Ecco l’atteso Action Plan sull’automotive della Commissione UE (che lascia un po’ tutti scontenti)
La Commissione UE rende pubblico il documento compilato dopo il confronto, iniziato a gennaio, con l'industria automotive europea. Inalterati gli obiettivi della transizione, concesso più tempo alle Case per allinearsi ai parametri ed evitare le multe. Annunciati investimenti in competitività del settore. Artusi (Federauto): "Quello della Commissione UE è accanimento terapeutico sui veicoli elettrici".

Il 5 marzo è finalmente arrivato. Come annunciato a gennaio, quando la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, annunciò l’apertura di un tavolo di confronto con i protagonisti europei dell’automotive, ecco puntuale il risultato, nero su bianco, dell’interlocuzione tra le massime istituzioni europee e l’industri dell’auto e dei veicoli commerciali. Qui la Commissione riporta i principali punti del documento.
Partiamo dalla coda, cioè dalla questione delle multe che i costruttori di auto e veicoli commerciali avrebbero dovuto iniziare a pagare già da quest’anno. Come anticipato qualche giorno fa dalla stessa von der Leyen, è stata concessa una dilazione, con la possibilità di rientrare nei parametri di riduzione delle emissioni precedentemente fissati entro il 2027 e non più entro il 2025. Un passo in avanti della Commissione di fronte alle richieste dei costruttori e del mercato dei veicoli elettrici che fatica a decollare (eufemismo) in Europa. In realtà occorrerà ancora passare formalmente attraverso Parlamento e Consiglio UE, ma paiono passaggi abbastanza scontati: la volontà è chiara.

L’Action Plan automotive della Commissione UE
Come prevedibile, l’Action Plan diffuso oggi dalla Commissione UE mantiene pressoché inalterata la roadmap stabilita per la transizione energetica dell’automotive europeo: nessuna deroga, insomma, all’obiettivo di vietare la vendita di auto e van a zero emissioni allo scarico nel 2035, nessuna apertura ai carburanti alternativi, come chiesto da più parti. Arriva invece l’annuncio di maggiori investimenti da parte della UE a sostegno della transizione e dei lavoratori dell’automotive.
Innanzitutto sulle colonnine di ricarica, con un totale di 2,2 miliardi di euro messi a disposizione per la realizzazione di sistemi fast e ultra-fast, soprattutto, in modo da supportare la transizione anche dei veicoli pesanti. Quindi, viene affermata la volontà di agire sugli strumenti concreti dell’UE, come Horizon Europe, per esempio, per creare una filiera produttiva di batterie realmente europea. Il Piano promette, quindi, un accesso facilitato a quelle materie prime (leggasi: terre rare) essenziali per la costruzione delle batterie, appunto. Tutto abbastanza vago, a dire il vero, in un settore come quello delle batterie che, come dimostra il caso di Northvolt, è straordinariamente complesso. A questo proposito, una recentissima inchiesta britannica ha messo in luce come non sia per nulla certa la capacità della stessa Northvolt di realizzare le celle in-house, ma di ricorrere a materie prime di provenienza (ancora) cinese.
Altre aree di intervento: dal software alla guida autonoma
Oltre alle infrastrutture e alle batterie, la Commissione UE ha identificato altri due ambiti primari di intervento, che dovrebbero consentire all’industria europea di non perdere il treno della competizione con altre aree del mondo. Uno è lo sviluppo del software, sempre più importante pensando ai veicoli del futuro sempre più prossimo, con la creazione di un sistema di condivisione delle informazioni “open source” da mettere a disposizione delle Case europee.
L’altro è quello della guida autonoma, con la promessa da parte della Commissione UE non solo di ulteriori investimenti, ma anche della creazione di una cornice legislativa che possa accelerare lo sviluppo di veicoli a guida autonoma sia nel trasporto persone, sia nel trasporto merci.
Le reazioni: molto duro il presidente di Federauto, Massimo Artusi
Questo è un riassunto di quanto riportato nell’Action Plan. Un piano che, secondo il presidente di Federauto, Massimo Artusi, “continua nel solco di una impostazione dirigistica che ha già espresso tutta la sua debolezza strategica, aggiungendo generici indirizzi a supporto di una sola tecnologia, quella meno attrattiva per il mercato, quella elettrica”.
“È sorprendente l’accanimento terapeutico che la Commissione UE mostra di voler esercitare nei confronti dei veicoli elettrici nonostante gli evidenti segnali di scarso appeal che emergono dal mercato reale e i drammatici effetti su industria e lavoro già manifestatisi”, aggiunge Artusi, che definisce il Piano come un’occasione perduta, “che non giustifica alcuna espressione di soddisfazione”.
“Chiunque conosce le regole del mercato dell’automotive sa che questo genere di ‘soccorsi’ servono a poco o a nulla. Ci si chiede quali effetti tangibili possa produrre un piano d’azione che intende supportare la tipologia di prodotto meno interessante per il mercato al di là del limitato sostegno finanziario alla produzione europea delle batterie”. Artusi si chiede anche perché la questione della revisione delle multe non riguardi, in questo momento, anche il settore dei truck, ma soltanto quello dei veicoli leggeri.
Come già fatto pochi giorni fa l’ACEA ha espresso soddisfazione per i passi avanti fatti dall’UE, ma ha anche rimarcato che tanti elementi sono ancora mancanti e che il Piano non rappresenta una soluzione definitiva per una transizione giusta e sostenibile dai costruttori e dalla società. Il documento non è piaciuto molto nemmeno a Transport & Environment, che teme un possibile graduale ripensamento dell’intero Green Deal europeo e denuncia la possibilità che le Case rallentino i propri investimenti nei veicoli a zero emissioni.