La ricerca della sicurezza stradale e della sostenibilità nelle città va in conflitto con le esigenze economiche delle categorie produttive? E come vengono ‘digerite’, non solo dagli stessi attori economici, ma anche dalla cittadinanza, quelle iniziative che mirano proprio a rendere più sicure e meno congestionate le nostre città? Domande non semplici da porre e da affrontare, specialmente in una città come Milano che spesso fa da apripista a iniziative come quelle che menzionavamo. Si pensi, per esempio, all’area C, all’area B (definita come la più grande ZTL d’Europa) o la recente introduzione di alcune ‘zone 30’ con la velocità massima consentita ridotta di 20 km/h rispetto al resto del territorio urbano.

La sicurezza stradale nelle città è davvero una priorità?

O come, per venire a questioni più afferenti al mondo dell’autotrasporto, la querelle tra amministrazione comunale e associazioni di categoria sull’obbligo di installazione dei sensori per il monitoraggio dell’angolo cieco destinato ai mezzi pesanti che vogliono entrare in città nelle ore diurne. Non è un caso, infatti, che sia stata Confcommercio Mobilità, insieme a D6 Drive Responsibly e con il patrocinio di Confcommercio Milano, a promuovere il convegno ospitato il 10 settembre presso la sede milanese dell’associazione di categoria.

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Il convegno è servito anche per presentare lo studio “Sicurezza stradale in città”, curato dal Centro Studi di Confcommercio Milano, che ha evidenziato come la mobilità urbana presenti notevoli potenzialità di miglioramento. Dalla ricerca è emerso come nell’anno di riferimento 2022 gli incidenti occorsi in città sono aumentati rispetto al periodo precedente (caratterizzato però dagli strascichi della pandemia). In particolare, a Milano si è registrato un aumento del +106% rispetto al 2021, con un totale di 12.613 incidenti. Tra questi, 10.962 sono avvenuti su strade urbane. Tra le principali cause ci sono distrazione, mancato rispetto della precedenza ed eccesso di velocità, che hanno contribuito al 38% del totale. La fascia d’età più colpita, invece, è quella compresa tra i 30 e i 44 anni, con una prevalenza di uomini.

Necessario intervenire sui comportamenti

Dati che richiamano l’attenzione sulla necessità di interventi mirati per la sicurezza stradale, soprattutto nelle aree urbane. “I numeri dello studio ci dicono che è necessario cambiare alcuni comportamenti alla guida, in particolare in città”, ha detto Simonpaolo Buongiardino, Presidente Confcommercio Mobilità e Assomobilità. “Come Confcommercio non siamo contrari alla pedonalizzazione e alle limitazioni di velocità in certe zone, nemmeno alla riduzione del numero di auto che entrano in città, ma bisogna creare alternative. Non basta vietare perché tutto si sistemi”.

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A Milano, il riferimento nemmeno tanto velato è alle misure prese anche di recente dall’amministrazione comunale, rappresentata dall’assessora alla Mobilità del Comune di Milano, Arianna Censi. “L’obiettivo da raggiungere è zero sinistri e zero morti”, ha detto, esortando al rispetto delle regole e rivendicando quanto fatto dalla sua amministrazione, anche adottando misure inizialmente poco gradite. “Sono convinta che sulla mobilità si gioca il futuro delle città. Dobbiamo intervenire sulle abitudini delle persone, sulle consuetudini e sui comportamenti. Un’amministrazione illuminata non deve assecondare lo stato dell’arte, ma sforzarsi di avere uno sguardo verso il futuro. Il Comune di Milano non ha perso un ricorso, finora, e a regime le decisioni determinano un miglioramento della qualità della vita”.

Più volte ricorrente è il tema del confronto con le parti sociali e le organizzazioni di categoria prima di assumere decisioni o di avviare sperimentazioni. Necessità di un confronto evocata anche dal segretario generale di Confcommercio Milano, Marco Barbieri, e ribadita proprio dall’assessora Censi, in quanto comporta un “cambiamento positivo”.

Un aiuto dalla tecnologia e dagli ADAS. Ma il parco circolante…

“Le città sono oggi il nuovo palcoscenico della vita per via dell’urbanizzazione”, ha aggiunto Francesco Ciro Scotto, direttore Studi e Ricerche Fondazione Filippo Caracciolo. “In Europa il 70% della popolazione vive in città, in Italia il 74%. La sicurezza stradale non riguarda soltanto le grandi vie di scorrimento: oggi più del 50% dei morti avviene in città: gran parte dei decessi che si sono registrati in città dipendono dai sistemi di sicurezza dei veicoli”. Scotto si è concentrato anche sull’aspetto della tecnologia che può dare una mano a migliorare i bilanci in termini di sinistri, che si parli di auto o di veicoli da lavoro. “La frontiera degli ADAS può fare la differenza in ambito urbano, ma occorre rinnovare il parco, altrimenti queste tecnologie non saranno mai sufficientemente diffuse”.

Sulle indicazioni scaturite dallo studio è tornata anche Carlotta Gallo, Dirigente del Compartimento Polizia Stradale per la Lombardia, convinta che “su autostrade, strade extraurbane e in città la responsabilità è trasversale: con percentuali differenti nelle varie situazioni, ai primi tre posti ci sono sempre distrazione, velocità e rispetto precedenze. Pedoni, ciclisti e motociclisti restano chiaramente le categorie più vulnerabili”.

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