Camionisti, come hanno vissuto il lockdown? La parola ai diretti interessati nel sondaggio DKV
DKV Euro Service, tra i principali fornitori europei di servizi nel settore della logistica e dei trasporti, ha condotto un’indagine sulla propria pagina Facebook, che ospita la più grande community italiana di camionisti, per analizzare come gli autotrasportatori – l’esercito silenzioso che ha garantito gli approvvigionamenti a tutto il Paese – hanno vissuto il periodo […]
DKV Euro Service, tra i principali fornitori europei di servizi nel settore della logistica e dei trasporti, ha condotto un’indagine sulla propria pagina Facebook, che ospita la più grande community italiana di camionisti, per analizzare come gli autotrasportatori – l’esercito silenzioso che ha garantito gli approvvigionamenti a tutto il Paese – hanno vissuto il periodo di lockdown, da marzo a maggio 2020, nel nostro Paese. Tra conferme e sorprese, dalla ricerca svolta nelle prime due settimane di giugno è emerso un quadro in chiaroscuro.
Camionisti: una categoria instancabile, ora in forte preoccupazione
I risultati del sondaggio hanno messo in evidenza una categoria instancabile che non ha mai interrotto il proprio lavoro, nemmeno nei giorni più bui e nemmeno durante le festività, movimentando le merci lungo la nostra penisola, per portare i prodotti sugli scaffali e garantire la filiera delle aziende. Quasi il 70% ha infatti lavorato come prima o anche più di prima e solo il 20% si è dovuto fermare. Se per il 33% di loro si viaggiava meglio, per la maggior parte dei camionisti (il 56%) l’assenza di automobili, del solito traffico e degli autogrill affollati rendeva l’atmosfera “inquietante”, da vero e proprio scenario post-apocalittico
La più grande preoccupazione (62%) è rappresentata dall’incertezza economica e la crisi derivante dal Covid-19. Al secondo posto dei fattori che scatenano ansie e agitazioni (28%) troviamo la propria salute, e al terzo (10%) la preoccupazione di infettare gli altri.
La vita del camionista, spesso lontano da casa, non è certo semplice ma in questo periodo è stata ancora più dura: il 42% pensava alla propria famiglia e avrebbe voluto restare vicino a loro. Il 38% dei partecipanti al sondaggio DKV temeva invece di poter contrarre il coronavirus.
“Ciò che inferno non è”: quello che più è mancato alla categoria
Tra le cose ad essere mancate di più, manco a dirlo, la cena al ristorante dopo la lunga giornata in cabina (47%), seguita da un caffè e chiacchiere con i colleghi camionisti (28%). Pratiche abitudinarie rese praticamente impossibili dalla difficile interpretazione dei Dpcm da parte delle trattorie e dei ristoranti, in molti casi costretti a chiudere poiché passabili di sanzioni. Solo il 10% dei camionisti, a causa di stress e situazioni complicati non solo dal virus ma anche dalla scorrettezza di alcuni committenti, è riuscito a mantenere il sangue freddo e ha dichiarato che tutto sommato in cabina riusciva a ricrearsi un senso di normalità.
Dal sondaggio è emerso che la categoria, nonostante i sacrifici, non ha apprezzato il trattamento riservato nel pieno dell’emergenza, sia da parte della committenza sia da parte della stampa e delle istituzioni. La maggior parte, infatti, ha sperimentato indifferenza o non ha percepito cambiamenti rispetto ad altri periodi (51%). Il 39% si è addirittura sentito trattato peggio del solito o visto come una fonte di rischio di contagio. Una tematica quest’ultima a cui noi di Vado e Torno abbiamo dato grande spazio, per rimarcare le vessazioni a cui buona parte della categoria, era ingiustamente sottoposta.
Al governo, in particolare, gli autotrasportatori chiedono un aiuto per far fronte alla crisi e migliorare le condizioni della categoria, a partire da quelle economiche (68%), e di sicurezza sul lavoro (27%). Le stesse tematiche per cui tutte le associazioni di categoria si sono sempre battute e per cui continueranno a combattere soprattutto ora, con la lenta ripresa dopo questi mesi di duri sacrifici.