Dopo i durissimi mesi di lockdown, con crolli di vendite quasi totali per il fermo delle concessionarie e i rallentamenti della motorizzazione, in estate il sole era tornato a splendere non solo sulle località di villeggiatura ma anche sul mercato veicoli commerciali, con dati incoraggianti sia per agosto che per luglio. Il trend “rischiarante” ora prosegue anche a settembre, con un ottimo +18,5%. Tuttavia sarà l’andamento dei prossimi mesi ad essere decisivo per comprendere appieno lo stato di salute del comparto.

Infatti non è tutto ora quello che luccica. Il mercato veicoli commerciali, a fronte del sostenuto incremento degli ultimi mesi, scotta un 2020 complicatissimo. Il calo dei primi nove mesi rispetto allo stesso lasso di tempo del 2019 è di -22%. La perdita di immatricolazioni invece si attesta sulle 30.000 unità.

Mercato veicoli commerciali

Mercato veicoli commerciali, UNRAE fotografa la ripresa

Le stime elaborate e diffuse dal Centro Studi e Statistiche UNRAE indicano 16.170 veicoli immatricolati. Un aumento del 18,5% rispetto ai 13.651 autocarri con ptt fino a 3,5t dello stesso periodo 2019. Periodo che aveva fatto registrare già un incremento a doppia cifra.

A chiusura dei primi 9 mesi c’è una flessione ancora forte. Un calo del 22% con una perdita di circa 30.000 unità e 105.120 immatricolazioni che si confrontano con le 134.795 del gennaio-settembre dello scorso anno.

Ecco le parole di Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere.

“Le consegne rimandate nei mesi del lockdown hanno riportato il mercato dei veicoli commerciali in territorio positivo, confermando i primi segnali emersi nel periodo estivo. C’è l’esigenza pressante di rinnovare un parco circolante ancora molto anziano. Un parco costituito per il 47% da veicoli ante Euro 4. Questa esigenza sta accompagnando il trend naturale delle immatricolazioni con incrementi a doppia cifra in settembre per tutti i canali di vendita.”

I dati del 2020: perdite su tutta la linea, dai privati alle società

L’analisi della struttura del mercato dei primi 8 mesi (con dati ancora suscettibili di leggeri aggiustamenti nei prossimi due mesi, a causa dei ritardi di immatricolazione) conferma flessioni consistenti per tutti i canali di vendita.

I privati flettono del 19,4%, su un mercato totale che cala del 26,7%, recuperando due punti di quota, al 23,4%.

Le società segnano un calo del 27,6% con una quota che si contrae di circa mezzo punto, al 47,8% del totale, mentre il noleggio segna la performance peggiore con una riduzione in volume del 30,3% e una rappresentatività che scende al 28,8% (-1,5 p.p.).

Calo più pesante per il breve termine (-42,5%), ma in forte contrazione anche il lungo termine (-28,3%), la parte più significativa del noleggio degli autocarri, e le autoimmatricolazioni uso noleggio effettuate da Concessionari e Case auto che registrano un -25,8%.

Le vendite in base alla tipologia di alimentazione

Sotto il profilo delle alimentazioni, pesanti perdite a doppia cifra interessano tutte le motorizzazioni tradizionali, il gpl, il metano e i veicoli elettrici: il motore a benzina negli 8 mesi perde il 40,4% e si ferma al 3,6% del totale, il diesel cala del 26,5%, risalendo all’89,2% di quota, il Gpl cede il 70,3% dei volumi (sotto la soglia dell’1% di quota), il metano cala del 33,8%, al 3,2% di rappresentatività.

I veicoli elettrici con una flessione del 28%, allineata al mercato totale, si confermano allo 0,6% di quota, mentre crescono i veicoli ibridi che raggiungono il 2,5% di rappresentatività sul mercato.

Mercato veicoli commerciali: nonostante il calo di immatricolazioni male le emissioni di CO2

Crescono, infine, dell’1% le emissioni medie di CO2 dei veicoli con ptt fino a 3,5t che nei primi 8 mesi dell’anno raggiungono i 164,4 g/km rispetto ai 162,6 del gennaio-agosto dello scorso anno.

In conclusione, secondo Crisci, il risultato di settembre “non è ancora la conferma di un’inversione di tendenza” poiché “bisognerà valutare come si muoveranno gli acquisti nel mese di ottobre, ma trovandoci ormai a fine anno, con un mercato in calo di oltre il 20%, ben poco si potrà incidere sui risultati finali, che presenteranno comunque una flessione preoccupante. Si tratta di un comparto che ha dimostrato molte volte – e ancor più durante il lockdown – di essere centrale per la movimentazione delle merci e per lo sviluppo economico del Paese.”

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