fa sapere di essere d’accordo. E’ già al lavoro per la messa a punto di misure che vadano in questo senso. Con inevitabili ripercussioni, ancora una volta, su tutto il tessuto produttivo, anche quello legato al trasporto di merci per conto terzi.

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Coprifuoco in Lombardia: bisogna evitare un altro lockdown generalizzato

Sembrava impossibile eppure l’incubo lockdown, corredato dalle motivazioni che abbiamo avuto modo di conoscere nelle autocertificazioni, sembra di nuovo farsi strada. Certo, il provvedimento che le istituzioni lombarde di concerto hanno richiesto non è ancora una zona rossa generica 24 ore su 24 in vigore su tutta la regione. Ma, purtroppo, la scelta intrapresa all’unanimità dai sindaci e da Fontana in teleconferenza questo pomeriggio sembra essere un passo decisivo verso quella direzione. Almeno fino a quando non si registrerà una netta inversione di tendenza nella curva pandemica.

Nella giornata di lunedì 19 ottobre, infatti, i casi positivi registrati sono 1687 in tutta la regione.

Nella sola città metropolitana di Milano, la zona in assoluto più colpita in questi ultimi giorni, si sono registrati 814 casi (436 nella sola zona urbana). Una recrudescenza che ha destato le preoccupazioni delle autorità e delle istituzioni, che sono corse quindi ai ripari per evitare che la situazioni precipiti come accaduto a marzo e aprile.

Coprifuoco: il verdetto della ‘Commissione indicatori’

La decisione di applicare il coprifuoco, infatti, arriva dopo il verdetto della “Commissione indicatori”, istituita dal Welfare regionale per monitorare l’andamento della situazione pandemica. La Commissione, che affianca il Comitato Tecnico Scientifico lombardo, ha previsto che entro la fine del mese (31 ottobre), e quindi in poco meno di dieci giorni, i ricoverati in terapia intensiva negli ospedali lombardi potrebbero arrivare a sfiorare i 600, con più di 4000 in terapia non intensiva. In sostanza una situazione che vedrebbe gli enti ospedalieri a un passo dalla saturazione.

Nella teleconferenza tra le istituzioni lombarde è stata avanzata anche l’ipotesi di chiusura dei centri commerciali non alimentari e non di prima necessità durante il fine settimana. Tutto ciò, ancora una volta, per evitare situazioni di assembramento che potrebbero far peggiorare ulteriormente la situazione pandemica. Una ghigliottina che potrebbe andare ad impattare in maniera estremamente negativa sull’autotrasporto che, proprio nella media e grande distribuzione legata ai centri commerciali, trova un importante sbocco lavorativo.

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