Chi paga l’aumento della tassa ETS? In subbuglio l’autotrasporto siciliano
I ripetuti incontri con i committenti per trovare una soluzione che potesse portare a una suddivisione del balzello non hanno dato i frutti sperati, così oggi sono proprio gli autotrasportatori a doversi accollare l'extra pagamento. La mobilitazione come monito alla politica regionale.

Si torna a parlare della tassa ETS (acronimo di Emission Trading System), il sistema voluto dall’Unione europea come contribuzione economica sulle emissioni climalteranti generate dai mezzi di trasporto. Presto attiva anche nel trasporto stradale (e a questo proposito FIAP ha organizzato un interessante convegno lo scorso novembre a Ecomondo), la tassa riguarda in questo momento principalmente quei territori più interessati al trasporto combinato strada-mare.
L’autotrasporto siciliano gravato dal peso dell’ETS
Come, per esempio, la Sicilia, dove sono stati fatti importanti investimenti in merito negli anni scorsi. Le aziende di trasporto siciliane devono affrontare nel 2025 un nuovo aumento dell’ETS, il secondo da quando la tassa è stata istituita, che pesa ancora di più sui risicati margini di guadagno. I ripetuti incontri con i committenti per trovare una soluzione che potesse portare a una suddivisione del balzello non hanno dato i frutti sperati, così oggi sono proprio gli autotrasportatori a doversi accollare l’extra pagamento.
Per questo sono arrivati i solleciti nei confronti dell’assessore regionale ai Trasporti, Alessandro Aricò, chiamato a sollevare la questione a livello nazionale. Per fare pressione sulla politica, l’associazione Aitras sta mobilitando l’intero autotrasporto siciliano. “Sarebbe impensabile che il traffico marittimo dei mezzi pesanti si riversasse su strade e autostrade, sarebbe la congestione totale”, scrive Aitras, convinta che gli sforzi fatti in questi anni sulla combinazione strada-mare debbano essere mantenuti senza andare a discapito dei margini di guadagno delle imprese del settore.