Camionisti disonesti, in Germania multe fino a 55.000 euro. La strategia tedesca contro il cabotaggio illegale
Recente è l’entrata in vigore del Pacchetto mobilità dell’Unione Europea, le cui norme hanno chiaramente nel mirino il cabotaggio illegale e il dumping sociale. Questo, ha acceso un violento scontro nel mondo dell’autotrasporto. Da un lato, i governi di Germania, Francia, Italia, Spagna, Austria, Belgio e Olanda. Governi che, nel pieno della crisi causata dalla […]
Recente è l’entrata in vigore del Pacchetto mobilità dell’Unione Europea, le cui norme hanno chiaramente nel mirino il cabotaggio illegale e il dumping sociale. Questo, ha acceso un violento scontro nel mondo dell’autotrasporto.
Da un lato, i governi di Germania, Francia, Italia, Spagna, Austria, Belgio e Olanda. Governi che, nel pieno della crisi causata dalla pandemia, vogliono proteggere quello che resta di una colonna portante del proprio sistema industriale.
Dall’altro, i “soliti noti”. Ovvero, Bulgaria, Romania, Ungheria, Polonia, Lituania, Lettonia, Cipro e Malta. Questi, già lo scorso aprile, avevano cercato di bloccare l’approvazione del Pacchetto mobilità. Affermando che l’effetto combinato di pandemia e nuovi regolamenti avrebbero mandato al tappeto le aziende dei loro Paesi. E che dal giorno la promulgazione delle norme hanno intentato cause legali in tutte le possibili sedi per farle annullare.
L’offensiva tedesca al cabotaggio illegale
In questo clima teso, senza troppo clamore mediatico, nelle ultime settimane sono arrivate da Berlino due controffensive importanti. Sono infatti stati attivati controlli a tappeto a bordo strada del BAG, l’ufficio federale per il trasporto merci, e il rinvio in tribunale dei recidivi sul cabotaggio.
Sono infatti più di 140 i funzionari del BAG, affiancati dalle polizie dei diversi stati federali tedeschi, che da fine ottobre stanno allestendo a sorpresa, a cadenza settimanale, una trentina di posti di blocco nei nodi nevralgici della rete autostradale e intermodale tedesca per stangare i “furbi” con targhe dell’Est.
I posti di blocco sulle principali vie di comunicazione stradale e intermodale
Check point all’ingresso dei porti fluviali e marittimi di Treviri, Neuss, Kiel e Rostock, nonché nelle vicinanze di importanti complessi industriali della Ruhr che non solo hanno già portato alla luce alcuni mezzi con targa polacca dotati di un potente software tarocco che altera i dati di marcia e di sosta dei tachigrafi digitali, ma soprattutto hanno consentito di identificare decine di casi di cabotaggio illegale per un totale di quasi 50mila euro di sanzioni.
Controlli in Germania, la fase due: multe per decine di migliaia di euro
Verbali che la giustizia tedesca ha usato come trampolino per far scattare la “fase due”. Lo stesso BAG, infatti, constatato che un’azienda dell’Est europeo faceva ricorso sistematico al cabotaggio fuorilegge, probabilmente “mettendo in conto” le multe, l’ha portata in tribunale col risultato di far comminare una megamulta da quasi 55mila euro (già confermata in appello) e far sì che la procura di Colonia aprisse un fascicolo di indagine per indagare su eventuali complicità tra i committenti (tedeschi) delle attività di trasporto illegali.
Perché se è vero che molte aziende di autotrasporto dell’Est europeo hanno fatto del mancato rispetto delle norme un business, ci sono anche imprenditori con pochi scrupoli che scelgono i fornitori a prezzi stracciati senza chiedersi in che modo si possano offrire certe tariffe.