La notizia arriva da Conftrasporto. Oggi pomeriggio la ministra dei trasporti Paola De Micheli, di concerto con il ministro della salute Roberto Speranza, ha firmato un’ordinanza. Il motivo?Risolvere il problema delle trattorie chiuse dopo le 18.00 sulle principali vie di comunicazione del Paese.

La misura firmata dai due ministri permette l’apertura delle attività di ristorazione nei porti e negli interporti.

Ma si ferma qui. Escluse, ancora una volta, tutte quelle attività di somministrazione di cibo e bevande situate sulle strade ritenute secondarie, come statali o provinciali. Sulle trattorie aperte è dura la reazione di Conftrasporto che si è proclamata soddisfatta «a metà. Anzi per niente».

trattorie aperte

Trattorie aperte per camionisti, una conquista a metà

Con la chiusura delle attività di ristoro ad esclusione delle autostrade, degli aeroporti e degli ospedali, gli ultimi DPCM erano andati ad impattare pesantemente sulla qualità della vita dei camionisti, che erano rimasti ancora una volta senza punti di appoggio per un pasto o per svolgere le loro consegne. Ora, con la nuova ordinanza sulle trattorie aperte, si risolve un problema ma se ne lascia un altro totalmente immutato.

L’ordinanza emanata oggi, infatti, per l’associazione di categoria «non risolve infatti il problema dell’accesso ai servizi igienici lungo le strade statali e provinciali», spiega il vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè.

Sulle strade secondarie non c’è dignità

«L’urgenza di dare una prima risposta era emersa nel corso dell’audizione che la Fai/Conftrasporto aveva richiesto, e ottenuto, dalla presidente della Commissione Trasporti della Camera, l’onorevole Raffaella Paita, che ringraziamo per l’interessamento – prosegue – Il problema che ponevamo però, in buona sostanza, rimane. Per dare un’idea, se con il mio camion percorro la Bari-Matera, la Pontina, la Pedemontana Veneta o la Lecco-Bormio dove non si trovano i luoghi indicati dalla circolare e ho un bisogno fisiologico, cosa faccio? Continuo a farla in mezzo alla strada?».

«La nostra richiesta tendeva a una soluzione concreta per rendere più civile e dignitosa la condizione di uomini e donne che si muovono per lavoro, a tutte le ore del giorno e della notte, lungo strade del nostro Paese. La Francia l’ha fatto, mentre da noi, per lavarsi le mani o espletare un bisogno gli autisti e le autiste sono costretti a entrare in autostrada o a mettersi in coda all’ingresso dei porti degli interporti. Chiedevamo solo di alleviare un disagio palpabile, ma penso che questo concetto fondamentale faccia fatica a passare», conclude il vicepresidente di Conftrasporto.

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