Brexit, il tempo è scaduto. Sarà il caos in dogana
Mentre il Governo May non sa che pesci pigliare e il Parlamento inglese vota mozioni su mozioni per rinegoziare o ritardare l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, gli unici ad avere le idee chiare pare siano gli operatori del trasporto, uniti in coro bipartisan: «Uscita senza accordo (‘No Deal’), con accordo o in ritardo, non importa. […]
Mentre il Governo May non sa che pesci pigliare e il Parlamento inglese vota mozioni su mozioni per rinegoziare o ritardare l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, gli unici ad avere le idee chiare pare siano gli operatori del trasporto, uniti in coro bipartisan: «Uscita senza accordo (‘No Deal’), con accordo o in ritardo, non importa. Il tempo è scaduto e ora l’obiettivo è evitare la paralisi della logistica facendo chiarezza su come e dove fare i nuovi controlli doganali sulle merci in transito».
Si moltiplicano gli alert nell’autotrasporto
A metà gennaio, è partita Eurotunnel, società che gestisce il traffico ferroviario nella galleria sotto la Manica: «Attraverso il tunnel transita, nelle due direzioni, il 26 per cento delle merci che si scambiano Gran Bretagna e Ue. Merci che, in generale, sono più a rischio dal punto di vista della puntualità di consegna. Quindi, è indispensabile implementare i computer e addestrare il personale al più presto per gestire al meglio i controlli imposti dalla Brexit».
Già oggi, infatti, ogni trailer imbarcato sui treni di Eurotunnel deve passare otto diversi check, fanno notare negli uffici di Dover. Quindi, una verifica in più non rappresenterà un dramma, purché sia chiaro che c’è da controllare e in che modo. Ancora più esplicita Fta, la Freight Transport Association, che riunisce le principali aziende di trasporto britanniche: «Una logistica efficiente e puntuale è un servizio essenziale per la buona salute dell’intero comparto industriale della Gran Bretagna. Un servizio che riguarda, direttamente o indirettamente, milioni di posti lavoro. Perché la Brexit non ne comprometta la funzionalità è indispensabile investire in nuove tecnologie che consentano una gestione interamente digitalizzata e smaterializzata dei servizi doganali».
Ma, a microfoni spenti, il portavoce Fta ha sottolineato come, a poche settimane dall’ora X, Downing Street non sia stata ancora capace di mettere nero su bianco anche solo un promemoria sulla gestione delle dogane post-Brexit.